Chiunque ha i suoi gusti, le proprie preferenze, simpatie e antipatie, convinzioni e retaggio culturale. Vivendo all’interno di una società, però, deve adeguare la sua indole a quella altrui per aspettarsi di ricevere lo stesso trattamento.
Dissentire è normale ma quando l’oggetto del contendere è regolato da leggi, si può ugualmente esprimere la propria opinione contraria ma, mentre si propongono varianti auspicandosi di dimostrare la validità delle proprie opinioni, se ne devono rispettare i contenuti. Secondo un adagio di Socrate, “Dura lex, sed lex”. La prevalenza del senso di giustizia a quello della legalità è una caratteristica umana e, spesso, le leggi sono percepite come una costrizione. Per vivere in una società civile, l’obiezione e l’opposizione sono normali così com’è normale chiedere la mutazione o l’abrogazione di legge non più adeguate, funzionali o palesemente ingiuste attraverso strumenti democratici, come il voto.
Chi non accetta l’ordinamento che lo circonda, può impegnarsi per mutarlo o cercare una comunità a lui più affine. Il sistema giuridico italiano non è perfetto ma è ampio e in continua mutazione. Seppure sia possibile incorrere in errore, la diffusione delle conoscenze, la capacità di discernimento e la logica, permettono a qualsiasi cittadino italiano di poter individuare alcuni reati dai quali esimersi con certezza. Questo è valido quanto più il reato è prossimo alle proprie competenze specifiche, sicché non ci aspetterebbe mai che un rappresentante del popolo commetta un illecito contro lo Stato o che un rappresentante della Legge contravvenga alle norme che la regolano o, ancora, che un cittadino italiano agisca in palese in difformità dalle leggi che tutelano la pubblica incolumità. Ma tant’è, contravvenzioni e delitti sono una componente costantemente presente nella società a qualsiasi livello. Seppure la gravità dei reati sia commisurata con la pena, è insita socialmente l’attitudine di attenuare il comportamento criminale confrontandolo ai reati più efferati tanto da volerli considerare quasi tollerabili e, perfino, accettabili. Gli ultimi giorni sono stati lo scenario di alcuni avvenimenti che, se dimostrati nella loro interezza, sono l’esempio di cosa considerare avulso dalle normali condotte all’interno di una società ritenuta evoluta.
Un giovane carabiniere, Mario Cerciello Rega, è stato brutalmente ucciso durante lo svolgimento delle sue mansioni e il suo presunto uccisore, Lee Finnegan Elder è stato arrestato e sottoposto a interrogatorio, durante il quale è stato fotografato mentre era seduto legato e bendato. Le immagini, poi, sono state diffuse nelle reti social. Sono due condizioni di gravità imparagonabile ma entrambe non sono ammissibili. Inoltre, il fatto che riguardino la stessa vicenda non può sminuire l’illegalità della seconda rispetto alla prima. Per discernimento i due reati, proprio perché due, devono essere valutati indipendentemente con le adeguate misure, anche se il primo è un atroce delitto e l’altra una difformità procedurale contro la dignità dell’imputato.
Mentre ancora si valutano gli avvenimenti accaduti a Bibbiano e che coinvolgono minori soggetti a vessazioni, proprio durante le fasi investigative relative all’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega, il ministro dell’Interno ha concesso che suo figlio disponesse di una moto d’acqua impiegata dalla Polizia di Stato per proteggere il ministro stesso. Poco dopo, lo stesso parlamentare ha insultato pubblicamente una contestatrice di etnia rom e il videomaker di Repubblica che ha ritratto l’impiego abusivo dei mezzi della Polizia di Stato. Anche questi ultimi sono reati. Il fatto che a confronto con delitti molto più gravi appaiano insignificanti, però, non esime nessuno dal rispetto delle leggi. Sono tutte illegalità distinte e per ognuna di esse è previsto un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria e una pena adeguata. Se così non fosse, a fronte dei delitti più gravi, chiunque sarebbe titolato a delinquere considerando il proprio reato imparagonabile e quindi non punibile. In tal senso, sembra che questo avvenga già, tanto che, in ambito politico e istituzionale, piuttosto che ammettere le proprie responsabilità, anche riconosciute da sentenze definitive, si richiamino quelle commesse altrui come se fossero un nullaosta all’illegittimità. Non è un caso che la Costituzione Italiana abbia previsto la suddivisione e l’indipendenza dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, proprio perché nessuno influisse sull’altro e che tutti fossero perfettibili verso la fusione fra legalità e giustizia.
Ci sono anche alternative per il raggiungimento degli scopi ma, nello stato di fatto, non sono coerenti con i principi democratici alla base del Paese. Pertanto, chi intenda o pratichi le disparità di trattamento, deve aspettarsi le relative conseguenze che, spesso, sono imprevedibili anche dalle leggi vigenti.