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Quanto ci costa il non sapere / "Qui e ora" di Paolo Bruni

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

30
APR
2019

Conoscenza. È l’insieme delle informazioni che generano il sapere, non per il semplice scopo informativo, che rischia di sconfinare nel nozionismo, ma con la finalità di poterlo elaborare. Condizione fondamentale per l’utilizzo della conoscenza è che le informazioni acquisite siano utili, vere e provate. È evidente come la conoscenza sia fondamentale per lo sviluppo degli individui come per le società e, senza di essa, sarebbe difficile la progressione evolutiva.

La conoscenza si acquisisce con la sinergia fra l’apprendimento e l’esperienza che generano indiscutibili vantaggi, tant’è l’Uomo è da sempre proteso verso essa, salvo devianti ingerenze ideologiche e religiose. Oltre all’impiego pratico della conoscenza nei diversi settori, dallo scientifico al filosofico, quello che ha il maggiore significato illuministico riguarda la rivelazione delle verità. La conoscenza, dove non sia ostacolata, rimuove coltri di omissioni e secretazioni volutamente apposte da potere e religione. La cognizione, contrapponendosi all’ignoranza, quindi, rende liberi.

La conoscenza, passata da retaggio esclusivo della Chiesa medievale alle corti rinascimentali, per divenire liberamente fruibile fra la metà del secolo scorso e l’attuale, non è, però, equamente disponibile tanto che, nel XXI secolo esistono ancora fasce sociali o aree geografiche che hanno difficoltà ad accedervi. Per l’ignoranza, però, è necessario un distinguo: essa può essere causa dei citati divari sociali e, pertanto, non è una colpa, o è scelta, parossisticamente, come stile edonistico di vita. La condizione in cui versa il Paese ne è la dimostrazione. Accade, infatti, che il potenziale iperbolico della conoscenza, la cui efficacia è condizionata dall’assenza di ostacoli nella sua diffusione, si debba scontrare con l’oscurantismo e, appunto, l’ignoranza che, almeno in Italia, mirano al sopravvento sull’evoluzione.

È così che il consenso delle masse non è più acquisito attraverso l’esternazione e la condivisione di competenze utili all’intera comunità ma tramite l’uso del falso, debitamente apparecchiato per veicolare ignoranza, negazioni e false verità. Le menzogne, scelte affinché siano allettanti, sono ripetute ossessivamente fino a generare il proselitismo di vacui ma combattivi sostenitori. È questa un’azione criminosa e socialmente distruttiva che, adottata anche dalla classe dirigente, è accettata apaticamente dalla popolazione italiana. Le evidenze sono riscontrabili nella sottovalutazione delle emergenze nazionali, anche se minano l’esistenza stessa del Paese.

Per concretare il concetto, è sufficiente elencare alcuni paradossi sociali contro i quali, neppure la conoscenza e la logica riescono a indurre alla ragione. I vaccini, ad esempio, alla luce delle evidenze scientifiche salvano la vita di migliaia di persone. Eppure in Italia c’è chi, anche nei vertici istituzionali, riesce a insinuare dubbi, timori e diffidenza verso questi insostituibili baluardi contro le gravi patologie e le pandemie.

Un altro esempio è l’identità politica della nostra nazione. L’Italia è una Repubblica Democratica, sancita dalla Costituzione che, dopo l’enorme sacrificio degli italiani, ha bandito e vietato il fascismo o qualsiasi regime totalitario. Eppure, neofascisti e neonazisti sono liberi di manifestare la loro ideologia, candidarsi alle elezioni e partecipare al governo.

Un caso simbolico della contorta e controversa negazione della realtà, riguarda lo stabilimento siderurgico di Taranto, già Italsider, poi Ilva e ora ArcelorMittal. La sua presenza sul territorio ionico è enormemente nociva alla salute dei cittadini, dei dipendenti e dell’ambiente e non procura vantaggi economici alla nazione. Eppure, nonostante queste inequivocabili certezze, può continuare a produrre, uccidendo alla pari di un’epidemia e senza che nessun governo imponga reali rimedi.

Negazioni, omissioni e false verità hanno contrapposto la vita dei cittadini al bisogno occupazionale. I dipendenti, infatti, per contare su un lavoro, si assoggettano a essere usati come scudi umani, mentre sono, anch’essi, esposti a gravissimi rischi. La conoscenza, la logica, la razionalità inducono a una soluzione evidente che, però, incontra l’opposizione di chi si accanisce ad asserire le potenzialità economiche e l’innocuità dello stabilimento siderurgico, oppure l’incapacità di chi non sa come dominare la mostruosità che ha creato o ha contribuito a tenere in vita. Molto simile è la scelta di favorire l’adozione di energie da fonti non rinnovabili contro quelle rinnovabili a basso impatto ambientale.

Sono questi, modelli icastici generati dalla distorsione mentale e dall’interesse contrapposti alla conoscenza e alla ragione che, storicamente, hanno solo generato impasse superate solo dopo profondi sconvolgimenti come guerre, rivolte popolari, calamità, epidemie. Nel XXI secolo, alla luce delle attuali conoscenze, è inammissibile attendere passivamente una fatalità o una violenta reazione popolare che induca al raziocinio e alla ragione.



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