La manovra del governo gialloverde suscita polemiche anche fra le associazioni di categoria delle professioni mediche. Sarà infatti possibile esercitare la professione anche senza essere iscritti agli albi resi obbligatori dalla Lorenzin
Nella manovra spunta una norma sulle professioni sanitarie che minaccia di far discutere. Nel comma 283 bis si legge che "ferma restando la possibilità di avvalersi delle procedure per il riconoscimento dell'equivalenza dei titoli del pregresso ordinamento alle lauree delle professioni sanitarie di cui alla legge 1 febbraio 2006 numero 43, coloro che svolgono o abbiano svolto un’ attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo, per un periodo minimo di 36 mesi, anche non continuativi negli ultimi 10 anni, possono continuare a svolgere le attività professionali previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento".
Tutto ciò sempre che si iscrivano "entro il 31 dicembre 2019, negli elenchi speciali ad esaurimento istituiti presso gli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche di della riabilitazione e della prevenzione".
Volendo metterla giù in maniera brutale, se hai fatto un corsetto regionale o hai svolto professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione senza il possesso di un titolo abilitante per l'iscrizione all'albo professionale per un periodo minimo di 36 mesi - anche non continuativi - negli ultimi 10 anni, puoi continuare a svolgere la tua attività se non addirittura competere in un concorso con uno che si è fatto il mazzo in una università (non si vede perché no ma sarebbe bello capire se sia tecnicamente realmente possibile).
In molti – ed in primis le associazioni di categoria che rappresentano i laureati delle professioni sanitarie – si sono ribellati gridando allo scandalo.
Noi consideriamo questa scelta perfettamente coerente con la mediocrazia grillina ovvero con la teoria dei surrogati che ha permesso ai Pentastar di porsi come degni rappresentanti dei “vorrei ma non posso”, come paladini dei “quasi” qualcosa.
Sì, perché costoro, nella loro accezione di “quasi politici” hanno dato la stura alla frustrazione di chi non si sentiva all’altezza e vedeva in Dibba o in Giggino piuttosto che nella Paola Taverna l’incarnazione dello scappato di casa che ce l’ha fatta, la realizzazione di un sogno ovvero quello del “quasi statista” che dall’alto della sua quinta elementare si infila la cravatta e prende il posto di Quintino Sella pontificando nonostante i problemi con la consecutio.
Cosa volete che sia allora il riconoscimento di un “quasi professionista della sanità” se non la ideale continuazione del lavoro di disarticolazione delle elite con conseguente sostituzione di quelli qualificati con il quisque de populo?
I pentastellati odiano chi ce l’ha fatta per meriti e per questo hanno raccolto tanti voti: hanno pescato nel malcontento di chi si sentiva escluso, nell’odio sociale di chi si sentiva inadeguato, nel sentimento di rivalsa di chi reputava di non avere i titoli per contare e adesso si immedesima nel cittadino qualunque che è finito per caso nella stanza dei bottoni dopo aver preso qualche like online sul blog di Beppe Grillo.
Costoro non hanno rispetto di chi i titoli (per fare politica o per esercitare una professione) se li è sudati sul campo perché non hanno nemmeno idea di cosa significhi gavetta: questi cazzeggiavano su un muretto canticchiando “andiamo a comandare” e ci sono finiti per davvero sullo scranno più alto del Ministero a comandare.
A loro sembra quasi una forma di giustizia sociale quella di equiparare il ragioniere al dottore commercialista, il geometra all’ingegnere, l’osteopata al massaggiatore perché loro infondo sono bibbitari prestati alle Istituzioni, fancazzisti che oggi possono permettersi di andare a fare reportage in Sud America per poi tornare in Italia facendo un discorso alla Nazione da una pista innevata parlando di taglio dei privilegi della Kasta maiala che - con i soldi del popolo - può permettersi cose costose tipo la settimana bianca.
C’è una macabra forma di coerenza nel loro agire, una sorta di filo rosso che unisce cose apparentemente distinte ma accomunate da un unico intento: quello di appiattire, livellare verso il basso.
E così non ci sono più le classi dirigenti ma “uno vale uno”, non ci sono più i decisori ma la potestà decisionale diffusa ed alla portata di tutti con la “democrazia diretta”, non ci sono più gli Onorevoli ma ci sono i “cittadini portavoce”.
Che problema c’è allora se l’estetista viene equiparata al podologo?