Una giornalista di nome Serena con un nuovo taglio di capelli per nulla sereno intervista una ragazza che vive serenamente la sua omosessualità. Come va a finire? Che le parti si invertono
“La diversità fa paura, anche quando si tratta di un taglio di capelli”: è lo stato di facebook che mi ha rappresentato negli ultimi giorni dopo essermi tagliata i capelli. Certo, se pubblichi sul social qualunque cosa devi essere pronto ad accettare qualunque commento. E fin qui è chiaro, ma quello che mi lascia pensare sono la tipologia di commenti variegati pieni di paura per qualcosa di strano, inconsueto o stati adrenalinici di euforia che pieni di “bellissimi, fighissimi!”. Lo ammetto: leggere di essere poco femminile o addirittura brutta, po’ fa male! E rifletto di quanto il “diverso”, che si tratti razza, lingua, cultura, religione, orientamento sessuale o un “semplice” taglio di capelli strampalato scateni in ognuno di noi delle paure dettate molto probabilmente dal fatto che lo “strano” contravviene secondo molti a un ordine naturale delle cose.
E questa mia “dissomiglianza” la voglio condividere con quella che sembra essere la diversità per eccellenza, l’omosessualità, e di quanto in realtà la diversità è inversa.
Incontro Lucia nei corridoi dell’università di Taranto, niente caffè e cappuccini, senza remore vado subito al dunque.
Quando hai scoperto di essere lesbica?
«All'età di 15 anni ho iniziato a provare attrazione per le donne in maniera più evidente di quanto fosse stato in precedenza».
Insomma mentre le tue amiche erano appassionatamente innamorate di Justin Timberlake tu invece...
«Io invece ammiravo Avril Lavigne e Britney Spears (contando che durante la mia adolescenza era nel suo tempo d'oro)».
Qual è stato il vero problema, se c’è stato, all’inizio?
«L'auto-accettazione. Venendo da una famiglia di vecchio stampo, avevo paura di come l'avrebbero presa. Quando capitava l'argomento a casa, mi convincevo sempre più di essere sbagliata. Ragion per cui, decisi di fidanzarmi con un ragazzo e per quanto fossimo sulla stessa linea d'onda, mi accorsi che lo eravamo troppo quando camminando per strada ammiravamo le stesse donne».
Il primo innamoramento reale?
«A 18 anni e mezzo».
Non c’era una difficoltà di nell’auto-percepirsi o di identità?
«Solo inizialmente. A poco a poco, prendi consapevolezza di te ed è tutto in discesa. L'unica vera difficoltà è la voglia di urlare al mondo che hai accanto una persona fantastica, ma non poterlo fare. Anche se siamo nel ventunesimo secolo, ci sono molte famiglie di vecchio stampo che educano anche i figli con determinati canoni e criteri. In tal modo il pregiudizio sopravvive negli anni».
Come è stata presa la cosa dagli altri tuoi familiari?
«Non tutti ne sono a conoscenza. Come ho già detto prima, venendo da una famiglia di vecchio stampo, se sapessero della mia identità sessuale non avrei più contatti con loro. Mentre l'altra metà di loro ne è a conoscenza e non è cambiato nulla. Ciò che conta per loro è che io sia felice».
Non hai mai avuto la tentazione di fare coming out, di dichiarare pubblicamente la tua identità di genere?
Tante volte, in quanto purtroppo vivo in una città in cui le donne omosessuali si nascondono come i vampiri dalla luce del sole. Ed io sono stanca di celarmi per la città come se la mia omosessualità fosse sinonimo di reato.
Come è la tua vita affettiva? Hai avuto molte compagne?
«Un discreto numero».
Come ti vedi nel tuo futuro?
«Impegnata sentimentalmente con qualcuna che voglia condividere con me la gioia di essere mamma».
Cosa ne pensi dell’adozione?
«Non nego di essere un po’ restia, ma se una coppia non può avere dei figli perché dovremmo negar loro la possibilità di diventare genitori? Per quanto mi riguarda però, preferisco l'inseminazione artificiale all'adozione».
Che rapporto hai con la religione?
«Sono atea».
Cosa è per te la diversità?
«Credo che prima di tutto ci dovrebbe essere un'idea comune per "normalità" prima di poter definire qualcosa come diverso».
Perché fa così paura?
«C'è paura di conoscere il "diverso". Ed è proprio dalla paura che nasce il pregiudizio che è radicato nella nostra società. Ti faccio un esempio: la maggior parte dei bambini ha paura del buio senza sapere che in quell'oscurità ci sono le stesse identiche cose che già conosce».
Ho un nuovo taglio di capelli, ti piace? Mi hanno detto che sono poco femminile così conciata. Cosa è per te la femminilità?
«Mi piace molto il tuo taglio di capelli, però la femminilità va oltre l'aspetto fisico. Nella maggior parte dei casi la femminilità viene confusa con la volgarità. Ma credo anche che ogni donna sia femminile a modo suo. La femminilità è un portamento, un gesto, e dal mio punto di vista non esiste cosa che denoti la femminilità più dello sguardo. Ti faccio io una domanda adesso: cos'è cambiato da quando hai scoperto che io sono omosessuale?».
Proprio nulla, per me sei Lucia che al mattino ama far colazione con cappuccio e ciambella. ( noi giornalisti sappiamo tutto!)
«Mi aspettavo che mi chiedessi perché non mi faccio un trapianto di pene».
Ma perché ho capito che sei una donna e felice di esserlo.