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Lino Nessa: Quando ci vuole, ci vuole

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

20
APR
2012

Uomo di partito fino in fondo, il senatore accetta di appoggiare il governo tecnico insieme al centrosinistra «ma per il bene della Nazione», auspica un repulisti dei partiti «ma con garbo», annuncia che passerà il testimone a Gianfranco Chiarelli per la guida del PdL martinese «ma è solo un’indicazione»

 
«E’ necessario scegliere dopo aver giudicato e non giudicare dopo aver scelto.»
(Marco Tullio Cicerone, De amicitia)
 
L’intervista che state per leggere può essere fruita anche per mezzo televisivo e informatico, essendo stata elaborata in contemporanea alla trasmissione “Protagonisti”, in onda su Tl Valle d’Itria-Tele Locorotondo. Tuttavia, abbiamo ritenuto che fosse giusto diffondere le parole del senatore Nessa anche per chi non gode dei mezzi sopracitati o per chi preferisce affidarsi alle fruscianti e profumate pagine del nostro settimanale. Buongustai!
Apriamo il discorso con una citazione, che potrete leggere sopra, tratta da uno dei più grandi politici della storia mondiale: Cicerone. La frase è tratta dal “De Amicitia” e, sicuramente, era incastonata in un diverso contesto, ma noi di Extra vorremmo riproporla a tutti i nostri lettori come motto per questa tornata politica: è la volta buona che, prima di entrare nella cabina, si leggano le liste e i nomi che esse contengano e si valuti l’operato effettivo di ogni candidato. Si scelga bene prima di imprimere il solco della matita sulla scheda elettorale; non è più il caso di giudicare la propria scelta col senno di poi, magari mordendosi le mani dopo!
Ed ora leggiamo pure le parole di uno degli uomini politici di punta di Martina Franca. Pasquale, detto Lino, Nessa, 52 anni, con un passato calcistico, oggi senatore della Repubblica dal 2001, dapprima con Forza Italia e poi per il Popolo della Libertà. Il senatore è ben convinto che la politica non debba essere solo un modo per fare incetta di potere ed essere avulsa alla gente. «Non dimentico» dice, «mai di ricordare agli amici che la qualità principe di un bravo politico è quella di saper ascoltare gli altri. Il bisogno della gente è essere ascoltati.»
 
Come ci si sente, da uomo di centrodestra della prima ora, ad appoggiare il governo tecnico non eletto di Mario Monti assieme agli avversari di sempre, ovvero i parlamentari del centrosinistra?
«Beh, sono sempre stato uomo di partito e ho accettato e rispettato anche questa soluzione. Anche in aula, quando votiamo i provvedimenti, lo faccio sempre con lo spirito di gioco di squadra e da membro di un partito che adesso, necessariamente, per il bene della Nazione, ha preso questa decisione. Per ora bisogna che vada in questa maniera, poi, come sempre succede, ci saranno tempi per pensare ad altro e tornare alla politica vera.»
 
Comunque è questo governo tecnico a fare tutto il lavoro sporco che, fino ad ora, non è stato fatto. Alle forze politiche è forse mancato il coraggio di imporre quelle misure necessarie, per quanto impopolari?
«Di solito le riforme sono sempre impopolari. Si pensi a quanto è successo in Puglia qualche anno fa, quando il candidato uscente, Raffaele Fitto, oggi ex ministro, parlò di quello che sarebbe stato il piano ospedaliero: perse le elezioni. Questo ci dimostra che, per quanto buoni, spesso i propositi non funzionano, specie quando si toccano i vari campanili.
Non è facile per nessuno riformare, però è anche vero che siamo un Paese un po’ obsoleto. Alcuni, diciamo anche importanti, capisaldi della nostra Costituzione vanno quantomeno modificati. Il vecchio governo ha fatto quello che doveva fare inizialmente, solo che, oggi più che ieri, a parte questo discorso di tasse, bisogna arrivare a dare qualche certezza in più per lo sviluppo e l’occupazione. E’ lì che avremo, penso, un confronto vero.»
 
Partiti e corruzione: sono un binomio che va di pari passo. E il sentimento di antipolitica è sempre più diffuso, tanto che Bersani afferma che, se non la si contrasta, questa spazzerà via tutti. Perché, a questo punto, i cittadini dovrebbero continuare ad avere fiducia nella classe politica?
«In politica, come in altri campi, ci sono anche molte persone che lavorano con professionalità e tante umiltà. Non bisogna mai fare di tutta un erba un fascio; al contrario, è il momento giusto perché ogni partito faccia un po’ di repulisti. Io sono da sempre un garantista, quindi aspetto che si giunga all’ultimo livello per capire se effettivamente una persona è colpevole o meno, ma se ci sono dei rami secchi o da tagliare, è necessario farlo. Sempre con garbo però, perché bisogna anche mantenere in piedi una squadra di ottime persone.»
 
Subito dopo le sempre più imminenti elezioni di maggio, ha affermato che si terrà il congresso cittadino del Popolo delle Libertà e che, in tale occasione, Lei passerà il testimone al consigliere regionale Gianfranco Chiarelli. A molti è sembrato una vera e propria investitura dinastica. Ci chiarisca un po’ la situazione…
«Sono abituato a essere sempre molto diretto, anche e soprattutto con gli amici, perché ritengo che la chiarezza sia necessaria alla base di ogni rapporto. Sono passati ormai 14 anni da quando facemmo quel congresso di Forza Italia in città e sono contento che adesso il Pdl abbia deciso di promuovere, oltre a quelli provinciali, anche i congressi cittadini. Sarebbe stato meglio dirlo prima ancora di questa campagna elettorale, perché qualcuno avrà voluto specularvi sopra.
Il congresso darà la possibilità di parlare a tutti quanti, ma non voglio che si pensi che io abbia già deciso tutto: il congresso sarà aperto e democratico. Spero che Gianfranco Chiarelli venga eletto, ma la mia non sarà un investitura; piuttosto un’indicazione.»
 
Lei ha fortemente sostenuto la candidatura di Michele Marraffa a candidato sindaco. Questo Le è costato qualche pezzo, un bel po’ di critiche e un certo massacro mediatico. Arrivati a questo, Lei è pentito della scelta compiuta?
«No, assolutamente no! Io sono fatto così: guardo sempre al domani. La decisione di sostenere Marraffa l’ho presa con grande serenità e ho parlato da uomo di partito in favore di un altro eccellente uomo di partito.
Penso che non sia giusto affidare la nostra città nelle mani di persone che non hanno ancora coscienza di ciò che sia il lavoro da fare a Martina, e ce n’è tanto! I meriti per diventare sindaco di Martina Franca debbono essere guadagnati sul campo, e Michele ha fatto tutto questo: è il nostro candidato sindaco e ha sempre dimostrato di essere uomo di partito. Non mi pento, anzi sono convinto di aver fatto la cosa giusta.»
 
L’abbiamo vista accendere di entusiasmo la folla, durante la presentazione della candidatura di Michele Marraffa e delle liste che la sostengono. Come giudica queste prime battute di campagna elettorale?
«Forse sono carico più degli altri, ma per me, da sempre, le campagne elettorali sono il momento più bello della vita di chiunque faccia politica. Dopotutto, le dinamiche istituzionali sono sempre un po’ più frenate e algide, mentre il momento della campagna elettorale è quello in cui scendi tra la gente, quando abbracci tanti persone; ti fermi ad ascoltarle. E’ questo ciò che più mi affascina. La passionalità e la politica non va messa in discussione.»
 
E’ fiducioso nel risultato finale?
«Sì, sono fiducioso, e tanto, perché il Cantiere Marraffa, che all’inizio sembrava il nome di un nuovo quartiere, è una fabbrica di idee che molti hanno visto come una sorpresa e, sotto certi aspetti, un’innovazione. In questi giorni rappresenterà la riflessione che tutti i cittadini faranno. A coloro i quali non hanno deciso di votare, se farlo e per chi, io invito di andare a far valere il proprio diritto, la cui acquisizione è costata parecchio a tanta gente, in passato. So quanto i martinesi tengano alla propria città e spero che si inizia a fare delle riflessioni sui candidati. Le mie le ho fatte e spero tante che siano condivise da quanti più concittadini possibili.»
 
Sempre domenica, Lei ha detto: “Ora Martina o affonda o decolla”.
«Sì, perché sono convinto che non ci dovranno più essere tempi morti. Non si possono perdere altri cinque anni a scommettere su chi entra e chi esce da Palazzo Ducale. Io ho detto a tutti i candidati che è importante non tanto l’essere eletti, ma il rispetto dell’impegno preso con i cittadini. Il sindaco lo ha già fatto firmando il suo programma. Martina ha bisogno di gente nuova e sono sicuro che nel prossimo consiglio sarà rinnovato per almeno il suo 50%, e questo già rappresenterà un primo passo in avanti per questa nuova grande apertura. E per questo ringrazio tutti quanti i nostri candidati, quelli di Idealista, di Puglia prima di tutto e del PdL.»
 
In un eventuale ballottaggio, secondo Lei sarà meglio andare da soli o rischiare di finire mal accompagnati?
«Se fosse una questione facile potrei rispondere subito. E’ importante, invece, vedere cosa la gente pensa e deciderà nell’ultima settimana prima delle elezioni (che determinerà la forbice chi andrà avanti e chi noi). Io intanto incrocio le dita e, da persona aperta quale ritengo di essere, vorrei che per quell’eventuale decisione si facesse una riunione col partito e col sindaco, così che al centro della nostra linea politica ci sia sempre l’indirizzo che i cittadini ci daranno. Ma per questo dovremo attendere il 6 e il 7 maggio.»
 


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