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Il generale scrittore e l'Isola di San Paolo: storia di una fortezza abbandonata

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

6
MAG
2020

Nel Mar Grande di Taranto sono chiaramente visibili le isole Cheradi, dal greco choirades. L’arcipelago era composto da tre isolotti, San Paolo, San Pietro e San Nicolocchio, quest’ultima sommersa nel tempo dal mare. Le isole erano sotto la giurisdizione della Chiesa ma nel 1594 la flotta turca assalì le coste ioniche e dopo violenti combattimenti furono sconfitti dalla flotta cristiana guidata dai Vescovi di Taranto e Mottola.

Nel 1796 l’Imperatore Napoleone Bonaparte decise di creare un avamposto fortificato nella rada di Taranto per supportare una eventuale campagna militare in Egitto. Fortificò l’Isola San Paolo affidando le costruzioni militari al Generale d’artiglieria Pierre Chonderlos De Laclos.

In breve tempo venne costruita sull’isola una pesante fortezza con una doppia cinta di mura difensiva e un fortino al suo interno. Fu dotata di pesanti bombarde e cannoni situati sugli spalti e intorno alla fortezza, assicurando una linea di fuoco per contrastare il naviglio nemico. Nel 1803 il Generale morì e venne sepolto nella stessa fortezza, creando velate e antiche storie sul suo conto. Nel 1861 con l’avvento del nuovo Regno d’Italia il comando supremo della Regia Marina avviò in difesa delle basi navali una serie di fortificazioni composte da Torri corazzate girevoli muniti di grossi calibri, capaci di offendere il nemico attraverso la loro lunga gittata. Gli sforzi vennero concentrati sulle basi Navali di La Spezia, presso l’isola della Palmaria e Taranto sull’isola di San Paolo, entrambe ubicate in posizioni strategiche, per proteggere la flotta ed usare  le strutture e le maestranze dei rispettivi arsenali. Sull’isola San Paolo furono intrapresi una serie di lavori di restauro della vecchia fortezza per consolidare la nuova con la costruzione nel suo interno di solide strutture, ben protette e create  per ospitare sulla sommità la pesante torre binata corazzata. La Torre, costruita sulla vecchia batteria Ammiraglio Aubry, fu chiamata ”TORRE CORAZZATA UMBERTO 1”, (la stessa era presente sulla fortezza dell’isola Palmaria) e per movimentarla furono costruiti all’interno della fortezza una serie di locali  contenenti i vari sistemi idraulici e possenti motori per poter ruotare la pesante cupola e per la movimentazione dei grossi calibri.

La torre era costruita in lastre di ghisa indurita e ospitava due Cannoni Krupp a retrocarica con sistema di brandeggio singolo, capaci di sparare proietti di grosso calibro dal peso di 920 Kg.ciascuno, trasportati su carrelli posti su binari che attraversavano le varie gallerie sottostanti. La torre in quegli anni fu considerata un capolavoro d’ingegneria.

 

La Cupola della Torre Corazzata Umberto 1 (foto archivio Fiorentino)

 

Negli anni 1930, precisamente il 18 febbraio, con un regio decreto venne creata la Milizia per la difesa territoriale (DICAT). Nella piazzaforte di Taranto tale compito era affidato alla V°Legione della Milmart, costituita da oltre trecento uomini impiegati con il personale del Regio Esercito all’impiego delle batterie costiere, contraeree, sistemi di avvistamento acustico, proiettori e di telefonia, coordinati da una sala centrale di controllo ubicata nella piazzaforte di Taranto.

Sull’isola di san Paolo vennero incrementate le difese per contrastare gli attacchi aerei e accanto alla torre corazzata, (ormai in disuso) furono posizionati due batterie di tiro con cannoni da 120 mm. e sulla postazione superiore del fortino, furono collocate quattro postazioni binati di mitragliere pesanti Breda per uso contraereo, costantemente riforniti dalle riservette, collocate sotto i depositi e trasportate grazie a carrelli elevatori. Erano presenti due postazioni di vedetta, una accanto alle postazioni contraeree e l’altra sulla sommità della fortezza collegati telefonicamente con tutte le batterie contraeree e con le stazioni contenenti proiettori collegati agli aerofani. All’ingresso del porticciolo era stata costruita una batteria a tiro rapido, (a oggi esistente) e sul perimetrale del porticciolo erano presenti diverse postazioni di mitragliere leggere. Le strutture logistiche dell’isola ospitavano alcuni Mas per il pattugliamento e diversi rimorchiatori, usati dal personale addetto per il servizio posa reti antisiluro e per i meccanismi dei palloni frenanti, inoltre era presente anche il personale delle contraeree leggere montate su zattere. I rimorchiatori curavano costantemente il rifornimento delle munizioni, viveri, acqua, medicinali e il trasferimento del personale per la franchigia in città.

La fortezza dell’isola di San Paolo ebbe il suo battesimo di fuoco la notte dell’11 Novembre 1940, quando gli inglesi con l’Operazione Judgement sferrarono un attacco a sorpresa con aerosiluranti alla flotta italiana ormeggiata in rada e le batterie contraeree effettuarono un violento tiro di sbarramento contraereo, pensando ad un attacco aereo in alta quota. Durante il corso  della guerra le batterie furono usate solo per uso contraereo per contrastare i bombardamenti aerei sulla città. Alla fine della guerra la Marina Militare costruì sull’isola di san Pietro una stazione radio presidiata da un distaccamento militare, abbandonando definitivamente le installazioni sull’Isola di san Paolo.

 

 

Mezzi per l’ancoraggio dei palloni antiaerei          

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L’interno della Batteria posta all’ingresso del porticciolo

 

La foto mostra il fortino superiore dove erano ubicate le mitragliere e in fondo si nota la cupola corazzata con la postazione di vedetta (Archivio Fiorentino)

 

Con questa piccola descrizione storica della vita militare dell’Isola san Paolo si vuol evidenziare ed incentivare un fattibile recupero da parte delle Autorità preposte dell’enorme patrimonio storico/culturale appartenente all’antica Città di Taranto e magari osare di assistere alla realizzazione di un polo museale storico che potrebbe essere invidiato da tutti.

La storia non si dimentica!

Michele Fiorentino



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