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RAZZISMO: DOPPIA MORALE

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

7
AGO
2015
Gli italiani non sono più la “brava gente” esportata nel mondo dal cinema neorealista degli anni cinquanta. Nel breve volgere di sessant’anni siamo diventati dei beceri razzisti, xenofobi e, anche, un po’ stronzi. La cosa sconcertante è che queste definizioni della odierna gente italica non ci sono state etichettate dai liberali e filantropici popoli centro nord europei ma ce le siamo cucite addosso noi stessi o, meglio, quella parte di italiani, assoluta minoranza sociale di questo Paese, che si definisce sinistra riformista e progressista e che ha le sue origini (udite, udite!) nella “liberalissima” ed “inclusiva” ideologia comunista. Il falso storico, artatamente creato da sociologi e storici “de no’ artri”, vuol farci passare come un popolo privo di memoria storica perché, a loro dire, abbiamo dimenticato che nella prima metà del ‘900 gli italiani sono stati essenzialmente dei “migranti” accolti a braccia aperte nelle nazioni economicamente più evolute della nostra. La base della “teoria razzista” vuole che gli italiani oggi non siano altrettanto ecumenici nell’accoglienza degli immigrati che giungono sulle nostre coste così come lo sono stati con noi americani, australiani, argentini, belgi, francesi, tedeschi, svizzeri e via dicendo. Il teorema cade miseramente ad una semplice constatazione. Nessuno dei nostri connazionali “migranti” è giunto nei paesi del “bengodi” suddetti privi di documenti personali di espatrio regolari e regolarmente “vistati” dalle ambasciate e dai consolati di quei paesi. Quanti delle decine di migliaia di “migranti” che sbarcano sulle nostre coste possono rivendicare lo stesso status? Nessuno! Allora, prima di ogni altra considerazione, ristabiliamo la corretta definizione per questa moltitudine di uomini e donne, senza false ipocrisie: sono “migranti clandestini”! I nostri migranti quando arrivavano nei paesi ospiti venivano tenuti in quarantena per accertare l’assenza di malattie infettive ed immediatamente dopo venivano indirizzati ai lavori più faticosi ed umilianti, senza eccessive garanzie di sicurezza ed assistenza sociale. Con le proprie mani costruivano il loro futuro e contribuivano fattivamente alla ricchezza dei loro ospiti. Oggi i “migranti clandestini” (che vuol dire semplicemente “irregolari”) indirizzati nei centri di accoglienza e nelle “location” messe a disposizione dalla generosità dei nostri governanti (facile generosità visto che la paghiamo tutti noi cittadini) godono di un assegno giornaliero di molto superiore a quello percepito da un nostro pensionato sociale, e di tutta una serie di benefit (sigarette, tessere telefoniche, assistenza sanitaria, vitto, alloggio e chi più ne ha più ne metta) che non sono minimamente riconosciuti ai nostri concittadini meno abbienti, quando non addirittura in condizioni di povertà estrema. Poi viene sollevato anche il problema dell’accoglienza per motivi di sicurezza personale (chi fugge dalla guerra o dalle diverse forme di discriminazione a cui sarebbero soggetti nei loro paesi d’origine). Ebbene è accertato che l’80% di chi sbarca sulle nostre coste non avrebbe il diritto di richiedere lo stato di rifugiato. Questo stato di cose, unito alla delinquenziale politica di smistamento sul territorio nazionale di questa popolazione di disperati, ha provocato non pochi risentimenti in una collettività, quella italiana, già allo stremo delle forze per lo stato di insicurezza e degrado nel quale è stata trascinata da una serie sciagurata di governi che si sono alternati nel Paese. Allora vi chiedo se questo stato dell’arte può essere assimilato all’odioso concetto di razzismo. Cosa dovremmo dire allora dei francesi che chiudono le frontiere, che dire degli inglesi che stanno prevedendo, nel loro ordinamento, l’arresto per chi dovesse ospitare un “clandestino”, o degli americani o australiani o canadesi che hanno regole rigidissime sull’immigrazione e che applicano l’espulsione immediata per tutti coloro i quali non rispettano queste regole. Per loro non ho sentito nessuna voce candida dei nostri intellettuali che li bolli come “razzisti”. Nulla di nuovo sotto il cielo del Belpaese: siamo e resteremo sempre la terra della doppia morale.       
 


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