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Roberta Cavallo: I colori della mia vita

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

20
LUG
2012

 

Complesse le mappe del corpo e della mente. Lo sa bene quest’artista tarantina che ha trovato nella pittura il mezzo per esprimere se stessa e per guarire da antiche ferite
 
Roberta Cavallo è una promettente pittrice tarantina. Ha scelto di intrecciare indissolubilmente l’arte alla sua vita quando ha deciso di far trionfare nuovamente i colori in un’esistenza che scorreva in bianco e nero. E da allora i suoi quadri danno voce ai silenzi del cuore…
Roberta, come ti sei affacciata al mondo della pittura?
«Diciamo che in famiglia l’arte era nell’aria, soprattutto per quanto riguarda la musica. Mio fratello è violoncellista, io invece ho frequentato il liceo musicale e studiato pianoforte. Sin da piccola poi ho avuto una grande propensione per il disegno che è rimasto una mia passione per diversi anni. I miei genitori però avevano per me altri progetti, così ho frequentato il liceo classico “Archita”. Purtroppo mi sono dovuta confrontare con una situazione familiare poco serena: i miei genitori infatti si sono separati. Già affaticata dall’impegno di cui necessitavano i due licei, nell’adolescenza ho iniziato a soffrire di disturbi alimentari. Per via dei ricoveri alla fine ho lasciato gli studi. Non uscivo più di casa, non frequentavo nessuno. Vivevo forti depressioni: la mia vita era fatta di ospedali e psicologi. Quattro anni fa poi ho trovato il medico giusto, il dottor Angelo Orlando, un nutrizionista che mi sbalordì al nostro primo incontro: mi chiese di disegnare il mio stato d’animo. Da lì è iniziato tutto quanto. Mi ha stimolato a continuare col disegno per rappresentare di volta in volta qualcosa su un tema che mi suggeriva. E’ stata la prima persona che mi ha aiutata a credere in me stessa. Sono convinta che niente nella vita capita per caso. Poi ho conosciuto una persona che faceva parte di un’associazione culturale, Castaldo Annamaria, che mi presentò a Nicola Giudetti. Grazie a lui ho iniziato a partecipare alle prime mostre collettive. Durante queste ho conosciuto altre persone che si sono rivelate importanti, come Marilena Maggi…».
Ma, scelta di studi a parte, la tua famiglia ti ha incoraggiato a esprimerti con l’arte?
«All’inizio no. Ma non perché non credessero nelle mie qualità. Avevano pregiudizi sull’arte. Sono entrambi insegnanti e volevano che concentrassi il mio impegno in un corso di studi che potesse darmi uno sbocco occupazionale stabile. Non mi pento di aver frequentato il liceo classico. In fondo è grazie ai miei genitori se oggi riesco a rappresentare i miti che ho studiato ai tempi della scuola! Una caratteristica che invece mi è rimasta dai tempi dell’università è che non prendo appunti scrivendo ma attraverso il disegno. Anche a distanza di giorni, rivedendolo ricordo tutto perfettamente».
Quali sono i tratti essenziali della tua arte? Cosa ami dipingere?
«Inizialmente rappresentavo stati d’animo. Sono quadri che ho realizzato in pochissimo tempo per tirare fuori quelle emozioni negative che non riuscivo a esternare del tutto. Il primo è relativo ai disturbi alimentari ma non l’ha visto nessuno ancora. Lo tirerò fuori quando potrò dire di essere totalmente uscita da questi problemi. Poi ho iniziato a frequentare un gruppo di buddisti e ho visto un cambiamento interiore. Ho spostato l’attenzione dall’io al sociale. E i miei quadri sono diventati  pieni di simboli. Dopo averli realizzati, mi capita di trovarmi a osservarli e di scoprire aspetti di me che ancora non conoscevo. Insomma, l’arte si è rivelata per me totalmente terapeutica, sia quando la realizzo che quando l’interpreto. Mi aiuta a capirmi meglio. Forse non ci crederai, ma mi capita la notte, poco prima di addormentarmi, di visualizzare il quadro finito. Così sobbalzo nel letto e ne realizzo uno schizzo! Il giorno dopo mi metto all’opera. Vorrei che l’energia positiva che metto nei quadri riuscisse ad arrivare come messaggio di amore universale a chi li guarda».
Nel maggio scorso ti classifichi 1° ex aequo alla XXI Edizione della Moicarte. Nel giugno scorso invece ti classifichi 1° alla II Edizione del Premio “(Dis)Sensi” a cura dell’Hermes Academy. Con quali tele sei stata premiata?
«Quella della Moicarte si intitolava “Eurinome: omaggio alla dea madre”. L’altra era “Opera”».
Hai in cantiere una mostra personale dopo tante collettive? Puoi anticiparci qualcosa in tal senso?
«Ancora non so di preciso quando ma Marinella Maggi, la presidentessa dell’associazione “Unicità” che organizza eventi pittorici ma anche letterari, mi ha proposto di organizzare insieme una mostra personale di cui dobbiamo però ancora definire i dettagli».
Come concili il tuo ruolo di artista con quello di mamma?
«Lo concilio abbastanza serenamente. Ho una bambina speciale, Laura, di quasi 10 anni, che mi segue in tutte le mostre. Durante il giorno mentre si occupa dei compiti, io dipingo. Quando finisce di studiare viene a dipingere anche lei con me. E’ molto brava e ha già partecipato a due mostre col maestro Giudetti. Un grande grazie comunque lo devo ai miei genitori che mi aiutano sempre a gestire al meglio i miei impegni familiari e artistici».
Ti piacerebbe che la tua bambina da grande seguisse le tue orme?
«Assolutamente sì. Ma lei lo farà da professionista, se lo vorrà». 
Oltre la pittura che altre passioni coltivi?
«La liuteria. Dopo aver frequentato il liceo classico, partecipai a un concorso per imparare l’arte della liuteria in Calabria. Arrivai seconda. Piuttosto che iscrivermi subito all’università mi sono trasferita per tre anni lì, dove ho seguito il corso e ho imparato anche a decorare il fondo dei liuti. Poi purtroppo ho iniziato ad avere problemi piuttosto gravi di natura allergica che mi hanno impedito di avvicinarmi agli strumenti».
La passione per la pittura mette a nudo una spiccata sensibilità che manifesti non solo attraverso i quadri. Quell’apertura -di cui ci hai parlato- al sociale la trasformi in gesti concreti. In questo periodo sei impegnata in varie iniziative di beneficenza…
«Sì, due miei quadri parteciperanno a delle aste i cui proventi andranno in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto. Il quadro intitolato "La Bellezza" si trova già a Reggio Emilia. Quello invece intitolato "La Madre Terra"  verrà venduto all'asta qui a Taranto nel mese di agosto per una raccolta fondi voluta dal nostro sindaco».
 


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