“Quando comincerai a vedere il mondo in modo diverso, comincerai a cambiare”. E’ questa la frase che si ripetevano prima di dar vita alla canzone dell’ultimo album, “Salvagente”. Ora, la band sicula dal nome più curioso ha da poco cominciato il tour e noi li abbiamo incontrati a Pulsano
Si chiamano Giovanni Gulino, voce, Carmelo Pipitone, chitarra e voce, Paolo Pischedda, piano e organo Hammond, Mattia Boschi, violoncello e Basso, Ivan Paolini, batteria, e sono Marta sui Tubi. Questo bel gruppo esordisce nel 2003, formato da artisti siculi che vivono tra Milano e Bologna; il loro ultimo disco è uscito lo scorso 17 giugno con la canzone “Salvagente” e da qui è partito il loro tour con molte tappe a sud, tornando in Puglia dopo due anni. Ed è proprio qui da noi, a Pulsano, che li abbiamo incontrati in una delle loro tappe, scambiando qualche parola con Giovanni Gulino.
La canzone Salvagente è nata dalla voglia di spronare… o così per caso?
«Le canzoni nascono sempre per caso, parte tutto da una frase da cui si costruisce una storia vera e propria; in questo caso c’era una frase che mi girava da un po’, cioè quella che dice “quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso comincerai a cambiare”, si è sviluppato poi il clima. Si può dire che è un invito a cambiare prospettiva su tante cose, come tanti comportamenti sbagliati che si assumono: l’invito è quello di cambiare il mondo dentro se stessi per poterlo cambiare fuori».
Mi racconti l’esperienza di quando avete suonato a quota 3200 con degli strumenti scolpiti nel ghiaccio?
«Ci hanno invitato al festival in Val Senales, l’Ice Music realizzato dentro un igloo con strumenti scolpiti nel ghiaccio ed è una cosa impressionante suonare questi strumenti di acqua solida che sicuramente non davano la stessa resa di uno strumento acustico; la cosa divertente è che dovevamo uscire ogni 20 minuti perché la temperatura era di -2gradi (sorride, ndr)».
Riuscivate a suonare con le mani nude?
«Io cantavo, per cui potevo anche non sfiorare il microfono, ma la chitarra non si può suonare con i guanti per cui…, mentre il batterista li indossava, anche se non c’era una batteria vera e propria ma più che altro un set di percussioni di dimensioni diverse che emanavano quindi suoni diversi; c’era lo xilofono, il violoncello, la chitarra e dei violini».
Voi siete stati i pionieri del “secret concert”, ovvero suonare a casa dei propri fan, una bella idea, ma da dove è partita?
«Era un modo per incontrare i fan e per avere con loro un rapporto diverso: un conto è suonare durante un concerto con il limite del palco, diverso è quando il pubblico, sebbene più ristretto, è a due cm da te… e poi è bello andare a casa dei fan, conoscerli, interagire con loro: è un’esperienza che consiglierei a tutti gli artisti. In luoghi del genere, negli appartamenti quindi, è ancora più difficile suonare, perché senza l’amplificazione giusta non si può sbagliare un minimo suono, in quanto la tecnologia in certi casi aiuta molto, nel senso che ti permette di correggere le imperfezioni, perché se si è senza amplificazione e senza microfono l’errore si sente in toto… ma la cosa bella è offrire uno spettacolo scarno, reale, tale da riproporre il primo vagito della canzone, perché le canzoni nascono proprio con chitarra e voce».
L’esperienza con Lucio Dalla come è stata? Come la ricordi?
«Una bellissima conoscenza, lato umano fantastico, siamo stati veramente colpiti dalla sua disponibilità, umanità, sapienza, una persona meravigliosa; lui avrebbe voluto fare tante cose con noi, avrebbe voluto farci aprire i suoi concerti, si era creato un ottimo feeling, siamo rimasti in ottimi rapporti con il suo compagno Marco Alemanno che ce lo fa sentire ancora vicino».
C’è qualche canzone che più vi rappresenta o preferite?
«Faresti mai la domande a un padre sul figlio preferito? Sono tutti “piezz ‘e cor”, sono canzoni sulle quali abbiamo creduto e ci abbiamo lavorato tantissimo; diciamo che se una canzone non ci convince, la riproviamo per ore e per giorni prima di “partorirla”, in quanto dedichiamo moltissimo tempo a una canzone».
Come sta andando questo tour? Corrisponde alle vostre aspettative?
«E’ il tour perfetto, è quello che i nostri fan si aspettavano, nel senso che non andiamo a fare il set solo sull’ultimo album, ma essendo il nostro ultimo album una raccolta, ripeschiamo e riproponiamo pezzi che non facevamo da tempo, canzoni vecchie insomma e ai nostri fan piace molto».