Come nel gioco dell'oca. Tiri il dado, vai nella casella indicata dal numero estratto e invece che andare avanti, ti ritrovi indietro rispetto a dov'eri. Peccato che questo non sia un gioco ma il procedimento giudiziario più importante nella storia di Taranto: avete capito bene, il maxi processo all’Ilva è stato annullato e ora si tornerà all’udienza preliminare. E di chi sarebbe la colpa? Del Priorato di Sion? Dei Rothschild? Del Gran Mogol delle Giovani Marmotte? Macchè. È successo che in un verbale non è stato riportato il nome dell’avvocato di alcuni imputati nominato dal giudice in sostituzione del legale di fiducia evidentemente assente in quel momento. Di conseguenza quegli imputati non avrebbero avuto nessun difensore in quella stessa udienza, fatto che avrebbe violato il diritto di difesa. Insomma, nessuna dietrologia: si ritorna al punto di partenza per una dimenticanza nel copia-incolla di un cancelliere del Tribunale. La Corte d’assise di Taranto ha accolto la richiesta di nullità del verbale ("Meglio ora - avranno pensato - che non annullare tutto in fasi ancora più avanzate del processo") e ha stabilito che sarà necessario ritornare alla fase preliminare. Questo errore, che a scuola avrebbero definito "di distrazione", è molto frequente negli uffici giudiziari ma a differenza di altri casi è destinato ad avere molta più risonanza mediatica: i capi di imputazione sono - ricordiamolo - disastro ambientale e sanitario più un ricco indice di accuse che riguardano le amministrazioni regionale, provinciale e comunale.
Abbiamo perso sei mesi, quindi. E cosa volete che siano sei mesi in una città dove i bambini si ammalano di tumore del +54% rispetto alla media pugliese, dove la diossina ha contaminato la catena alimentare e dove gli operai muoiono in fabbrica per incidenti sul lavoro? Abbiamo aspettato e continueremo a farlo, purchè l'attesa non sia l'unica soluzione possibile.