Quasi un’ora di ritardo, poi, entrato in scena, tutto da copione: perchè lui, prima che politico è un grande attore
Venerdì 22 settembre, Cinema Teatro Verdi, “Avanti”, perché l’Italia non si ferma, di e con Matteo Renzi.
Non vi sembri strano questo incipit, sulla carta presentazione del suo ultimo libro, in realtà si è trattato di un vero e proprio spettacolo teatrale, un monologo, uno show, che ha fatto registrare un prevedibile sold out.
Superato il foyer, entro, mi avvio, ma l’hostess mi ferma invitandomi ad andare a destra e non a sinistra, le faccio notare, sorridendo, che, in un evento organizzato dal PD, questo invito suona un po’ strano.
Come le grandi dive si è fatto attendere: quasi un’ora di ritardo, poi, entrato in scena, tutto da copione: mentre veniva presentato, si sistemava le maniche della camicia, rigorosamente bianca, all’altezza di “un polsino sotto al gomito” come Kennedy, come Onassis, come Agnelli, ci perdoneranno costoro, perché sicuramente lo stile renziano non regge il paragone. Conquistato il microfono è stata una performance senza pausa alcuna. “Il libro è solo un pretesto, mi è servito per mettere i puntini sulle i”. A onor del vero anche questa precisazione si è rivelata un pretesto per l’autocelebrazione. Ha esordito affermando “Chi come noi ha portato l’Italia fuori dalla crisi e ha preso per mano le esigenze del Paese… la prospettiva per Martina Franca è candidarsi a Capitale della cultura”, e qui applauso e soddisfazione dei presenti.
Sembra prendere in considerazione le sollecitazioni e le domande del pubblico, ma in realtà glissa su quelle più “imbarazzanti” con un “questo lo vedremo dopo”, ma dopo, si sa, è figlio di mai.
I presenti seguono i racconti sull’accordo istituzionale con Berlusconi, che imita perfettamente, sulle affermazioni di Salvini e dei cinque stelle.
Poi vuol fare un sondaggio, ma dice: “stavo per dire referendum, ma, capite, meglio di no”, inevitabili risate e lungo applauso.
Ci tiene a precisare che lui fa politica con sentimento, meglio ancora con sentimento e condivisione, tenendo insieme crescita e innovazione, perché la politica è possibilità, e il potere altro non è che una parola meravigliosa non come sostantivo, ma come verbo. E’ stato un crescendo di auto elogi e di alzate di mano da parte di chi sedeva in platea e veniva invitato a pronunciarsi rispetto a tasse diminuite, a Imu non pagato sulla prima casa, agli ottanta euro in busta paga e così via.
Le criticità vengono accennate appena. Nel momento in cui ha pronunciato la frase a effetto “non bisogna fare le riforme per gli italiani, ma con gli italiani” capite benissimo che mi sarebbe piaciuto tanto poter parlare della famosa “Buona scuola”, di tutto ciò che ha causato, di quanto ha distrutto e di come continua a farlo, ma non era previsto nel copione.
“Noi ci abbiamo provato, ci proviamo e vogliamo continuare a provarci. Abbiamo tutte le caratteristiche per farcela… l’alternativa a noi: Salvini e i cinque stelle”.
Ha la parola facile, una forma di logorrea pronunciata e ne è consapevole: “Dicono che sono bravo a comunicare”… lo spettacolo termina, il pubblico lascia il teatro, qualcuno si ferma per salutare Renzi: l’attore prestato alla politica.
Anch’io esco, percorrendo il corridoio a sinistra, e mentre attraverso il centro storico penso alla situazione politica italiana, ai discorsi pronunciati un po’ di anni fa da uomini che sicuramente avevano una levatura politico-culturale, diciamo, diversa… ma si sa i tempi sono cambiati.
La mia riflessione continua anche domenica, quando a Ostuni dai monaci di Bose, Luciano Manicardi, nuovo priore, relaziona su “Parlare per vivere: l’etica della parola”.
Comprendete bene che spesso durante l’ascolto la mia mente viaggiava a ritroso.
Calvino affermava che il linguaggio usato in modo approssimativo gli procurava fastidio, per questo parlava il meno possibile. La parola è un corpo contundente, ma ancor più interessante il parere di Aristotele che sosteneva che la parola aveva sempre valenza politica e Montaigne per il quale “colui che falsa la parola, tradisce la pubblica società”. E’ emerso molto chiaramente che “la politica non può essere solo ricerca di consenso, ma ricerca di senso”.
Non è certo semplice riassumere alcune ore di riflessioni profonde, frutto di studio personale e di buone letture. Il valore del silenzio, del pensiero, della verità, della sincerità, del saper interiorizzare, della promessa come impegno, per costruire il futuro, per dare speranza.
Di questo abbiamo fortemente bisogno, di questa speranza necessitano i giovani, di cui Renzi non ha parlato…
Poche le verità da lui pronunciate, ma forse, sincero è stato quando ha affermato che possono e devono ancora governare perché l’alternativa è solo Salvini e i cinque stelle… ma mi chiedo perché ormai, sempre, le nostre scelte devono essere, solo e soltanto, verso il meno peggio!