Quando il fine è buono, i mezzi pure ma qualcosa non quadra. Ricomincio dall'inizio.
Che Taranto sia una città che ha vissuto grandi rovesci di fortune lo sanno tutti in ogni parte d'Italia, grazie anche a una narrazione della città che solo ultimamente mette in risalto le qualità piuttosto che gli orrori (e ve ne sono - questo è certo e fuori di retorica - sia delle une che degli altri). Hai voglia a declamare Orazio e il suo angolo di mondo che ogni altro più gli sorride: mettiamoci l'anima in pace, non è più così. Eppure - velocizzo molto come in un time-lapse - la ripresa è cominciata, favorita anche dal trend generale positivo per la Puglia, e la città è vista da molti come promessa di riscatto ma anche di conquista. Devono essersene accorti anche in Veneto, nel quartier generale di Studio3A, un ufficio di consulenze professionali con varie sedi, che ha annunciato di voler chiedere il "danno esistenziale" per i cittadini che ne faranno richiesta. Il danno esistenziale, che è diverso rispetto a quello alla salute, si riferisce al peggioramento della qualità della vita, alla lesione del diritto al libero dispiegarsi delle attività umane, alla libera esplicazione della personalità: insomma, tutti noi siamo stati effettivamente colpiti - chi più chi meno - dal danno esistenziale in una città abbrutita e abbruttita dalla monocoltura dell'acciaio. Last but not least, lo studio - viene esplicitato sui social - si farà carico di tutte le spese. Gli avvocati locali sono sul piede di guerra, parlano di "colonialismo legale" e concorrenza sleale, invocano il consiglio disciplinare. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che d'altronde nessuno finora ci aveva pensato prima dello Studio3A e pare anche logico visto che l'avvocatura già di per sè soffre di danni esistenziali, figuriamoci. Ma questo è un altro problema.
Il punto è che, prendendo per buona l'iniziativa visto l'indubbio rapporto win-win fra le due parti, è naturale che ci sia il sospetto che la cosa non sia fatta per senso civico (almeno un poco, suvvia) ma esclusivamente per denaro (e comunque non ci sarebbe nulla di male). Non dico che i professionisti dello Studio3A vengano a Taranto con l'animo degli hidalgos spagnoli pronti a comprare terre con le perline, no. Dico solo che dispiace la comunicazione un po' - come dire - asciutta, che banalizza tutto a un risarcimento danni. D'altronde, come pretendere sentimento se neanche noi abbiamo finora avuto cuore verso noi stessi, se neanche noi abbiamo amato questa terra, se noi stessi abbiamo lasciato che ci saccheggiassero la salute, la natura, la bellezza?