Nella Basilica della Natività a Betlemme c’è una stella d’argento su cui è incisa la scritta “Qui dalla Vergine Maria è nato Cristo Gesù”. Per entrare in quel luogo bisogna inchinarsi, l’unico portone d’accesso è alto 1 metro e 20. L’ingresso basso impediva che si entrasse in chiesa a cavallo. Per capire la storia del Messia si parte dai Vangeli. L’evangelista Luca racconta tutto sulla nascita di Gesù, il nome dei genitori, il momento e il luogo. Matteo, l’unico altro evangelista che parla della Natività, si limita a dire che Gesù nacque a Betlemme al tempo del re Erode. Dalle due storie il presepe è pieno di misteri, a cominciare dai.Maria, la madre di Gesù, concepì il bambino senza perdere la verginità. Lo racconta Luca e lo conferma Matteo, che narra l’apparizione dell’angelo a“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”.Sulla verginità di Maria dopo il parto insiste anche un vangelo apocrifo che ha avuto un influsso enorme, il Protovangelo di Giacomo scritto verso il 150 d. C.Matteo per giustificare il miracolo cita il profeta biblico Isaia, “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele”. Questo vuol dire che una parte dei primi cristiani era convinta che le Sacre scritture ebraiche avessero riferimenti precisi a Gesù ed interpretavano gli antichi testi biblici in modo da adattarli all’epoca attuale. Nel passo di Isaia, la parola ebraica almàh significa “vergine”, nel senso di giovane donna, senza precisarne la condizione sessuale. Nessun testo dice che Maria fosse di Gerusalemme. Anzi, l’angelo la va a trovare a Nazaret, paese di Giuseppe, quando ella è già sua promessa sposa. Così narra Luca, che prosegue con la storia della visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, anch’ella protagonista di una gravidanza miracolosa perché era già anziana. Sebbene le due donne si incontrino fuori dalle mura cittadine, Elisabetta abitava di certo poco distante da Gerusalemme, poiché era la moglie del sommo sacerdote Zaccaria, che al tempio doveva per forza recarsi. Inoltre, per Luca questa coppia è essenziale ai fini del messaggio che vuole inviare: da Elisabetta e Zaccaria nascerà Giovanni il Battista, il profeta che riconoscerà Gesù come il Messia, ma anche suo cugino. Una parentela di santità assoluta, insomma.Il Protovangelo di Giacomo colloca la famiglia di Maria a Gerusalemme. Giuseppe, invece, abitava a Nazaret. L’autore del Protovangelo scrive che Maria nasce a Gerusalemme e trascorre l’intera infanzia nel tempio dove “riceveva il cibo dalla mano di un angelo”. Sarà data sposa a Giuseppe, che la condurrà a Nazaret. Qui la troverà l’angelo dell’Annunciazione e da qui partirà per cercare Elisabetta. I vangeli di Matteo e di Luca pongono Davide, re e messia d’Israele, fra gli avi di Giuseppe. Ma, oltre a questa genealogia, sul padre putativo di Gesù gli evangelisti dicono poco, si sa che era un tékton, termine greco per molto tempo tradotto come falegname, ma in realtà significa carpentiere, non fabbricava armadi, lavorava nell’edilizia.Secondo il Protovangelo, invece, quando Maria compì 12 anni, il sacerdote Zaccaria ordinò che tutti i vedovi di stirpe reale giungessero a Gerusalemme, affinché uno di loro fosse scelto da Dio come sposo della giovane, che da tempo viveva nel tempio in odore di santità. Tra costoro c’era anche Giuseppe,la sua prima moglie era morta, lasciandolo padre di più figli, Giuda, Giuseppe, Giacomo e Simone e più femmine. Si tenta di giustificare i fratelli di Gesù presenti nei vangeli, senza contaminare il mito della Vergine. Nel Vangelo di Marco e di Matteo, i fratelli di Gesù sono citati per nome. Ilproblemaera capire se i figli fossero di Maria o di un’altra, come afferma il Protovangelo di Giacomo.Nessun testo canonico, nega che siano figli di Maria e di Giuseppe. Nell’iconografia la sacra famiglia è sempre composta da mamma, papà e bambino, per privare di significato la figura storica di Gesù ed esaltarne la figura divina. Al tempo e in quei luoghi, il termine fratello aveva un significato molto più ampio di quello che abbiamo oggi.Mentre il luogo ideale per far nascere Gesù era Betlemme, dove era nato re Davide. Su questo insistono Matteo e Luca: nascere nella città di Davide, appartenendo alla sua stirpe, costituisce una conferma che fosse l’atteso Messia. Matteo e Luca, vogliono offrire a Gesù quegli aspetti divini che i fedeli si attendevano fin dall’Antico Testamento. Se in Matteo i genitori di Cristo sembrano spinti dal destino a Betlemme proprio quando Maria deve partorire, Luca fornisce una spiegazione più terrena, erano a Betlemme perché c’era un grande censimento, che obbligava tutti a tornare dove erano nati. Il censimento di Augusto dell’8 a. C. riguardava solo i cittadini romani. Il censimento di cui parla Luca fu invece di Quirinio, governatore della Siria, del 6 d. C., forse lo scrittore forzò le date pur di collocare la nascita a Betlemme. Altri storici invece pensano che il censimento citato sia quello del 6 a. C., sempre dello stesso Quirinio, quando era un semplice funzionario. Ma ciò che importa, alla fine, è salvare la simbologia: come ha un valore simbolico il suo giorno di nascita, collocato, nel quarto secolo, al 25 dicembre. Del resto, gli evangelisti qualificano Gesù come “nazareno”: probabilmente il vero luogo di nascita fu dove Gesù trascorse la giovinezza. Nessuno dei vangeli è opera di apostoli o di testimoni oculari, bensì di anonimi seguaciusando testi sui detti di Gesù che circolavano fra i primi cristiani. Perciò non possiamo risalire fino a ciò che ha effettivamente detto e fatto Gesù. Possiamo ricostruire la forma che le sue parabole, i suoi detti o i racconti su di lui avevano prima che fossero rielaborati nei vangeli. Ma fra queste ricostruzioni e Gesù c’è una distanza non colmata da testimonianze storiche.