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GIUSEPPE PERRONE/IL MIO CAMMINO SILENZIOSO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

22
NOV
2013
Amore universale, legame con la terra e passione per la scrittura. Queste le tematiche della poetica dell’autore e medico stattese, nella sua raccolta “Tra i passi e le strade”, nata nel corridoio di un poliambulatorio
 
 
Lo ammetto: sono un’amante dei romanzi. Adoro immergermi nella storia, conoscere i personaggi, ai quali, sembrerà strano, ma mi affeziono davvero. Mi piace vivere assieme a loro quelle appassionanti avventure e arrivata all’ultima pagina puntualmente mi sento come se stessi dicendo addio a dei cari vecchi amici. Tuttavia, ci sono alcune occasioni in cui la poesia è in grado di suscitare in me le stesse emozioni, o meglio: di stessa intensità ma di natura del tutto diversa. Perché come spiega il dott. Giuseppe Perrone, autore della raccolta “Tra i passi e le strade” edita da Manni, la poesia è l’immediatezza di un’emozione, intesa dal punto di vista sia del poeta che del lettore. E le sue, di poesie, quell’emozione sono in grado di suscitarla, eccome. 
La poetica del dott. Perrone spazia tra diverse tematiche: dall’amore alla ricerca interiore, dal legame con la terra al dolore che verte tuttavia sempre alla speranza. La sua raccolta è scaturita dal cammino di una figura silenziosa che si approccia con curiosità al prossimo, conducendo per mano il lettore passo dopo passo per le vie di questa intricata quanto irresistibile commedia umana che è la vita. 
 
Lei è un medico di professione, quindi ha avuto tutto un altro genere di formazione. Com’è diventato un poeta?
«Non è del tutto corretto, poiché prima della facoltà di medicina ho frequentato il liceo classico e coltivo sin da allora una forte passione letteraria, che però non ho mai messo nero su bianco. La svolta è avvenuta dopo i cinquant’anni, quando ho sentito il bisogno di fare un resoconto della mia vita, delle tappe fondamentali che l’hanno segnata, delle mie emozioni e osservazioni. L’ho fatto così, senza alcuna pretesa. Ho dato semplicemente vita a un desiderio recondito che avevo sin da ragazzo».
 
E la pubblicazione come è avvenuta?
«Quando il mio studio si è spostato nel poliambulatorio di via Viola, a Statte, mi sono ritrovato a lavorare insieme ad altri medici e ogni mattina, come si può immaginare, moltissime persone vengono per una visita e spesso sono costrette ad aspettare per diverso tempo in sala d’attesa. Così, ho pensato di stampare alcune mie poesie e di incorniciarle in corridoio. Ho avuto subito un piacevole riscontro: i pazienti leggevano i miei versi e mi chiedevano di un’eventuale pubblicazione. Il loro interesse mi ha dato coraggio, ho inviato i miei testi ad alcune case editrici – poche in realtà – e Manni ha accolto favorevolmente la mia proposta».
 
La Sua poetica è molto intimistica. Interessante, proprio nella poesia “Tra i passi e le strade” che dà il titolo all’intera raccolta, è il riferimento all’essere interiore.
«Queste poesie, infatti, nascono da una riflessione personale, da un cammino, quello di una persona comune che si guarda intorno, una figura silenziosa che osserva con umiltà. Tra un passo e l’altro, da una strada a un’altra, scopre la ricchezza del mondo, ma anche il dolore che talvolta emerge dai volti della gente. I miei versi sono spesso tracciati dalla malinconia che però si apre sempre alla speranza. Ogni poesia si chiude con un guizzo di luce che è indispensabile per affrontare la vita. Ho scoperto che la poesia per me ha una funzione terapeutica, nasce da un desiderio di completamento, di comprensione di me stesso e del mondo che mi circonda».
 
A proposito di dolore, in qualità di medico Lei è spesso a contatto con la sofferenza.
«Purtroppo, il mio lavoro mi porta a conoscere delle realtà spesso non piacevoli e mi mette in relazione con persone che affrontano un dolore, che può essere fisico così come emotivo. Viviamo in un periodo particolare, inutile rivangarlo, e sono tante le persone che hanno grosse difficoltà, le quali si riversano poi sul loro stato di salute. Spesso però noto in loro un bisogno di parlare, di essere ascoltati e capiti e non solo curati dal punto di vista medico. Rapportarsi agli altri e uscire dalla solitudine può aiutare ad affrontare un momento di crisi o di malinconia».
 
Per non parlare dei veleni dell’Ilva, che portano ogni giorno a nuovi casi di malattie.
«In una poesia faccio proprio riferimento alle ciminiere naziste. Sull’Ilva è già stato detto tutto, non si fa che parlare dei problemi e delle malattie, ma la cosa più brutta è che non si parla affatto delle soluzioni. Che mondo è quello in cui si è costretti a scegliere tra salute e lavoro? Non si vive né senza l’uno, né senza l’altro. È assurdo anche solo pensare di poter fare una scelta. C’è tanta rabbia fra la gente, perché le soluzioni ci sono, ma non vengono attuate. L’indolenza e il menefreghismo della classe dirigente sta annientando la dignità dell’uomo. Urgono dei provvedimenti che assicurino ai cittadini della provincia ionica un futuro».
 
A fronte dei fattori negativi della nostra terra, nelle Sue poesie si riscontra anche un forte attaccamento alle radici, ai nostri luoghi.
«È vero, è proprio così. La nostra è una città magnifica, che però viene continuamente vessata, umiliata, bistrattata. Abbiamo delle risorse stupende, storia, arte e cultura di un passato glorioso. Inevitabilmente mi sento parte della mia terra, della mia città. Parlo, nelle mie poesie, di migranti che vanno via ma che desiderano tornare nel luogo che ha dato loro i natali. Basti pensare ai versi di “Tornerò”, di “Magna Grecia” e di “Il treno”».
 
Tra le poesie che ho maggiormente apprezzato, vi sono quelle dedicate proprio all’arte della scrittura.
«Sì, ho voluto mettere su carta l’atto stesso della scrittura, la passione per questa nobile arte. In “La pagina bianca” e in “Il nero sul bianco” racconto il momento stesso in cui la poesia nasce; questo foglio che sembra invitarmi a ricoprirlo di inchiostro, di parole e significati. Sembra quasi un contatto fisico, quello tra l’autore e la pagina. Chi come me coltiva questa passione credo possa capire ciò che intendo».
 
Ha mai pensato di scrivere un romanzo?
«Sì, ci ho pensato, ma non so se lo farò. Mi approccio alla scrittura con molta umiltà e naturalezza; non ho pretese né desideri di dominare classifiche o di pubblicare a tutti i costi. Scrivo per me, perché mi fa stare bene; poi se da i miei scritti nasce qualcosa, va bene. Ma è un percorso naturale, è un semplice “scrivere”. Il romanzo comporta una costruzione più complessa, un tempo di elaborazione maggiore e non so se sarei in grado di farlo. Chissà. La poesia invece è l’immediatezza di un’emozione, di un pensiero. È un metodo di comunicazione veloce, sia per l’autore che per il lettore: se quest’ultimo non si emoziona subito leggendola, allora non si emozionerà neanche in seguito».
 
Parlando di lettore, Lei cosa preferisce leggere?
«Leggo molti romanzi. Tra gli ultimi, quello di Carofiglio, uno di Luca Bianchini e uno dei libri del momento, “Finché le stelle saranno in cielo” di Kristin Harmel».
 
Dunque, tirando le somme, si sente più un uomo di scienze o un uomo di lettere?
«Bella domanda (ride, ndr). La mia quotidianità e la mia professione mi portano inevitabilmente a essere un uomo di scienze per diverse ore al giorno. Ciò nonostante non disdegno le lettere, al contrario questo aspetto ha sempre fatto parte di me e cerco sempre di dedicarmici ogni volta che posso. Se non avessi scelto la facoltà di medicina avrei senza dubbio indirizzato la mia carriera verso la letteratura».
 
Ha nuovi progetti in attesa di realizzazione?
«Continuo a scrivere poesie e a raccoglierle. Sicuramente non smetterò di farlo, indipendentemente da pubblicazioni future. Sto sperimentando nuovi stili e metodi: se prima i miei scritti erano più istintivi, adesso appaiono più ragionati. Vi è una maggiore ricerca. Sto inoltre partecipando ad alcuni concorsi, sul sito web Poeti e poesia, curato da Elio Pecora. I miei versi sono stati selezionati per due diverse antologie e ne sono davvero felice. Per il resto, vedrò a cosa la vita mi condurrà».
 



Commenti:

Antonio calvo 22/NOV/2013

Brava roberta...

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