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MALACHIA E FRANCESCO

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

9
OTT
2015
“In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen”  (“Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia“).
L’aspirazione più grande dell’Uomo, fin dalla sua comparsa sul pianeta, è stata quella di dominare il Fato, il Destino, e forse di sottometterlo alla propria Speranza utopica, per dirla con Paolo di Tarso “spes contra spem”, la Speranza contro la speranza. Nella preistoria erano le donne della medicina che interpretavano il volere della Grande Madre, poi vennero gli Aruspici che nell’età classica divinavano il futuro leggendo nelle viscere degli animali sacrificati agli dei. Infine furono i grandi autori delle profezie. Intorno al 1140 Malachia, vescovo irlandese in odore di santità ed ispirato, come molti studiosi sostengono, da San Bernardo redasse una serie di profezie riguardanti la successione dei Pontefici, dal 1143 (Celestino II)  fino all’ultimo Papa. Sono 111 motti, piccoli epiteti che caratterizzano l’essenza di ogni pontefice. La profezia che apre l’articolo è l’ultima e parla di colui in quale dovrebbe essere l’ultimo Pontefice. L’opinione degli scettici, opinione che sostanzialmente condivido, è che le profezie, dai Motti di Malachia alle Centurie di Nostradamus per parlare delle più famose, in una prospettiva scientifica siano adattabili a  posteriori a diverse interpretazioni e che le loro correlazioni con i singoli Pontefici siano forzature semantiche. Ciò nonostante devo riconoscere che l’ultima profezia di Malachia mi suscita qualche turbamento, seppure inconscio. Dice Malachia nella prima parte della Profezia “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che guiderà il suo gregge tra molte tribolazioni”. Innegabile il fatto che in quest’epoca stiamo vivendo, a livello planetario, la più grande e drammatica persecuzione di cristiani dell’età moderna e che a Roma siede sulla cattedra di Pietro un Pontefice che, fin dal primo momento, ha rifiutato l’appellativo di Papa per dichiararsi Vescovo di Roma, quindi romano a tutti gli effetti così come aveva fatto lo stesso Pietro prima di lui. Drammatica l’immagine del pastore che “pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni”.  Le grandi tribolazioni potrebbero alludere ad una grave compromissione della fede cristiana o ad altri importanti avvenimenti tali da minacciare il credo. Purtroppo i passi compiuti negli ultimi tempi da Papa Francesco vanno verso una destabilizzazione di alcuni dei cardini della Dottrina della fede, dal punto di vista dei credenti naturalmente, che passano dalle aperture sempre più marcate verso le unioni omosessuali, al giustificazionismo verso la “solubilità” del vincolo sacro del matrimonio cattolico, all’abbraccio reiterato al mondo islamico più oltranzista, alla solidarietà espressa verso quel mondo ateo che negli ultimi decenni è stato nemico giurato della Chiesa (vedi Fidel e Raul Castro o il Presidente Boliviano Evo Morales). Infine la seconda parte della profezia malachiana “la città dei sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo”. Roma è il simbolo nel mondo del cattolicesimo e la sua distruzione non è altro che la metafora per simboleggiare la disgregazione della fede cattolica, e coloro i quali ne saranno stati lo strumento dovranno renderne conto al Giudice Supremo. Credenti o non credenti penso che nessuno possa disconoscere che l’interpretazione di questo vaticinio aderisca in modo stupefacente a quanto scorre sotto i nostri occhi. Sarà Bergoglio l’ultimo Pontefice? La Profezia di Malachia si sposa con quella di Nostradamus che indica come ultimo Pontefice il Papa nero. Con questo termine viene indicato da sempre il Superiore Generale dell’ordine dei Gesuiti, e Bergoglio è un Gesuita. Di certo non sarà la tanto paventata fine del mondo, ma temo che per la Cristianità stiano per arrivare giorni molto difficili.
 


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