Tra selve di pilastri e richieste risarcitorie per milioni di euro, passa nelle mani di Franco Ancona la patata bollente degli errori commessi, in tema di urbanistica, dall’Amministrazione targata Franco Palazzo
Inizierà ufficialmente lunedì 2 luglio alle 18,00 l’avventura del nuovo Consiglio Comunale di Martina Franca. Tra facce nuove ed emozionate, dei graditi ritorni e qualche prevedibile spocchia da primo della classe, sarà dato il via ai lavori con la convalida degli eletti, l’elezione di Presidente e vice Presidente del Consiglio, il giuramento del Sindaco, la presentazione della Giunta Comunale e la lettura degli indirizzi generali di governo. Così il nuovo Consiglio Comunale a ventiquattro muoverà i suoi primi passi che, almeno secondo quanto promesso dai vincitori in campagna elettorale, andranno in direzione diametralmente opposta rispetto al passato. Chi si aspettava un inizio più schioppettate, almeno leggendo l’ordine del giorno dei lavori, è rimasto deluso ma non avrà molto da attendere perché a breve la nuova Amministrazione Comunale sarà alle prese con la pesante eredità lasciata da chi l’ha preceduta, ovvero Sandro Calvosa e Franco Palazzo. Il Commissario straordinario pare abbia lasciato un buco di bilancio vicino ai tre milioni di euro che potrà e per forza di cose dovrà essere colmato, non senza qualche ulteriore sacrificio, in breve tempo; l’ex primo cittadino invece, come prezioso cadeau, ha fatto trovare al suo successore qualche patata bollette in tema di urbanistica. Tra tutte, due in particolare potranno “nuocere gravemente” alle casse del Comune e di rimando alle tasche dei martinesi. Sono i casi del centro commerciale della Due Esse S.r.l. in via Maria D’Enghien e del progetto per la costruzione di villette a Montetullio da parte della Girasole S.r.l. dell’imprenditore Giovanni Cassano. Del primo se ne è parlato già nei giorni scorsi a Palazzo ducale quando la questione è stata affrontata in una conferenza di servizi che alla fine, ha deciso di non decidere rinviando tutto al Consiglio Comunale. La vicenda rischia di trascinarsi nel tempo, tanto tempo, lasciando così in bella mostra una “selva oscura”, così come sembra essere tutta la storia, di pilastri in cemento armato. Della serie: nuove immagini utili ad arricchire l’album delle incompiute martinesi. Anche delle villette di Montetullio se ne è parlato recentemente anzi, più che parlato si è scritto. Infatti è stata pubblicata la notizia che il pm Remo Epifani ha incriminato l’ing. Bartolo Zizzi, responsabile del SUE, e l’imprenditore Giovanni Cassano, amministratore della Girasole S.r.l., che dovranno difendersi dall’accusa di concorso in abuso d’ufficio e falso per la realizzazione di case plurifamiliari per quarantaquattro appartamenti. Qualcuno dirà che, nel bene come nel male, “sparare la notizia” quando di mezzo c’è Giovanni Cassano non è una novità, come non è una novità l’errore di dare per già costruiti gli alloggi oggetto del contendere. Ma in questa vicenda una novità e pure grossa, c’è: per la revoca del permesso a costruire da parte del Comune di Martina Franca e per tutto quant’altro questa decisione ha comportato, la Girasole S.r.l. ha chiesto al comune un risarcimento danni per cinquemilioni di euro. Così come accaduto in altri casi, l’errore commesso da qualcuno rischia di essere pagato dall’intera comunità e in maniera abbastanza pesante. Ma è giusto che a farlo sia l’intera città ignara di quanto accadeva? Quelle prese in esame non sono certo le uniche vicende controverse che si sono verificate nei quattro anni dell’era Franco Palazzo, contemporaneamente sindaco e assessore all’urbanistica, e se tutti quelli che si ritengono danneggiati (se lo sono, lo sono per milioni di euro) dovessero fare causa al Comune, ci sarà poco, ma molto poco da stare allegri. Toccherà all’amministrazione in carica disinnescare questi ordigni che posso avere un effetto devastante, facendo sì che a pagare siano funzionari e dirigenti che hanno rilasciato le varie autorizzazioni o, seguendo il flusso di “entrate e uscite” dall’Ufficio tecnico Comunale, che a pagare sia chi quelle persone le ha volute lì, proprio lì. Magari chiedendo prima il perché.