Allargare la vita, più che allungarla, ma anche riuscire a dedicare alla felicità il giusto modo di stare nel tempo. Non sono concetti nuovi, né particolarmente snob. Al contrario, se ne parla fin dalle prime testimonianze della civiltà umana. La periodica riemersione di pitture murarie che raffigurano corpi uniti nell’amplesso, o intenti nella caccia a grosse prede, non fa che riportare a galla una costante nel tempo dell’uomo: la vita, il suo bisogno di essere vissuta, amando, agendo, sfidando gli elementi e l’anima di cui siamo espressione.
Il tempo della vita è ancora oggi al centro di una continua opera di rielaborazione culturale. Nonostante le potentissime spinte all’omologazione contenute nella società globalizzata di massa, l’individuo pensante ha ancora voglia di vivere il tempo in modo proprio, dando un valore personale, estraneo a quello economico e venale, agli istanti che compongono la nostra coscienza. In questo senso il ripensare a come impiegare il tempo, sfuggendo alla tirannia della fretta, disegnando spazi di pausa, imparando nuovamente a valorizzare il vuoto e il silenzio, rappresentano molto più che un mero esercizio di stile, ma una necessità a cui non si può mai pensare di sottrarsi.
Ripensare, riprogettare, invertire la rotta, non possono essere viste come espressioni retoriche, ma devono sempre costituire la stella polare dell’umanesimo, di un’idea di civiltà che metta l’uomo al centro del proprio scopo. Il ripensamento delle città future, il superamento del lavoro come momento di costrizione e sottrazione del tempo, sono gli elementi fondamentali per la costruzione di una società che si liberi della schiavitù del tempo perduto.
Ryan Holmes (fondatore, tra l’altro, di Hootsuite) è uno dei futurologi più influenti nel panorama culturale mondiale. In passato Holmes si è spesso soffermato sul possibile stravolgimento della gestione del tempo, per via dell’avvento di una nuova era dell’evoluzione umana, dominata dalle macchine. Droni capaci di effettuare consegne, robot impegnati nelle catene di montaggio, automobili a guida autonoma, assistenti ed istruttori con fattezze umane, ma interamente artificiali, sono solo alcuni dei protagonisti che costringeranno l’homo nudus dei prossimi anni a investire nuovamente una gran parte del proprio ingegno nella definizione del proprio rapporto con il tempo.
Questo step del nostro sviluppo non deve diventare fonte di infelicità ed alienazione, ma essere la scintilla che permetta di ripensare al rapporto dell’uomo con il suo mondo interiore, ritrovando un equilibrio che lo sviluppo economico del libero mercato non sembra aver garantito. Muoversi in un tempo più libero donerà a noi tutti la possibilità di coltivare il talento, l’eccezionalità, la creatività e l’empatia, sviluppando una personalità più complessa e profonda. Il tempo è il contenitore dei nostri valori, l’accumulatore delle nostre azioni e la cartina di tornasole della nostra salute mentale. Quando l’uomo non sa stare nel tempo in modo sano, ecco che nascono le tragedie della noia, dell’abbrutimento e della disperazione. Ciò che ci aspetta nei prossimi anni è un grande tempo da vivere, riempiendolo di pensiero e di felicità, di sensazioni, emozioni e pienezza. A qualcuno può sembrare poco, ma se ci si riflette a fondo, dedicandoci il giusto tempo, non si faticherà a capire che in realtà si tratta probabilmente del tutto.