Più volte la pandemia di CoViD-19 è stata più volte paragonata all’influenza spagnola che tra il 1918 e il 1920 uccise milioni di persone, per capire come andrà a finire questa situazione di emergenza. Ci sono iimportanti differenze biologiche tra il coronavirus SARS-CoV-2, quello della covid e il ceppo di H1N1 alla base dell'epidemia di influenza spagnola, oltre alle differenze tra il contesto sociopolitico attuale e quello del primo dopoguerra. La diffusione della spagnola venne aiutata dalla situazione dell'epoca perché durante la Prima guerra mondiale molti giovani lasciarono le proprie case per andare a combattere all'altro capo del mondo. Questa mobilitazione permise al virus di circolare e contagiare i soldati, causando la prima ondata dell'epidemia nella primavera del 1918. Nell'autunno dello stesso anno arrivò una seconda, micidiale ondata: si diffuse attraverso le rotte commerciali marittime e ferroviarie in tutto il mondo. Si stima che tra il 1918 e il 1920 la spagnola uccise circa 50 milioni di persone nel mondo: quel ceppo del virus poi scomparve da solo probabilmente a causa del fatto che in molti l'avevano contratto e si era quindi creata un’immunità di gregge oppure a causa delle mutazioni del virus stesso. Se il SARS-CoV-2 è stabile, il virus della spagnola, mutò rapidamente, così come accade a quello dell'influenza stagionale, per proteggersi dalla quale è necessario vaccinarsi ogni anno.
Un altro fattore che rende difficile fare previsioni sul futuro della CoViD-19 è il fatto che il nuovo coronavirus, al contrario di quello dell'influenza, non sembra condizionato dalla stagionalità e ancora non sappiamo se lo è, le oscillazioni nei casi di COVID-19 non sembrano comparabili con le "ondate" di influenza del 1918 e 1919. In attesa del vaccino contro il coronavirus, isolamento e distanziamento fisico sono l’unica vera arma attualmente disponibile per combattere la diffusione del Covid-19. La Cina, ha bloccato oltre 40 milioni di persone all'interno della provincia di Wuhan da metà gennaio e oggi registra poche decine di contagi al giorno, così come la zona rossa del lodigiano che sembra aver azzerato, proprio grazie all'isolamento, i nuovi contagi da coronavirus. Ma che chiudersi in casa e ridurre al minimo i contatti funzioni, lo avevano scoperto più di un secolo fa anche i medici americani alle prese con l’influenza spagnola. Nel 1918 i vertici dell'esercito, incuranti dei casi di contagio che si erano verificati tra i soldati in partenza per la I Guerra Mondiale, organizzarono una grande sfilata per le strade di Philadelphia. Migliaia di persone si ammassarono nel centro della città per salutare i giovani diretti al fronte. Le conseguenze dell'evento furono devastanti: nel giro di 3 giorni i 31 ospedali della città erano pieni di cittadini che avevano contratto la spagnola e stavano morendo. Dopo una settimana, il virus aveva fatto molte vittime solo a Philadelphia, e nel giro di pochi mesi ne avrebbe fatte oltre cento milioni in tutto il mondo. Il consiglio comunale ordinò la chiusura della città e confinò gli abitanti all'interno delle loro case, ma ormai era tardi. Diverso fu invece l'atteggiamento della città di Saint.Louis, distante da Philadelphia. Appena identificati i primi casi di spagnola, le autorità sanitarie bloccarono la città, imponendo un severissimo isolamento. Chiese, biblioteche, ristoranti e locali pubblici vennero immediatamente chiusi, così come le carrozze per il trasporto pubblico, che vennero fermate. La strategia funzionò: in totale la città di Saint.Louis registrò una mortalità tra la popolazione che era circa la metà rispetto a quella di Philadelphia, anche se l'epidemia durò più a lungo. Oltre che ridurre il numero complessivo di morti, il distanziamento fisico alleggerì il carico di malati sul sistema sanitario distribuendolo su un periodo più lungo e permettendo così ai medici di offrire cure migliori. Dati storici affermano che le misure distanziamento fisico sono efficaci se vengono introdotte quando meno dell'1% della popolazione ha contratto il virus. Devono essere tanto più rigide quanto più resta ignoto il numero delle persone infette. Nel caso del Covid-19 per esempio, la Corea del Sud ha scelto di introdurre misure meno rigide, ma ha investito cifre e sforzi considerevoli per fare i tamponi ai cittadini in maniera estensiva, così da isolare solo le persone realmente malate. Anche gli asintomatici, che possono comunque infettare i più deboli e i più anziani.