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Arianna Greco/Ubriacarsi d´arte

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2015
Il vino, scelto nell’origine e nel colore, diventa la materia prima di un’arte sensuale e femminile. Ecco tutti i segreti – tranne uno - di un’artista che coniuga abilità tecnica e conoscenze in campo chimico
 
C'è chi dipinge utilizzando colori, tempere, acrilico, acquerello, matite e chi invece sceglie il nettare degli dei per creare quella che è stata battezzata arte enoica, capace di dare vita a profumatissimi capolavori enocromatici. Lei è Arianna Greco, artista  salentina che, avvalendosi dell'ispirazione di Dioniso che guida sulla tela le sue pennellate, dipinge opere di intensa e raffinata suggestione. I suoi soggetti sono spesso donne seducenti, di una sensualità coinvolgente ma mai eccessiva, uno splendido viaggio dentro la femminilità tratteggiata da volti, sguardi, espressioni che scandiscono e descrivono l'universo delle donne nelle sue molteplici connotazioni. Sublime femminile ed essenza di spirito che richiama l'ideale dell'eterno femminino di Goethe; si tratta di figure eteree che mostrano una donna seduttiva e conscia della propria femminilità imbevuta di pura essenza d'anima. Del resto, quando l'arte si fa donna non ha eguali, rompe i margini di convenzioni e stereotipi, caricandosi di sensualità, dolcezza e aggressività, coinvolgendo lo spettatore in un turbinio di emozioni che lo investono come un fiume in piena. La  sua tecnica si è affinata  con il passare degli anni. Inizialmente ha utilizzato  un  solo vino, poi, approfondendo i suoi studi e lasciandosi guidare dalla passione dionisiaca, ha iniziato ad indagare il comportamento di ogni singola tipologia prevedendone l’evoluzione cromatica e utilizzando vini corposi come il primitivo di Manduria, Il Nero di Troia, Il Negroamaro. L' arte di Arianna è ormai  nota a livello nazionale e internazionale e le  sue opere stanno facendo il giro del mondo, suscitando curiosità e apprezzamenti, arrivando addirittura ad Hong Kong. 
 
Arianna,  come nasce questa tua passione?
«Dipingere con il  vino è una tecnica particolarissima e di non facile realizzazione in quanto necessita di abilità tecnica e di conoscenze in campo chimico. Sono opere d’arte che hanno i profumi e i colori dei vitigni che nascono nella nostra Italia e in particolar modo nella mia Puglia anche se spesso e volentieri utilizzo i anche vini piemontesi come il Barolo, di cui amo tutto. Il vino posto su tela tende ad evolvere a suo modo, si ossida come farebbe in Barrique o in bottiglia e ciò grazie a reazioni tra antociani e tannini con conseguenti viraggi di colore. All’occhio osserviamo una maturazione, da color rosso porpora, color viola, rosso rubino verso sfumature tendenti al granato, al mattonato, sfumature decisamente più calde e più affascinanti. Proprio grazie a questo particolarissimo aspetto evolutivo che, normalmente non si verifica in altre forma d’arte, le mie opere sono state paragonate al quadro di Dorian Grey con la differenza che mentre questo invecchiando peggiora, i miei dipinti, invecchiando, assumono maggior fascino.
Questa passione è nata nel 2012 grazie alla mia storia d’amore con un uomo che si occupa di vino. Da un lato c’ero io che amavo l’arte, mai studiata accademicamente perché  il mio percorso formativo è stato medico-scientifico, dall’altro lui che ha fatto della sua passione per il vino un vero e proprio lavoro. Così, per comprendere meglio l’oggetto del suo amore…mi sono avvicinata ad esso ma facendolo a modo mio e quindi lasciandomi affascinare dall’aspetto cromatico di questa bevanda».
 
In questi giorni sei protagonista, assieme alla Puglia,  del documentario celebrativo  della tua arte enoica. La Regia del documentario è firmata Agnese Correra e la produzione è curata da Pierluigi Del Carmine della Daunia Production. Come nasce questo progetto?
«Questo progetto cinematografico nasce dal reincontrarsi di due persone, me e Agnese, entrambe originarie di Porto Cesareo, nel cuore del Salento. Entrambe figlie della Terra di Puglia ma con una vita trascorsa fuori da essa. Io nel territorio barese e lei a Roma, ciascuna per proseguire la propria formazione. E‘ stato un lampo di genio. Io ero ospite per la Wine & Food Week romana presso Eataly dovo era in programma una mia Performance col vino. Lei, stando a Roma mi ha proposto di filmarla e così ne è venuto fuori un video che condensa in pochi minuti la nascita del mio quadro pennellata dopo pennellata. Ci siamo accorte, così, che vedermi all’opera dalla tela bianca fino al quadro completo era un qualcosa di affascinante e si è pensato di realizzare un vero e proprio documentario relativo a questo, anzi un film-documentario e da lì il coinvolgimento delle migliori maestranze in campo e della Daunia Production di Pierluigi del Carmine».
 
 
Al tuo progetto  prende parte il  Nettare di Bacco di importanti realtà produttive pugliesi. Tre Aziende vitivinicole saranno presenti: Conti Zecca a Leverano, Consorzio Produttori Vini a Manduria e Grifo a Ruvo di Puglia. Cosa rappresenta questo per il nostro territorio?
«A questo progetto prendono parte tre Aziende rappresentative di tre areali a vocazione vitivinicola pugliese in maniera tale da abbracciare tutta la mia Terra e per renderle omaggio; è  come un viaggio in quella che amo definire la Penisola nella Penisola alla scoperta di quante sono le Puglie del Vino».
 
In passato hai realizzato sette opere, sette vizi capitali dipinti non con i  colori comuni ma usando proprio gli alimenti: carote gialle, viola, arancioni e rosse, rucola, prezzemolo. 
Colori estratti dallo chef Pezzuto per i suoi piatti e impressi a colpi di pennello su tela. E così l'Ira, la Superbia, l'Avarizia, la Lussuria, l'Invidia, la Gola e l'Accidia hanno preso  forma. Raccontaci questa idea.
«Il filone dedicato ai vizi capitali è stata una sfida. Nel mio bagaglio di esperienze c’è la pittura tradizionale, quella su fogli antichi, la pittura con il vino e quella con la birra artigianale. Allora mi son chiesta, insieme allo Chef stellato Davide Pezzuto, perché non provare anche colori naturali estratti dagli alimenti? E così è stato. Lui è un grandissimo nel suo settore basti pensare che pur essento appena trentacinquenne ha girato il mondo partendo dalla Puglia. In Abruzzo ha preso la Stella Michelin e per ben cinque anni è stato secondo del grande Chef Heinz Beck lavorando sia a La Pergola a Roma sia a Caffè Les Paillottes a Pescara. Quindi un’eccellenza che ha deciso di affiancarmi. Lui ha estratto i colori dagli alimenti, colori di una brillantezza da lasciare senza fiato. E così ho deciso di realizzare sette opere che rappresentassero i Vizi Capitali. Una sfida. L’ennesima che, però, son riuscita  vincere. Il problema di base, infatti resta la durata nel tempo dei colori ma i miei studi mi fanno da supporto e so esattamente come procedere perché il colore riesca a fissarsi e mantenere su tela ed è un segreto che non verrà mai svelato!».
 


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