«Femminicidio? Violenza? Le donne se li vanno a cercare». Mmh.
Vorrei assoldare un picchiatore professionista per una sessione di botte a Don Corsi, il parroco che ha affisso un volantino nella chiesa di Lerici recanti affermazioni di inequivocabile stoltezza secondo cui le donne (non tutte, vedi l’editoriale altamente profetico della scorsa settimana, NdR) sono creature lascive e gli uomini visti alla stregua di mufloni in piena pubertà. Certo, non è il modo migliore di affrontare il problema, ma –stando a ciò che ha detto- posso sempre giustificarmi, di fronte a un Don Corsi ben mazziato su commissione: «Che volete che vi dica? Se l’è andata a cercare». Ma veniamo a noi.
Dispiace molto leggere la notizia che un Assessore del Comune di Martina Franca partecipi a un concorso pubblico a San Giorgio Ionico la cui commissione è presieduta da una dirigente del suo stesso settore. È come se un impiegato si ritrovasse a fare l’arbitro in una partita di calcio in cui gioca anche il suo capoufficio. Ma un concorso non è una partita: o si è promossi o si è bocciati, e se si rimane, altri vanno esclusi perché i posti sono limitati. L’amministrazione martinese, eletta quest’anno che ci lasciamo alle spalle, gode innegabilmente di molta popolarità: complice una buona comunicazione, un grande coinvolgimento di giovani e una certa capacità di essere nel posto giusto al momento giusto, il nuovo Sindaco e la sua squadra hanno incontrato il favore non solo degli elettori manifesti ma anche di insospettabili convertiti dell’ultim’ora. In virtù di questa fiducia, a maggior ragione questa amministrazione e i suoi rappresentanti hanno il dovere di non deludere le aspettative dei cittadini: in questo caso, non solo la partecipazione al concorso risulta inopportuna ma anche impensabile nell’ottica di trasparenza e di correttezza che tanto favore incontra –almeno nelle intenzioni- a Palazzo Ducale. Già la nomina dello stesso Assessore suscitò qualche riserva per il curriculum non proprio rispondente a criteri di competenza per una delega delicata e complicata quale quella del Bilancio. Poi una serie di errori ha confermato la perplessità iniziale, concludendosi nell’affaire del concorso. Consiglio di buon senso: se l’Assessore vuole partecipare al concorso, si dimetta. Oppure mantenga il suo posto di privilegio e lasci ad altri una maggiore possibilità di impiego. E ora le conclusioni.
Dove lo facciamo finire l’anno-bisesto-anno-funesto? Che domande. Nel cesto, of course, sia per la rima, sia perché di un anno di crisi non si butta via niente, ma si impara l’arte (della rinascita) e la si mette da parte. Un anno nuovo si comincia come le agende: almeno all’inizio si maneggiano con cura, attenti a non sciuparne la copertina. Che bello pensare a una classe politica ventura dotata dello stesso candore di un’agenda ancora intatta: allora sì che ci piacerebbe trattarla con il riguardo dovuto al nuovo e al buono. Ma temo che ci rifilino delle agende degli anni passati cambiando solo la data nella prima pagina.