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Cover/Poche chiacchiere, il tempo è Precious

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

2
NOV
2012

 

La loro è più che musica: è emozione, vibrazione, studio e evoluzione. GiaKo, Robyvertigo e Keplero ripercorrono le note di una delle più famose band britanniche, quella dei Depeche Mode
 
L’illuminazione avvenne nel non troppo lontano 2009, esattamente il 16 giugno, durante la tappa romana del tour mondiale della sua band preferita: i Depeche Mode. E’ da lì che GiaKo, da sempre amante delle sonorità elettroniche, matura la decisione di portare avanti un progetto ambizioso e impegnativo, quello di ricalcare la musica emozionante e unica della band originaria di Basildon. Allo stesso concerto si trovavano anche Robyvertigo e Keplero, di lì a pochi mesi rispettivamente chitarra e voce del gruppo: se anche nessuno di loro quella sera si conosceva, a distanza di anni non possiamo non credere che quel concerto fu il loro primo incontro come band. Un anno dopo, da un’idea di Giako, nascono i Precious, dal nome di una famosa canzone dei Depeche Mode, che vede i tre protagonisti coinvolgersi l’un l’altro per la stessa passione e devozione per il gruppo inglese. GiaKo, Robyvertigo e Keplero ripropongono uno show, piuttosto che una semplice esibizione live, puntando non solo sulla scelta dei suoni e degli arrangiamenti, ma rifacendosi per lo più ai live più famosi e conosciuti dei Depeche Mode. In attesa del loro concerto ai Tre Santi a Grottaglie, interrompo i tre artisti durante le prove.
Come è avvenuto il vostro incontro?
Roberto: «Potere di internet! Non riesco a immaginare come si vivesse senza! Ho risposto a un annuncio di GiaKo su un famoso sito dedicato all’ambiente musicale, dopodichè ci siamo accordati per un incontro in una sala prove. Ricordo molto bene che al mio arrivo c’erano già tutti gli strumenti pronti e “caldi”. Non c’eravamo mai visti, ma è bastato il tempo di una stretta di mano fugace,  dopodichè ho inserito il jack della chitarra nell’amplificatore e abbiamo suonato per due ore di fila comunicando con la musica. Solo alla fine, a strumenti spenti, abbiamo dialogato e scambiato opinioni e idee. Avevamo subito realizzato di avere in comune la regola “molta musica e poche chiacchiere”, il feeling ha fatto il resto».
GiaKo: «Keplero si è accodato a noi qualche tempo dopo a causa della sua distanza geografica, pertanto abbiamo dovuto ottimizzare al massimo i tempi di realizzazione della band. Da subito c’è stato il giusto feeling musicale che ci è servito da stimolo e da mordente per raggiungere i migliori risultati».
Ognuno di voi ha delle esperienze passate in musica, di genere diverso, perchè proprio una tribute band dei Depeche Mode? Keplero per esempio ha un passato che c'entra ben poco: ska, jazz, hip hop, Sanremo e poi?
 
Roberto: «Già suonare i brani di una delle band più famose del pianeta negli anni ‘80 è per me una cosa che fa star bene a livello interiore. Essendo principalmente chitarrista, ho per natura una radice prettamente rock, ma ho sempre amato la fusione tra musica ed elettronica; fortunatamente ho trovato in GiaKo la persona con i giusti requisiti, oltre che con competenze in materia per un interessante progetto».
GiaKo: «Personalmente questo percorso insieme a Roby e Keplero lo considero quasi un’esigenza interiore, per dare sfogo alla mia passione per la musica dei Depeche Mode. E’ iniziato quasi come un gioco, un passatempo, ma quando ho capito che avrebbe funzionato e che creare una tribute band dei Depeche Mode in Puglia sarebbe risultato interessante, sono partito come un treno».
Keplero: «Per quanto mi riguarda sono un cantautore, quindi ho un progetto per brani inediti, a ogni modo i Depeche Mode mi hanno ispirato spesso nelle mie composizioni, sia armonicamente che come sound».
 
Cosa provate quando siete sul palco?
Roberto: «All’inizio sicuramente adrenalina, poi i muscoli iniziano a rilassarsi, ma non il cuore che mi dà il tempo».
GiaKo: «Oltre all’emozione c’è la voglia di voler condividere la stessa passione con i fan e con il pubblico che  osserva, riuscendolo a contagiare con ogni nota».
Cosa ne pensate dell'attuale musica, quella delle giovani band? Sia straniere che italiane?
Roberto: «La musica è anche lo “zeitgeist”, come dicono i tedeschi, lo “spirito del tempo”. Con questo voglio dire che oggi, un cantautore o compositore che sia, ha così tanti mezzi a disposizione, compresa la tanto da me decantata rete internet, che si ritrova con una “indigestione” di informazioni che danneggiano la sua creatività. Anche il mercato, e quindi le case discografiche, hanno le loro colpe nel richiedere all’artista il motivetto orecchiabile da lanciare in radio per conquistare le masse, annientandolo poi a livello creativo».
GiaKo: «E’ pur vero che trovare una band che sia originale e che proponga  qualcosa di nuovo e di interessante è molto difficile; il più delle volte ci si limita a scimmiottare qualche band già esistente, o a creare fenomeni musicali destinati a bruciarsi in un paio di anni ».
 
I programmi come Xfactor, Amici, favoriscono le giovani leve o sono deleteri?
Roberto: «Mi esprimo con una massima:“Una volta si studiava per andare in televisione, oggi prima si va in televisione e poi si studia”».
 
Progetti  futuri? Cosa vedete se guardate davanti a voi?
GiaKo: «Abbiamo diverse novità in cantiere, ma preferiamo non svelarle. Per ora portiamo il nostro “Angel Show”, uno spettacolo ispirato al live Touring the Angel, in giro per la Puglia e dintorni, poi si vedrà. Le nostre aspettative sono grandissime; sarebbe bello suonare in qualche raduno nazionale o addirittura mondiale dei Depeche Mode, in presenza di soli fan, sarebbe un’emozione grandissima! Il lavoro paga sempre, quindi aspettiamo solo che quanta più gente possibile apprezzi il nostro lavoro, poi il resto verrà da sé».


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