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Insegnanti: ieri giudici oggi imputati

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

18
MAG
2016
A proposito di Buona Scuola, nelle nuove pagelle gli insegnanti verranno valorizzati o valutati? Di questo e di tanto altro si è discusso durante il corso di formazione su “La valorizzazione del merito dei docenti”
 
Giovedì 12 maggio, in una biblioteca gremita, come accade  per le grandi occasioni, si è svolto a Martina Franca il corso di formazione su “La valorizzazione del merito dei docenti”, mirabilmente organizzato dall’UCIIM nella persona della dott.ssa Cinzia De Bellis.
Tra i presenti  dirigenti e soprattutto docenti, desiderosi di saperne di più sull’argomento e di scoprire come il lavoro che li vede impegnati quotidianamente nel campo educativo, possa essere considerato, valorizzato ai fini delle novità presenti nella legge che, anche i non addetti ai lavori, conoscono con il nome “Buona Scuola”.
A fare gli onori di casa e dare inizio all’incontro l’assessore alla cultura, prof. A. Scialpi, che ha espresso tutto il suo plauso per l’iniziativa, sottolineando subito, da uomo di scuola, come i docenti siano mortificati nel loro merito e di come si impegnino a trasmettere e far amare le coordinate del sapere, sempre, con passione, considerando l’umanesimo il “clima di fondo”, anche, della tecnologia. Accennando al bonus non ritiene giusto che venga elargita “la mancia” una tantum.
La parola passa al  dott. Salvatore Amorella, presidente regionale dell’ UCIIM, che considera e continuerà a vivere la scuola come comunità educante e non certo, come spesso oggi si vuole che sia, come azienda. Crede fermamente nell’attività e nella missione dei docenti e anch’egli fa riferimento all’argomento del momento, “il bonus agli insegnanti meritevoli”, evidenziando come forte è il rischio di premiare chi già ricopre un ruolo extra, lasciando ai margini chi lavora seriamente nella propria aula ed è punto di riferimento costante per i propri alunni e non può documentare.
In effetti è proprio così, ci sono vissuti di classe, conversazioni con gli alunni, accoglienza delle diversità, rispetto di tutti e di ciascuno, momenti di condivisione e crescita, cammini e mete raggiunte,  conquiste di autostima, considerazione di sé, voglia di fare, piacere d’imparare, di leggere, che difficilmente potranno essere documentabili nella cartellina con su scritto “fatto in quest’anno scolastico”.
Don Franco Semeraro, rettore della Basilica di S. Martino, si è subito sentito facente parte del gruppo insegnanti presenti in sala, ha esordito dicendo “il prete, in realtà, altro non è, che un educatore” e ha espresso la convinzione che la società civile e la famiglia, in primis,  hanno un debito verso i docenti.
C’è molta attenzione da parte dei presenti, tutti seguono con interesse e percepiscono la sincerità delle parole pronunciate dai relatori. Il clima è favorevole per entrare nel merito con l’intervento della dott.ssa Lucrezia Stellacci, componente Consiglio Superiore Pubblica Istruzione.
Ho avuto la fortuna di ascoltarla in altre occasioni, mi piace il suo modo di approcciarsi agli argomenti da trattare, la sua capacità oratoria e soprattutto la sua verve.
“Valorizzazione del docente” e non valutazione, ci tiene a mettere subito in chiaro, e questo già merita un “mi piace”. Consiglia di muoversi su dei punti precisi, di fare una griglia “per non subire le richieste estemporanee del ministero”.
“Il docente va valorizzato e non valutato, perché non sempre è un funzionario pubblico, ma è un incaricato di pubblico servizio assistito da una libertà personale che è quella d’insegnamento”.
Poi sembra come se entrasse proprio in una scuola, dal portone principale e afferma: “ Se c’è un dirigente che funziona, funziona anche la scuola … ha il diritto e il dovere di dare un’impronta alla scuola che dirige, è il primo responsabile”.
Tornando all’umanesimo del quale si parlava all’inizio, a questo punto il paragone tra dirigente e pater familiasmi sembra quanto più appropriato.
Consiglia di muoversi, utilizzando una modalità non interpretativa, ma scientifica, per ridurre gli inevitabili contenziosi, “altrimenti il bonus ai docenti sarà dato dai magistrati”.
Un lungo applauso ha coronato l’intervento della dottoressa Stellacci.
La senatrice Angela D’Onghia,  ha esordito dicendo a tutti i docenti presenti: “Grazie del dono che voi fate all’Italia, la nostra nazione e le famiglie devono esservi riconoscenti”.
Molto sentito, familiare e confidenziale il suo intervento e in particolare, quando: “Sono stata in udienza dal Papa con il mondo della scuola, quando si è avvicinato, mi ha stretto la mano e mi ha sorriso, un grande sorriso, pensava fossi una docente. Chi mi stava affianco ha avuto l’infelice idea di presentarmi, dicendo che ero un politico. Il  sorriso si è subito spento sul suo volto”.
Auspica una scuola come un grande magazzino degli attrezzi, un luogo che aiuti i bambini a passare dalle conoscenze alle competenze.
“L’umiltà è importante, deve partire dai dirigenti, nell’apprezzare chi sta loro vicino”
“Il lavoro del docente, di ogni docente, sento che è una corsa verso la propria dignità”, non verso la valutazione, tanto meno verso il bonus.
Saluti finali, sala ancora gremita, gente desiderosa di intrattenersi, ascoltare, parlare della Buona Scuola, quella con la lettera maiuscola che si fa in aula, tra i banchi, insieme agli alunni affidati a ciascun docente, che diventa compagno di viaggio nel mondo della conoscenza, del sapere  e della vita.

 



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