"Il silenzio delle nostre citta è tremendo, è un ammonimento, ma il silenzio è necessario perché ci aiuta a pensare. Non è facile ma pensare, per ciascuno di noi, è strategico oltre che necessario. Usiamo questo tempo per pensare”: lo ha affermato Paolo Crepet noto psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista durante il primo incontro della nuova rubrica "Upward 4.0 Incontriamoci in rete" promosso dall’associazione pugliese.
Upward, non si ferma ma continua ad elaborare e promuovere momenti di confronto ed approfondimento con mezzi nuovi e adatti alla situazione. La “piazza d’incontro” è la piattaforma digitale ZOOM MEETING!
Le ragioni del tema di questo primo incontro le spiega il segretario dell’Associazione Francesco Caroli, “È inutile nasconderselo, siamo tutti sopraffatti dalla paura di un virus subdolo che in quattro e quattr’otto ci ha vietato di abbracciarci, stringerci le mani, stare vicini. Tutti i giorni siamo messi davanti alla straziante conta giornaliera dei morti in ospedale, scene che sembrano da film di guerra e dal rischio così facile di essere contagiati se non restiamo chiusi in casa. Ora più che mai non mollare è un dovere istintivo, ma è comprensibile che prima o poi il momento di sconforto arrivi per tutti. L’emergenza sanitaria è, dunque, anche un’emergenza psicologica e per questo abbiamo voluto invitare uno dei massimi esperti italiani a riguardo".
Il pubblico numerosissimo e anche incuriosito dalle nuove modalità ha reagito attivamente ponendo varie domande al professor Crepet, che con grandissima disponibilità, ha risposto cosciente del grande ruolo che la sua professione ha in queste fasi così delicate.
Crepet apre l’incontro auspicando la formulazione di un patto nazionale, come nel dopoguerra, ed individua nella persona di Mario Draghi la persona a cui tale ruolo possa essere affidato ed aggiunge che “è finita infatti l’epoca in cui potevamo permetterci di affidarci a mediocri per il quieto vivere”.
Quanto al futuro l’ospite non ha dubbi “tante cose vanno cambiate e tante cose va ripristinata l’importanza di alcuni anni fa: l'educazione, la formazione, le competenze..” , sottolinea inoltre l’importanza del nostri Sistema Sanitario Nazionale per cui dovremmo essere davvero entusiasti.
Un monito chiaro arriva sul tema economico che non può dipendere solo dai conti, ma che è strettamente legato al benessere delle persone, con particolare attenzione ai soggetti che non hanno gli strumenti per capire ed adattarsi.
La conversazione diventa più accesa appena si tocca il tema del sovranismo.
Il tono pare non ammetta repliche. “I nazionalismi sono una bestemmia, ma ci pensate ad avere solo la musica italiana? solo la cultura italiana? E soprattutto la scienza, è proprio questo un campo dove la libertà deve avere un valore immenso è la scienza, la conoscenza. Nessuno costruirà un vaccino nel garage di casa sua, ci vuole collaborazione. Altro che Europa, serve una vera cooperazione mondiale”.
Il virus ha toccato e travolto anche le famiglie. I giovani, a detta del professore sono una generazione venuta su da una crisi del valore educativo, questo perché dagli anni ’70 i genitori hanno smesso di educare. E qui l’amara constatazione della presenza di genitori che non pretendevano niente dai propri figli, di adulti che hanno fatto finta di non vedere per non affrontare i problemi, anche se “è ovvio ci sono anche tanti ragazzi in gamba, ma non sono la maggioranza”.
In queste ultime settimane i genitori hanno pronunciato per la prima volta ai loro figli la parola matita, pennarello, hanno riscoperto i modi per intrattenere i bambini, che ci dimostra che esiste un'alternativa al digitale, precisando che “Occorre il giusto equilibrio tra mezzi didattici innovativi e il rapporto umano con il docente”.
La virtualità ha dei rischi insiti in sé, non lo possiamo nascondere “a tutti noi manca la pacca sulla spalla, la carezza, un pizzicotto insomma la comunicazione emotiva “. Dobbiamo augurarci insomma che finita questa emergenza risorgano le osterie, le bocciofile, luoghi in cui sia possibile parlare.
L’augurio in conclusione è quello di godersi il tempo che stiamo guadagnando non andando a lavorare, occupando il tempo con tante attività, ascoltare la musica, fare dei piatti pazzeschi, leggere un romanzo.
Paradossalmente il virus ha fatto un regalo, togliere la scusa del non avere tempo. Crepet parla nuovamente della famiglia che in questi ultimi giorni si è “reinventata” grazie al dialogo, i genitori hanno capito i propri figli, i coniugi si sono riscoperti nei loro pregi e nei loro difetti.
“Abbiamo tanti spunti su cui riflettere e una certezza” la chiusura laconica a Francesco, moderatore dell’incontro “il virus ci ha reso consapevoli di essere tutti vulnerabili, abbiamo capito questo: non siamo super uomini, non siamo onnipotenti".