MENU

Istantanee / La convivialità delle differenze

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

29
DIC
2016
In pieno clima natalizio, danno da riflettere le considerazioni fatte dal professor Franco Lenoci, docente dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano, su don Tonino Bello e il suo concetto di pace
 
 
Tutti gli auguri scambiatici auspicano una vita nella quale regnino serenità e pace.
Pace abbiamo gridato dopo gli ultimi attentati.  Perché non c’è pace? Ci chiediamo sempre guardando i telegiornali che elencano innumerevoli casi di cronaca e violenza, “chi va in edicola, chi è dotato di telecomando e di mouse, ha continuamente conferma che purtroppo, la pace non è affatto scontata”. Ma cos’è in realtà questa pace a cui tutti aneliamo?
Il professor Lenoci riporta le parole di Papa Francesco che nel 2013 ad Assisi ebbe a dire: “la pace da sostenere, la povertà da condividere, il creato da custodire”.
Sostenere la pace è un tema di grandissima attualità. Pace, secondo don Tonino Bello, non è una parola… è un vocabolario.
"Pace è giustizia, salvaguardia del creato, libertà, dialogo, crescita, uguaglianza. 
Pace è riconoscimento reciproco della dignità umana, rispetto, accettazione dell’alterità come dono.
Pace è temperie di solidarietà. Per spiegare al meglio un vocabolario come la Pace, don Tonino Bello ricorre a una cosa buona per definizione: il Pane.
Pace non è la semplice distruzione delle armi. E non è neppure l’equa distribuzione dei pani a tutti i commensali della terra. Pace è mangiare il proprio pane a tavola insieme con i fratelli.
Non basta mangiare, bisogna mangiare insieme! Non basta avere un pane e ognuno se lo mangia dove vuole: bisogna poterlo mangiare insieme! Questa è la pace: convivialità delle differenze. 
La pace è dono. Anzi, per-dono. Un dono per. Un dono moltiplicato.”
Don Tonino Bello ha indicato le tre pietre che scatenano una cultura di guerra, che dobbiamo svellere: profitto, nel senso di tentazione economica; potere, nel senso di tentazione politica; prodigio, nel senso di tentazione fatalistica. Non si costruisce la città nuova con tali pietre. Sono pietre antiche: dobbiamo rimuoverle. Le tre pietre che costruiscono la cultura della pace sono: parola, protesta, progetto”… che vede tutti gli uomini coinvolti nella costruzione, senza differenza d’età alcuna. “Secondo don Tonino si è giovani non sulla base del numero degli anni che si è vissuto, ma sulla base del saper coltivare degli ideali per i quali valga la spesa battersi”.
Diventa importante che ognuno viva “il gusto dell’essenziale, il sapore delle cose semplici, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell’impegno storico, lo stupore della vera libertà, la fontana della pace.” 
Ho ascoltato il Professor Lenoci più volte: è sempre un fiume in piena, trasmette tutto l’entusiasmo e lo stupore che lo caratterizzano insieme a tutta la voglia di trasferire “quello che sa” e nello stesso tempo le emozioni che prova.
Esperto di economia, i suoi interventi, da nord a sud dell’Italia spaziano tra gli argomenti e gli interessi più svariati con egual preparazione e capacità di coinvolgere ed erudire la platea.
Così se oggi ha parlato di pace francescana e don Tonino Bello, ieri si è soffermato su un argomento che potrebbe sembrare più frivolo e leggero qual è la moda.
Ma come nel suo stile, è proprio il caso di dirlo, lo ha fatto con classe ed eleganza, partendo da una riflessione di Patrizia Calefato, “la moda è un tema mondano; la moda è una voce dell’economia; la moda è un oggetto culturale ed è importante parlare di moda come cultura”. 
“Lo ripeto, voglio parlare di moda come cultura, perché, lo dico sempre e lo ripeto anche adesso, la Cultura è la chiave per spalancare la finestra del futuro”. Per questo occorre organizzarela speranza, puntando sulla cultura, anche come tradizione. A questo proposito il grande compositore e direttore d’orchestra, Gustav Mahler diceva: “Tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”.
“E’ la forza della propria storia, del proprio gusto artistico e dei valori culturali che rende unico un prodotto!
Facciamo una nuova semina di spirito imprenditoriale, che contrasti la condanna al presente, senza profondità di memoria, senza prospettiva di futuro… quella condanna al presente che impedisce di sognare.
È un errore non sognare, un errore blu.  Se non si sogna, non si progetta. E se non si progetta, non si realizza.
Se la Moda si stacca dalla Cultura, diventa qualcosa di effimero. 
Ma se la Moda e la Cultura fanno strada insieme, allora moda e cultura percorrono la strada verso l’eternità.”
Così interessarsi di moda, essere alla moda, seguire la moda, fare moda diventa un percorso culturale e come tale educativo, in evoluzione, capace di aiutare l’uomo nella sua crescita sociale, diventa un modo di pensare e di vivere.
Spesso il professor Franco Lenoci da inizio ai suoi interventi dicendo “Questa sera voglio, desidero, anelo parlarvi di… Mi piace, mi appassiona, mi intriga…".
Penso che un docente che esordisce così coinvolge inevitabilmente i suoi alunni, alimenta in loro la voglia di apprendere, acuisce l’interesse, rinnova senza soluzione di continuità lo stupore sia nel docente che nei discepoli, portandoli ad essere protagonisti di una vita nella quale è possibile avere i piedi nel borgo e la testa nel mondo, una vita che consente al docente e ai discepoli di fare strada insieme lungo i sentieri della cultura, in un clima di rispetto, di accoglienza, di pace!
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor