Evidentemente gli anglosassoni costruiscono case lillipuziane se il progetto era quello di “valorizzare” un uliveto secolare a due passi dal mare costruendoci un mega villaggio: ma gli edifici avrebbero dovuto essere bassi, bassissimi, per non superare l’altezza delle chiome verdeargento. Dopo il gran rifiuto, la signora inglese se n’è quindi tornata con le pive (non cornamuse, proprio pive) nel sacco lasciando ulivi vivi e vegeti - alive and kicking avrebbero detto i Simple Minds - e polemiche a gogò. Ma procediamo con ordine.
L’immobiliarista Alison Deighton, moglie di un sottosegretario britannico, avrebbe voluto investire 70 milioni di euro sulla costa di Nardò, in provincia di Lecce, costruendo 63 villette e 61 camere d’albergo, oltre che piscine, ristoranti, centro benessere e congressi, campi da tennis, strade, parcheggi e impianti di ogni genere. La zona scelta, un uliveto quattrocentesco di 13 ettari, avrebbe visto riversarsi al suo interno una quantità tzunamica di cemento sotto forma di edifici che, per il basso impatto promesso, non avrebbero dovuto superare l’altezza degli alberi: facile a dirsi - finanche a disegnarsi - ma impossibile a farsi, visto che si tratta di ulivi, vivaddio, e non di cipressi. D’altronde – lo diceva anche la buonanima di Ermete Trismegisto - come in alto, così in basso: come si fa a gettare solide fondamenta senza compromettere le radici? Insomma, per la Regione, questo intervento edilizio non s’ha da fare. E giù discussioni a catinelle come la pioggia dei giorni scorsi sulla decisione suicida per l’economia locale di rispedire nella perfida Albione i millantati 70 milioni di euro di investimento. Che poi, troppa grazia per una società immobiliare che ne vanta solo 100 mila di capitale: forse anche i bagni di servizio sarebbero stati rivestiti di onice per prevedere un tale costo di costruzione per i 150 mila metri cubi previsti. Insomma, c’è del marcio pure a Nardò, tanto che Vendola ha presentato il dossier alla Procura di Lecce. E sì che la costa della cittadina salentina non è nuova alle minacce delle speculazioni edilizie: sono passati trent’anni esatti dall’assassinio di Renata Forte, l’assessore che si oppose alla cementificazione di Porto Selvaggio.
Poveri ulivi, avranno anche vita lunga, ma ora, tra la Xylella fastidiosa e la lady d’oltremanica, è decisamente travagliata.