“In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste, vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde l’idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro. Non è, credo, necessario d’esser molto versato nella storia dell’idee e delle parole, per vedere che molte hanno fatto un simil corso. Per grazia del cielo, che non sono molte quelle d’una tal sorte, e d’una tale importanza, e che conquistino la loro evidenza a un tal prezzo, e alle quali si possano attaccare accessòri d’un tal genere. Si potrebbe però, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso così lungo e così storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare. Ma parlare, questa cosa così sola, è talmente più facile di tutte quell’altre insieme, che anche noi, dico noi uomini in generale, siamo un po’ da compatire.”
Così descriveva Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi” l’atteggiamento assunto dai potenti e, quindi, dal popolo verso l’epidemia di peste che, nel 1630, afflisse quella che oggi è l’Italia settentrionale. A poco meno di 400 anni, le parole scritte dal Manzoni sembrano incredibilmente attuali giacché l’espansione dell’influenza dovuta a un nuovo ceppo virale di Coronavirus, partita dalla Cina, ha marginalmente colpito altri paesi del mondo, suscitando in Italia, esattamente come nella peste di Milano, reazioni scomposte e inopportune di distorsione del reale caso sanitario, piuttosto che “d’osservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare”.
I Coronavirus sono una famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS e la SARS che, se non idoneamente trattate, divengono letali solo in pazienti già affetti da altre patologie o non sottoposti a cure adeguate, rendendole, pertanto, non paragonabili ad altre patologie infettive capaci di falciare intere popolazioni. In Italia, secondo il trend ricorrente, ha avuto inizio una speculazione politica mirata ai cittadini cinesi e chiunque arrivi in Italia dall’Oriente, accusandoli di diffondere l’epidemia, nonostante, in 400 anni, le conoscenze, i sistemi di prevenzione, le cure, si siano evoluti iperbolicamente.
C’è, incredibilmente, chi è ancora indotto a credere “del venefizio e del malefizio” cosicché si limita a captare e diffondere messaggi di odio contro gli “untori” con l’aiuto di divulgatori di notizie approssimate e tendenziose. È ancora più tragico che chi generi false imputazioni della malattia, appartenga alla classe politica, o presunta tale, che la storia, almeno quella della propria terra, dovrebbe conoscerla alla perfezione. E a questi soggetti, privi di coscienza e dignità, si affiancano orde di speculatori che, invocando becere ideologie neonaziste, colgono l’occasione per attaccare fantomatiche “razze” accusandole di ogni male italiano, ivi compresa la diffusione dell’influenza. È così che 400, 4000, 40000 anni di evoluzione sono minati da ignoranza e preconcetti. Al seguito di questi scriteriati si unisce il coro degli inconcludenti abituati a blaterare mentre vive alle spalle del Paese non comprendendo che l’assenza di conoscenze si colma imparando oppure fidandosi di chi conosce. Eppure, la persiste discriminazione contro gli stranieri nel nostro Paese non ha fondamenti concreti giacché tutte le attuali scienze sono pervenute da popoli esteri passati o fermatisi nella nostra penisola, così come la medicina, che è stata diffusa a seguito dell’invasione araba dell’827, per le conoscenze incredibilmente evolute dei medici abassidi. Mentre persevera l’ululare sconclusionato, disturbando e ostacolando la prevenzione e la cura della malattia, c’è chi, invece, forte di studi, competenze e in assoluto silenzio, lavora com’è abituato a fare, osservando il virus, individuandone le caratteristiche e ricercandone il metodo per debellarlo.
In anteprima assoluta i ricercatori dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive presso l’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma hanno isolato il ceppo del virus e sono alla ricerca del relativo vaccino. Gli stessi che avevano identificato il virus dell’Ebola e lavorano instancabilmente su HIV-Aids, Sars e altre gravi patologie infettive, nonostante subiscano la crescente riduzione dei fondi per la ricerca proprio a causa di quella classe politica che si pregia, immeritatamente, dei loro successi anche essendone di ostacolo.