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SIMONE SPADA/L´OCCASIONE DI AMARE

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

17
LUG
2015

Giovanissimo, ma di grande talento. Il pianista tarantino ci racconta l’amore attraverso il suo ultimo lavoro, una romanza per pianoforte.

 

“Perduto è tutto il tempo, che in amor non si spende”. Questa meravigliosa citazione di Tasso campeggia in bella vista sul retro di un album inciso da un giovanissimo musicista che proprio all’amore dedica non solo il suo lavoro, bensì la sua intera vita.

Il pianista in questione è Simone Spada, già noto ai lettori di Extra; e l’album si intitola “Le Occasioni”. Ho conosciuto Simone in passato e sono rimasta assolutamente incantata dalla sua straordinaria umanità e sensibilità; qualità che ho ritrovato in maniera ancora più evidente, poiché nutrite da una maturità e da una consapevolezza maggiore, in occasione di questa intervista.

È un uomo di altri tempi, diremmo tutti. Uno che cerca il contatto umano, che ama circondarsi di bellezza e di arte, di cultura e di armonia. Lo dimostra la passione con cui si dedica alla sua musica, ma anche, e forse soprattutto, il modo in cui gli occhi gli si illuminano quando parla di Serena, la sua fidanzata “da una vita” e futura sposa (il matrimonio è, infatti, imminente, ndr). 

Chiacchierare con Simone è sempre piacevole, perché in qualche modo ci si nutre della sua capacità di vedere oltre le apparenze e di amare la vita, e dal colloquio con lui si esce – direi, quasi – arricchiti. Impreziositi di luce nuova e di desiderio di affrontare il mondo a cuore aperto.

 

Simone, partiamo proprio dal tuo nuovo lavoro: “Le Occasioni”. Di cosa si tratta?

«È il mio nuovo album, che prevede una prima parte con musiche di Mozart, la seconda con musiche di Chopin, e infine una mia romanza per pianoforte, che ho composto lo scorso novembre. Attraverso l’armonia della musica racconto l’amore in tre diversi momenti: il primo è quello dell’innamoramento, ossia quella voglia inconscia di donarti completamente a un’altra persona, la quale viene idealizzata e considerata perfetta. Nella seconda fase, tuttavia, ci si scontra con la realtà e si vedono lati e aspetti del carattere dell’altro che piacciono e altri che invece non sono come avevamo creduto in principio. Infine, subentra una nuova forma d’amore, che è diversa dalla prima, quasi cieca e assoluta; quest’ultima è invece data dall’accettazione, dalla consapevolezza di tutte le virtù e di tutti i difetti e dalla decisione, nonché la voglia, di abbracciare tutto ciò che si è».

 

È bello sentirti parlare così perché a volte, al giorno d’oggi, si ha come la sensazione che non si lotti abbastanza per far andar bene le cose, in amore come in ogni altro ambito.

«Sono dispiaciuto per come spesso vengano affrontate le situazioni, e soprattutto per la leggerezza con cui si sceglie di stare con qualcuno e allo stesso tempo di chiudere la storia, perché diventa troppo impegnativo o perché ci si rende conto che quel qualcuno non è perfetto. Io penso che il vero amore esista laddove si è capaci di avere lo sguardo proteso verso l’altro da sé e di continuare ad amare, perché lo sguardo che si riceve in cambio in qualche modo ti completa».

 

Lo sguardo che ti completa è quello di Serena…

«Sto con lei da quattordici anni, in pratica eravamo dei bambini. Era la mia compagna di banco a scuola e, semplicemente, ci siamo innamorati. In tutto questo tempo, com’è naturale che sia, abbiamo imparato moltissime cose l’uno dell’altra, alcune belle e altre che ci hanno fatto vacillare. Ma è normale, la vita non è sempre tutta rose e fiori, come si suol dire; ed è giusto che sia così. Perché proprio grazie ai momenti più difficili, si ha la possibilità di conoscere a fondo il partner e, se possibile, di amarlo ancora di più. Perché si sceglie di continuare a guardarsi con occhi veri, che vanno aldilà di qualsiasi incomprensione. Serena c’è stata, e c’è tuttora, in ogni momento; mi supporta e mi aiuta durante i concerti, anche semplicemente attraverso uno sguardo complice. Mi rivolgo a lei e vedo che mi comprende, ed è una sensazione meravigliosa. Posso dire che esiste il per sempre, e io mi sento felice e fortunato per aver trovato l’amore; ma è vero anche che quando lo si trova, va alimentato. Altrimenti, alla prima difficoltà si rischia di perdere tutto».

 

È a lei che è dedicato “Le Occasioni”?

«L’ho dedicato in realtà alla Madonna, che è la donna per eccellenza. Sia Mozart che Chopin hanno dedicato le loro composizioni a delle donne, che tuttavia non erano sempre le donne amate, ma anche amiche di famiglia o persone degne di stima e fiducia. Ciò che però conta è che in ogni caso tutto ciò che nell’arte muove l’umano a produrre è l’amore, di qualunque forma esso sia. Vi è sempre una donazione di se stessi. Il titolo dell’album è invece un richiamo a Montale, uno dei miei poeti preferiti, il quale riesce a trovare forza nella donna amata, alla quale attribuisce una funzione salvifica, anche in un contesto duro e terribile come quello della II Guerra Mondiale. Montale aveva capito che l’amore era l’unica possibilità di vivere. Il lavoro “Le Occasioni” nasce proprio dal desiderio di dare e ricevere amore. Ma l’amore va considerato in senso lato; non è solo quello romantico».

 

Ti riferisci a qualcosa in particolare?

«Mi riferisco a ogni ambito della vita quotidiana. All’amicizia, al lavoro. Molte volte mi sono soffermato a riflettere sui rapporti che si creano con persone che magari vediamo tutti i giorni, ma con i quali mi chiedo se ci sia un vero rapporto. Un amico, un collega… Si passano intere ore insieme, nel caso del lavoro spesso si tratta di gran parte della giornata. Eppure a volte si ha l’impressione che manchi quell’affetto, quello sguardo, quella vicinanza che invece sono necessari perché sono proprio questi a muovere il mondo. La capacità di entrare in empatia con qualcun altro, di condividere gioia e dolori, di avere a cuore l’altra persona, che si tratti di un conoscente, un vicino di casa, un familiare o un collega. Spesso ci si ritrova a scambiare due chiacchiere con qualcuno e poi a chiedersi: “Ma ci tiene a me?”. E non perché ci si voglia sentire importanti, ma semplicemente perché il respiro di uno è dato dall’attestazione del bene dell’altro. Altrimenti si vive costantemente con delle maschere, si interpretano dei ruoli. Ne sono consapevole: nella società ci sono delle regole da rispettare. Ma quanto queste regole, queste maschere, rendono veri i rapporti? Non sarebbe meglio se lasciassimo uscire il fanciullino che è in noi e relazionarci con autenticità?».

 

Montale, Pirandello e Pascoli. Si vede che hai una formazione classica.

«(Ride, ndr). Sì, amo la letteratura così come la musica e ho avuto la fortuna di avere insegnanti validi, sia in un ramo che nell’altro, che mi hanno fatto adorare queste arti. Ho imparato molto da loro e cerco con tutto me stesso di trasmettere ai miei allievi la stessa passione per la cultura e per la bellezza. Insegno infatti nel Liceo Coreutico Statale Gian Vincenzo Gravina di Crotone; sono pianista accompagnatore per la danza. Se riesco, con il mio lavoro, ad avere un riscontro positivo dagli studenti è anche grazie ai docenti che ho avuto».

 

 



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