Era il 10 ottobre del 1976 quando un gruppo di giovani su spinta di Agostino Casavola accese un punto di emissione in Valle d’Itria. A 90 anni dalla prima trasmissione in Italia, un altro anniversario importante: i 38 anni di Puntoradio
Dalla morte di Kennedy nel 1963 quando la Rai decise di interrompere le trasmissioni in segno di lutto, al discorso alla luna dell’anno prima del Papa buono, Giovanni XXIII. Dalla strage di via D’Amelio con il Gr1 che annuncia la barbara uccisione del giudice Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta, alla Vita Spericolata di Vasco Rossi raccontata a Radio 2 negli anni 80.
Per non dimenticare tutti i momenti del grande sport come la conquista della medaglia d’oro di Pietro Mennea alle Olimpiadi di Mosca 1980.
La storia dell’Italia degli ultimi 90 anni passa inevitabilmente dalla radio che in questi giorni ha festeggiato il suo anniversario.
La prima trasmissione radio nel mondo avvenne in Cornovaglia il 23 febbraio 1920, due ore al giorno per due settimane. A fornire impulso alla radiofonia civile era stata l’esperienza maturata nella Prima guerra mondiale, dove gli apparecchi radio erano stati utilizzati per le comunicazioni tra il fronte e le retrovie. In Italia la radio cominciò le trasmissioni il 6 ottobre 1924 da Palazzo Corrodi, a Roma, prima sede della Uri – Unione Radiofonica Italiana.
La radio era una questione di Stato, ovvero poteva soltanto essere intesa come servizio pubblico. Bisognava attendere ancora un po’ affinché la Corte Costituzionale cancellasse il monopolio della Rai, ma nulla potè fermare l’avvio dell’epoca delle cosiddette “radio libere”, ovvero le radio private. La prima a iniziare le trasmissioni in Italia fu Radio Parma (1 gennaio del 1975). Protagonisti della storica iniziativa furono Virgilio Menozzi, l'imprenditore che finanziò l'avventura (poi protagonista anche della nascita di Radio Roma).
Dai microfoni di Radio Parma sono usciti alcuni personaggi che hanno poi fatto carriera in altre radio o altri settori, come Gabriele Majo o Mauro Coruzzi, diventato poi celebre, non solo nel mondo della radio, con lo pseudonimo e il travestimento di Platinette. Radio Parma trasmette ancora, anche se con proprietà, sede e palinsesto completamente diversi dalle origini.
Seguirono a ruota Radio Milano International (marzo 1975) e Radio Roma (16 giugno 1975), che oggi continuano ancora a trasmettere con nome diverso (Radio Milano International è ora Radio 101 One O One diventata poi R101).
Fino alla sentenza 202/1976 della Corte Costituzionale (del 28 luglio 1976) le radio trasmettevano utilizzando una interpretazione estensiva della legge allora vigente (la 103/1975) e quindi erano esposte a denunce e sequestri.
In pochi anni, o forse pochi mesi, tutte le frequenze disponibili, almeno nelle grandi città, vennero occupate da decine di radio libere, anzi non era frequente il caso di frequenze occupate da due radio, che trasmettevano volutamente fuori dalle regole, in sovramodulazione, per sopravanzare le altre radio vicine e che, anche in un'area contigua, trasmettevano sulla stessa frequenza.
Nel 1976 la Corte Costituzionale tornò sull'argomento per rispondere a numerose eccezioni di incostituzionalità o richieste di parere di pretori di tutta Italia e con la storica sentenza 202/1976 del 28 luglio 1976, confermò l’interpretazione estensiva della legge 103/1975 dando il via definitivo alla radiofonia privata in Italia.
Era il 10 ottobre del 1976 quando un gruppo di giovani su spinta del lungimirante medico e politico martinese Agostino Casavola, che ne sostenne le spese, accese un punto di emissione anche in Valle d’Itria, dando vita a Radio Martina 2000. La sede era a Palazzo Ducale, una stanza vuota con un registratore con microfono collegato a un trasmettitore e quindi a un’antenna di trasmissione. A quella esperienza ne seguirono altre e dopo pochi anni nacque Puntoradio costituita dalla fusione di Radio Martina 2000 e di Radio Farfalla.
Oggi Puntoradio è la più longeva delle esperienze radiofoniche di quel tempo rimaste ancora in vita e dopo 38 anni dalla prima trasmissione del 10 ottobre 1976 si appresta a spegnere una nuova candelina.
Era il cosiddetto "Far-West dell'etere", tollerato dai governi degli anni '80, con vantaggio finale di un solo gruppo industriale privato, che è emerso come vincitore unico da 14 anni di regolamentazione carente, e con il successivo consolidamento della situazione oligopolistica di fatto con la legge 223 del 6 agosto 1990, la famosissima legge Mammì.
La sede di Puntoradio è rimasta per anni a Palazzo Ducale, una radio aperta a tutti, in molti hanno fatto qualche esperienza o collaborazione, prima del trasferimento nei nuovi studi. Una radio completamente diversa da come la conosciamo oggi, molta improvvisazione e manualità, poca tecnologia e automazione, ma era proprio quello il bello. Per fare il palinsesto di 24 ore era necessario uno sforzo significativo, perché necessaria era la presenza costante di almeno un operatore fonico in regia e di notte la solita bobina registrata. Altrimenti bisognava andare costantemente in diretta.
Il palinsesto, come per tutte le radio dei primi tempi, era assai completo e debitore del modello Rai, con programmi di informazione, approfondimenti e cronache locali, ma soprattutto tanto intrattenimento e sano “cazzeggio”.
I tanti giovani dello staff di quegli anni spesso organizzavano delle vere e proprie feste musicali che venivano mandate in onda in diretta, in maniera tale che ognuno si sentisse vicino, per condividere lo stesso umore, la stessa emozione, lo stesso momento.
Piatti ruotanti, dischi da cercare, cassette magnetiche che si inceppano in continuazione, errori e problemi continui: oggi di quella radio è rimasto poco, quasi nulla.
Il "Far-West dell'etere" e il crescente successo della televisione, hanno più volte minacciato la chiusura dell’emittente, salvata dalla caparbietà dell’editore Giuseppe Casavola, subentrato a 1983 a suo padre Agostino alla guida della radio nel ruolo di amministratore. In quegli anni una serie di investimenti e l’avvio di numerose collaborazioni fecero di Puntoradio un’emittente di eccellenza. La trasmissione passò in stereofonia, ben prima che lo facesse il servizio pubblico della Rai. Negli anni ’90 tra i primi editori a sud di Roma a dotarsi di uno strumento di regia semi-automatica, prodotto dalla TSC di Varese e addirittura con monitor touch-screen. Sempre tra i primi anche nell’utilizzo dello strumento RDS, per intenderci è l’apparecchio che consente di inviare e visualizzare i messaggi testuali sul display per le autoradio.
Puntoradio disponeva di numerose frequenze e puntava alla copertura dell’intero territorio della Puglia. In quegli anni si coprivano i territori di Taranto, Brindisi, del Sud Barese, parte della Basilicata e nord Calabria e di lì a poco la possibilità di accendere una frequenza anche a Lecce. Ma tutti questi investimenti non trovarono adeguato riscontro sotto il profilo commerciale e il progetto fu ridimensionato. Con il tempo fu conservata la copertura dei territori della Valle d’Itria, del sud barese e della litoranea adriatica, che oggi garantiscono il ruolo di radio locale leader di ascolti in questi territori, con trasmettitori dalla sede di Martina Franca e dai ripetitori installati sulla selva di Fasano.
Oggi nell’album dei ricordi ci sono alcuni momenti storici da ricordare e tra questi c’è sicuramente il terremoto dell'Irpinia del 1980, il sisma fu avvertito anche in Valle d’Itria e la radio venne trasformata in una sala operativa per la diffusione delle comunicazioni che arrivavano direttamente dalla Prefettura; un vero e proprio servizio pubblico quando ancora la Protezione Civile era un concetto embrionale. Poi ci sono le telecronache delle partite di calcio e le domeniche in diretta con ancora i maccheroni sullo stomaco. Grande attenzione al territorio, agli eventi e allo sport locale. Puntoradio ha contribuito in maniera significativa a non far morire la passione nei confronti del calcio dopo la cessazione delle attività della vecchia e gloriosa AC Martina che ha visto la squadra ripartire dai bassifondi delle categorie provinciali. Non sono mancate negli anni le lunghe e interminabili dirette elettorali per seguire i risultati di ogni elezione e i collegamenti da Sanremo per il Festival della canzone italiana. Oggi la radio è molto cambiata, nelle tecnologie, nelle professionalità e anche nella sua diffusione. La forza dell’emittenza locale resta la prossimità e quindi la presenza reale e costante sulla vita delle comunità. Nonostante internet la radio resta sempre il mezzo più veloce, basta un telefono per essere in onda. È piuttosto dall’interconnessione dei diversi media che possono nascere nuovi modi di comunicare. La diretta streaming del segnale radio, la possibilità di ascolto sugli smartphone, le nuove applicazioni (App) e le instant chat sono sfide che Puntoradio sta cogliendo in questi anni per restare al passo con i tempi.
“Video killed the radio star”, diceva qualcuno e forse aveva anche ragione. La radio potrà cambiare, essere stravolta e rivoluzionata, ma mai potrà morire.
Chi credeva che sarebbe morta soppiantata dai nuovi media oggi deve ricredersi, perché il fascino della radio non è possibile trovarlo altrove.
*Direttore Puntoradio