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Prendere un granchio, anzi un Gronchi

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

5
FEB
2016
L'espressione "prendere un granchio" indica il caso in cui un'aspettativa viene delusa nel risultato finale: uno fa per pescare un pesce e si ritrova a tirare su con la lenza un granchio, con cui al massimo - ma io non lo farei mai - ci si può fare il sugo. Ebbene, questa settimana parliamo della differenza tra sbagli ed errori, e di come, alla fine, si possa prendere il buono da ogni granchio, pardon, Gronchi, che non a caso è rosa come la vita e come tutte le cose belle.
Nell’aprile del ’61, il viaggio in Sudamerica dell’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi coincise con l’edizione di una serie di tre francobolli commemorativi dell’evento. Di questi, uno, di color rosa, riportava un disegno del Perù con i confini non aggiornati all’annessione di un vasto territorio nel Rio delle Amazzoni. Le reazioni peruviane non si fecero attendere, soprattutto perché l’acquisizione territoriale era fortemente contestata dal precedente titolare, l’Ecuador. Insomma, senza tirarla per le lunghe, il francobollo fu ritirato, entrò nella storia della filatelia con il nome di Gronchi rosa e divenne raro, conteso e prezioso. 
Una quarantina di anni dopo, a un esame di Geografia, il professore chiese alla sottoscritta di indicare i confini del Perù. Dalla faccia che fece, credo che non indovinai nemmeno il continente. Voi direte: anche Renato Mura, il disegnatore del francobollo, fece il Grande Svarione: e invece no. Il peccato originale di Mura infatti è consistito nel consultare un atlante non aggiornato, quindi si trattò di una leggerezza, di una distrazione, di uno sbaglio, parola che va braccetto etimologico con il greco baliòs (cangiante e quindi abbagliante) e con i relativi abbaglio, bagliare, bagliore (da cui forse anche: “raccontare balle”, ma non ci giurerei). Il mio invece fu proprio un errore, da errare, ovvero andare vagando senza una direzione certa. E infatti probabilmente indicai il Congo invece che il Perù. Poco male: se non avessi fatto quell'esame ora non avrei di come intrattenere graziosamente i miei venticinque lettori.
Eppure ci sono cose che non si sa bene dove collocare, se tra gli sbagli o gli errori, ma non è che importi poi granché. Per esempio, nel film “Il Gladiatore”, la famosa frase: «Al mio segnale scatenate l’inferno» non è verosimile, perché l’inferno non era ancora stato “inventato” in epoca antonina, ma vuoi mettere Russel Crowe (doppiato da  Luca Ward) quando la pronuncia? Lode quindi allo sceneggiatore con l’augurio che sbagli ancora e così bene.
In conclusione. Si può anche sbagliare ma non è detto che sia poi così male. L'essenziale è conoscere i confini del Perù e saper vedere un Gronchi lì dove si pensa di aver preso un granchio.
 
 


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