Dalla coraggiosa azione di protesta del venditore ambulante Aziz Bouazizi che si diede fuoco davanti alla sede del governatorato di Sidi Bouzid, per protestare contro il sequestro della propria merce da parte delle autorità tunisine, sono trascorsi circa dieci anni. L’autoimmolazione di Bouazizi innescò una serie di proteste e sommosse popolari in numerose città della Tunisia avvenute tra il 2010 e il 2011 nel contesto della Primavera araba, termine giornalistico coniato dai media occidentali. Nessuno in Tunisia avrebbe mai rischiato la propria vita per protestare contro il regime repressivo del proprio Paese. Le motivazioni delle proteste e dei disordini sociali e politici erano la disoccupazione, rincari alimentari, corruzione e cattive condizioni di vita. Un effetto domino che si propagò ad altri Paesi del mondo arabo e della regione del Nord Africa e che portò alla caduta di vecchi regimi. La sociologia insegna che l’effetto farfalla non è solo un fenomeno fisico, è applicabile anche a dei fenomeni sociali. L’idea è che un cambiamento relativamente piccolo in un luogo specifico possa avere effetti di grande portata addirittura globali, al di là del tempo e dello spazio. Le azioni di Bouazizi non solo hanno portato alla rivoluzione tunisina ma anche alla guerra civile in Yemen, in Egitto, in Libia ed in Siria. Evidentemente almeno concettualmente e simbolicamente scegliere il 21 marzo, giorno dell’equinozio di Primavera e della festa di San Benedetto Patrono d’Europa, per esporre la bandiera dell’Unione Europea in tutta Italia e fino alle elezioni europee, nasconde esigenze politiche e sociali ben più profonde dell’idea di rilanciare gli ideali di pace e cooperazione sui quali si fonda l’Unione Europea.
Qualcuno ha dichiarato che l’Italia senza l’Europa non è in grado di farcela, eppure le politiche sociali e dell’immigrazione hanno dimostrato il contrario, e le conseguenze economiche quanto la sicurezza interna del nostro Paese sono ancora in bilico.
Molte associazioni, movimenti e professionalità pubbliche in vista del prossimo appuntamento elettorale per il rinnovamento dell’Europarlamento, unica istituzione europea eletta dal popolo, hanno accolto l’invito di Romano Prodi di riappropriarsi in vista del 21 marzo dei simboli europei esponendo fuori dagli edifici proprio la bandiera blu. Se le forze nazionaliste vogliono usare le prossime elezioni per indebolire le istituzioni, abolire o riscrivere le regole dello stato di diritto e tutelare i cittadini, gli europeisti vogliono rafforzare il ruolo del Parlamento e della Commissione Europea contro la crisi dell’integrazione, trasferendo all’Unione Europea la sovranità della difesa, della politica estera, della gestione delle frontiere, ricerca, sviluppo e immigrazione.
Da un’ampia visione generale sembra che l’Italia sia solo una piazza in cui si manifestano gli squilibri europei, una sorta di “giorno dopo” in cui bisogna raccogliere la spazzatura di un rave party di idee politiche e sociali sconclusionato. L’Europa non può essere marginalizzata in Italia. Occorre un metodo politico europeo che serva a recuperare un’unità di visione e di azione che possa unire Stati diversi, molti dei quali impotenti nel contesto geopolitico in continua evoluzione. È un Europa che deve fortificare il valore della democrazia in Paesi come la Polonia e l’Ungheria e difenderla In Italia. Una bandiera non è un vessillo da calpestare o bruciare per offendere la dignità di un Paese. Una bandiera come quella italiana e quella europea insieme, possono e devono diventare un concreto contenitore di idee e progetti. L’Europa con la Cina e gli Stati Uniti dovrebbe dominare la scena internazionale in virtù della sua posizione geografica dominante sul Mediterraneo.
L’Europa non ha una Difesa e una politica estera comune e vive un indebolimento dovuto ai fallimenti dei Paesi africani e del Medio Oriente, al conflitto in Ucraina e alla continua azione sfiancante di Trump che vuole ostacolarci economicamente, con la Russia che cerca di appoggiare la Cina per insediarsi nei vari Stati europei ed espandere i suoi capitali. L’Europa è un continente che con una governance politica, finanziaria e di Difesa mirata tra i vari Stati costituirebbe una potenza con un posto in prima fila nello scenario mondiale. Anche l’euro nel 2002 anziché puntare all’unanimità ha creato un divario tra i vari Stati membri, pur essendo tra la seconda valuta internazionale più importante è usata ala mondo, è la moneta che ha impoverito chi la usa. L’Italia è tra i Paesi che pagano ancora le conseguenze di una crisi che vive nella quotidianità di molte famiglie e batte ogni illusoria indagine di mercato. E se il 21 marzo è il primo giorno di primavera, può essere il giorno in cui è possibile iniziare per l’Europa un percorso che superi la strada delle divisioni tra gli Stati membri e possa garantirsi la sopravvivenza mediante una Difesa e una politica condivisa.