Compiere azioni a danno ambientale non sarà solo un reato. La Chiesa, precisamente il Sinodo dei Vescovi, si è pronunciata in merito introducendo nel diritto canonico il peccato ecologico. L’enciclica di Papa Francesco ha condotto verso una conversione ecologica del rapporto cristiano con la natura volto ad evidenziare i peccati contro l’ambiente equiparandoli al peccato contro Dio. Tra ambiente e il creato esiste da sempre una sensibilità ecclesiale, il peccato ecologico introduce dunque una rottura della relazione uomo Dio che insieme al reato rappresentano una responsabilità soprattutto per la coscienza delle persone. Promuovere responsabilità ambientale verso un approccio ecologico integrale significa promuovere società, cura del prossimo, lotta contro le disuguaglianze, solidarietà. La visione del peccato ecologico è verso questo obiettivo, più che una punizione che procura una pena ultra terrena. Il riferimento alla ricostruzione del rapporto con la natura presente nel diritto canonico è la principale invocazione non solo dell’enciclica cristiana ma anche ortodossa e di altre religioni. L’abbraccio tra peccato e reato apre al coinvolgimento tra la morale nei confronti di Dio (e degli altri) e la responsabilità laica verso la società. Il peccato però a differenza del reato non si prescrive impegnando di responsabilità il peccatore che dovrà rimediare alle violazioni restituendo ciò che è violato. Prendersi cura del creato è un’azione già sostenuta nella Genesi, dove il diritto canonico ne rappresenta un’interpretazione autentica e dove si differenzia l’autonomia del creato dall’autonomia dell’uomo in quanto quest’ultimo è solo un amministratore e non un possessore. Amministrare il creato è un compito da svolgere nel più profondo rispetto, il rapporto dell’uomo verso gli animali, l’ambiente, la natura dovrà trovare una nuova misura di responsabilità, un’inversione di rotta rispetto all’azione predominante da secoli di mettere troppo l’uomo al centro di ogni cosa finendo per diventare lui stesso Dio. L’azione dell’uomo compie un tradimento del mandato approfittandosi del creato, ovvero di ciò che non gli appartiene, di ciò che non è stato costruito, inventato, trovato dall’uomo. I disastri ambientali, gli inquinamenti della natura e dell’ambiente, compromettono la salute e i nostri habitat rendendo necessaria un’etica di rispetto verso ciò di cui non siamo possessori. La sensibilità deve incontrare un nuovo slancio perché possiamo prescrivere, inventare tutti i reati e tutti i peccati che vogliamo ma se manca la sensibilità e la responsabilità rispetto a ciò che non ci appartiene violeremo in continuazione le norme trovando continue giustificazioni. E’ risaputo purtroppo che stiamo andando verso una direzione di non ritorno e sarà importante, prima che sia davvero troppo tardi, passare ad azioni concrete per non cadere nella retorica del peccatore consenziente, credente o laico.