MENU

Rischi vs opportunità/ In divenire tra ansie e demoni

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

13
MAR
2015
A Lecce, laurea honoris causa a Zygmunt Barman. Il sociologo polacco, che ha introdotto il concetto di modernità liquida, è atteso nel capoluogo salentino il 17 aprile
 
 
 
Viviamo in un’epoca a due velocità. La tecnologia, dopo aver preso la rincorsa qualche decennio fa, galoppa sicura. A vacillare sono invece i rapporti, individuali e tra culture diverse. Evaporata la fiducia nell’altro, il principale ingrediente è diventata la paura. In tempi come questi in cui la parola d’ordine (e forse anche l’imperativo) è precarietà, la sola costante è il rischio. Siamo immersi in una società liquida, come l’ha definita il sociologo polacco Zygmunt Bauman. Nei suoi lavori (Modernità liquida, Homo consumens , La società individualizzata) lo studioso ha esaminato con sguardo affilato la metamorfosi della modernità, spazzata via da tutto ciò che di solido aveva. 
Le osservazioni del sociologo, lucide e puntuali, lo rendono un punto di riferimento ancora oggi, alla soglia dei 90 anni. Così, il 17 aprile prossimo l’Università del Salento gli conferirà la laurea honoris causa in Lingue moderne, Letterature e Traduzione letteraria. In quest’occasione terrà anche una lectio magistralis intitolata “Sulle difficoltà e sul bisogno del dialogo” alla presenza del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Il giorno seguente sarà invece a Massafra, dove interverrà sul tema “Tra on line e off line e il bisogno della vita in comunità”.
«Noi europei del Ventesimo secolo ci troviamo sospesi tra un passato pieno di orrori e un futuro distante pieno di rischi», costretti a destreggiarci tra ansie ormai sedimentate e demoni “in divenire”.  Questa “l’istantanea” di Zygmunt Bauman nell’ultimo articolo pubblicato su Repubblica. 
“L’inizio della fine”, secondo il sociologo polacco, è stato il tramonto del modello produttivo fordista. Questo era stato la “spina dorsale” della rinascita economica del secondo dopoguerra. Così, la solidità materiale aveva irrobustito anche il corpo sociale, che vedeva nello Stato un punto di riferimento e nel welfare una rete di protezione. Negli anni Settanta cominciano a incepparsi gli ingranaggi della macchina produttiva, apparentemente perfetta, e l’opulenza del decennio seguente è il canto del cigno.
Gli anni Novanta sono quelli che rimettono in discussione lo stato sociale, fino a farlo a pezzi. Deregolamentare e liberalizzare diventano così parole di moda, di cui molti, però, ignorano l’autentico significato. A frantumarsi è il concetto stesso di comunità, vittima dei colpi di mannaia della “premiata ditta” politico-economica. Concetti come solidarietà, vincoli, fiducia finiscono per essere anacronistici. L’aria che respiriamo è intossicata dall’angoscia e dalla diffidenza, fertilizzanti micidiali per creare “mostri” nell’immaginario collettivo. Quello che riscuote maggior successo è il terrorismo, perché, in virtù del suo essere globale, è come un virus. Può colpire ovunque e in qualsiasi momento.
Come fare quindi, a scongiurare un clima di perenne paranoia in cui nessuno si avventura fuori dal suo recinto? Puntando sull’Europa, e contrapponendo alla tentazione dell’individualismo l’impegno a cooperare. Dialogare è un “rischio” ma è senza dubbio più interessante dell’isolamento.
 
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor