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Mimmo Lardiello/Stabiliamo un contatto

Pubblicato da: Categoria: COVER

28
SET
2012

 

Fra politica e cittadini, tra Taranto e il resto d’Italia. L’esponente del PdL parla degli ultimi eventi nel partito, di “situazioni che lasciano poco spazio a dubbi” e della necessità di rigore morale. Senza dimenticare una città che ha tutte le carte in regola per farcela, anche senza industria  
 
 
«I tarantini una volta furono molto potenti, governati con costituzione democratica.»
Strabone – Geografia, VI, 3, 4
 
Nonostante la diffidenza, non ingiustificata, che in questo momento la gente esprime nei confronti della politica e nei confronti di chi la fa, c’è chi, tra questi ultimi, continua a camminare a testa alta. L’altro giorno, su Facebook, un amico, politico, ammetteva, in una conversazione privata, di avere paura di dire alla gente che si occupava di Cosa Pubblica. Questo amico è un brav’uomo ed è uno che nelle cose ci mette il cuore: peccato che una cesta di uova marce renda malato tutto il pollaio. Spunta fuori un Franco Fiorito, che per attitudine festaiola e fisicità ricorda Trimalcione (il buzzurro arricchito del Satyricon – cercatelo su YouTube e capirete che intendo), ed ecco che tutti i politici finiscono alla gogna. E’ vero: tra i politici e i comuni cittadini c’è un abisso, per quanto riguarda privilegi e stile di vita, ma ci sono politici e politici (soprattutto a livello locale) e la sineddoche (cioè considerare una parte per parlare dell’intero) in questo caso non è affatto giusta.
Uno di quelli che, nonostante tutto, cammina a testa alta, senza paura di rivelare la sua appartenenza al PdL, è il giovane Mimmo Lardiello. 31 anni, tarantino e avvocato penalista, Mimmo è un ragazzo dai modi dinamici e affabili, ed è schietto e diretto nel parlare. Esercita dal 2009, collaborando con il noto penalista tarantino Antonio Raffo e comincia la sua carriera politica all’età di 19 anni, candidandosi nelle liste di Forza Italia per la circoscrizione di Italia-Montegranaro, risultando il più suffragato a Taranto, ottenendo circa 400 voti di preferenza. Considerando che allora la dimensione della circoscrizione era più contenuta, Lardiello ottenne un grande risultato. In quella legislatura fu capogruppo di FI.  Poi, nel 2005, si candidò a consigliere comunale, ottenendo 500 preferenze circa.
Nel 2007, ben prima della naturale scadenza dell’amministrazione precedente, fu candidato alla presidenza della Montegranaro-Salinella, ora più grande in seguito all’accorpamento, e ottenne il 25%, risultando sempre uno dei più suffragati, ma era un periodo difficile per la fazione di centrodestra. A dimostrazione di ciò ricordiamo che quell’anno Ippazio Stefàno, proveniente dalle file di Rifondazione, vinceva le comunali al primo turno. Nel 2008 fu scelto come coordinatore provinciale dei Giovani di FI e dal 2009, in virtù dell’unificazione, è coordinatore della Giovane Italia, formazione giovanile del PdL.
Nell’ultima assemblea nazionale di Giovane Italia, Mimmo Lardiello è stato incaricato di presiedere, sempre nell’ambito della Giovane Italia, la commissione nazionale su tema lavoro per individuare quelle proposte che saranno poi inserite nel programma del PdL per le elezioni. Insomma, Mimmo porterà un po’ di tarantinità in giro per l’Italia.   
 
Cominciamo partendo dal particolare. Nei giorni scorsi è apparsa sui giornali una lettera al vetriolo emessa da alcuni membri del Popolo delle Libertà di Taranto contro il coordinamento provinciale. Cosa ne pensi a riguardo?
«E’ normale che, in un grande partito come il Popolo delle Libertà, vi siano dibattito, anche molto accesi. Il problema è che, a Taranto, a furia di dibattiti accesi, da grande, il PdL è diventato un piccolo partito. Mi auguro che simili episodi non si ripetano più in futuro, anche perché ne va a scapito della nostra credibilità che, faticosamente, stiamo cercando di ricostruire.
Va da sé che mi dissocio assolutamente da un certo tipo di discorso che è stato fatto nei confronti di Gino Montanaro e, soprattutto, di Renato Perrini, che non è solo un mio caro amico ma anche una persona con cui stiamo condividendo un percorso che punta all’espressione totale del potenziale del nostro partito, sia in termini di rinnovo che in termini di proposte.
Il sospetto è che alcune posizioni siano più figlie di una non completa condivisione del percorso di rinnovamento piuttosto che di mancanza di fiducia di alcuni verso altri, con rispetto parlando del Circolo Magna Grecia e delle sue idee, ovviamente».
 
Una delle critiche mosse contro il coordinamento provinciale riguarda la posizione presa dai membri di quest’ultimo nei confronti della situazione Ilva. Qual è la tua?
«Abbiamo da circa 50 anni una presenza industriale che, se agli inizi della sua storia era vista come la soluzione al problema occupazionale, nella sua seconda fase è diventata essa stessa il problema, in termini di approccio sociale nei confronti di una città.
Si è percepito, nel corso degli anni, la presenza ingombrante di un’industria che ha dato lavoro a molti tarantini, e anche a tantissimi non-tarantini (e questo non lo dicono in molti), e che ha iniziato a insinuarsi nel tessuto della città, quasi a volerne influenzare l’opinione e la politica. Credo che la maggior parte dei problemi siano cominciati nel momento in cui questo tipo di industria ha iniziato a invadere la città nei suoi spazi propri, sia in termini di diritti che in termini di libertà.
E’ chiaro che, da operatore di giustizia, non posso che essere dalla parte della Magistratura, che non ha fatto altro che il suo dovere: far applicare le leggi, ma ciò non vuol dire che io non sia solidale coi lavoratori, specialmente con coloro che appartengono alla mia generazione, e con i più grandi che hanno da mantenere le famiglie. Loro meritano rispetto e solidarietà e la nostra vicinanza, e va detto, con altrettanta franchezza, che il Governo deve intervenire perché si consideri Taranto una zona colpita da calamità naturale, come l’Emilia terremotata o la Liguria devastata dall’alluvione! Il Governo deve mettere a disposizione delle risorse perché queste famiglie vadano avanti; poi, quando e se l’azienda vorrà mettere in campo interventi seri e credibili, come hanno dettato i custodi, non credo che vi saranno contrarietà a riguardo, ma siccome fino a questo momento segnali di questo tipo non sono arrivati, non tollereremo oltre questo stato delle cose!».
 
La protagonista assoluta di questa guerra contro l’industria è stata la magistratura. Ma la politica, che avrebbe potuto (e dovuto) mediare, dov’era, nel frattempo?
«La politica è stata clamorosamente assente, da ogni parte. E’ vero, sì, in cinquant’anni ci sono state anche amministrazioni di centrodestra, ma è anche vero che da cinque anni la città è governata da un sindaco di Rifondazione Comunista e dal 2004 la provincia è presieduta da una giunta di centrosinistra. E, ovviamente, non ignoriamo che da sette anni la Regione Puglia è tenuta da Vendola e la sua Sinistra e Libertà. Tra l’altro, Vendola ha condotto due campagne elettorali facendo leva sulla questione ecologica e puntando su leggi che diversi consiglieri regionali del PdL si astennero dal votare, essendo leggi farlocche che non hanno risolto nessun problema, eccetto quelli propri di coloro che poi si sono fatti eleggere con quattro chiacchiere.
L’assenza della Politica, ripeto, è un problema trasversale. E’ l’intera classe politica di Taranto che è stata messa in discussione ed è necessario che ci si interroghi un po’, si faccia autocritica. Come aggravante, va anche detto che molti esponenti, soprattutto del centrosinistra, vengono da una lunga esperienza tra le file dei sindacati. Questo può significare tutto e niente, ma i fatti sono davanti agli occhi di tutti.»
 
Beh, questa debolezza della classe politica tarantina è ora più che mai un grande problema, considerando che Taranto, adesso, ha l’occasione di risalire la ribalta con l’accorpamento della provincia di Brindisi a quella jonica…
«Ecco, questa sì che sarebbe una grande opportunità per Taranto, ma anche in questo caso è evidente tutta la debolezza di un sindaco che, ormai, è delegittimato dalla stessa sua ex-maggioranza in Consiglio. Non ha più influenza in Consiglio, visto che viene ricattato per le nomine di giunta come anche per decidere l’orario in cui tenere i consigli, fino all’estrema situazione in cui è letteralmente costretto a darsi alla fuga per non rispondere alle interpellanze dei consiglieri: questo è successo proprio in occasione del consiglio monotematico sull’Ilva!
Spero sul serio che quest’amministrazione concluda prestissimo la sua esperienza, perché se ci dovessimo trovare a gestire con, questo sindaco e questi presupposti, anche la fase dell’eventuale fusione delle province, sicuramente andrebbe a finire che noi tarantini saremmo costretti ad andare a Brindisi anche per fare il rinnovo della carta di identità…».
 
Bene. Allora immaginiamo che Stefàno cada domani. Il centrodestra col PdL in testa sarebbe pronto ad andare alle elezioni per vincerle, a maggio del 2013?
«Beh, ma la storia del Pdl, e non solo a Taranto, è costellata di situazioni in cui è passato dall’immobilità alla corsa supersonica in pochissimo tempo: basta averne la volontà.
Questa volta si sono dati troppi passaggi per scontati e si è finito con l’assegnare il ruolo di candidato sindaco a una persona la cui onorabilità non è in discussione, ma che, sicuramente, non ha incontrato in termini di gradimento l’elettorato. E questo non per una questione personale, ma perché tutti chiedevano una proposta nuova e, nell’immaginario comune, hanno interpretato il nostro candidato sindaco come qualcuno proveniente dal vecchio e che poteva ancora dire la sua, ma farlo per altre vie.
Il risultato è stato poi dettato dall’improvvisazione; ci si è trovati a dover compilare delle liste in pochissimi giorni e nessun demerito va assegnato, come si è fatto in certi casi, a un coordinamento provinciale insediatosi solo un mese prima delle elezioni e che, nonostante questo, si è messo in moto dal primo istante per rimettere insieme i pezzi, trovandosi davanti a molte resistenze, alcune costruttive, ma tantissime distruttive».
 
Di sicuro il PdL adesso faticherebbe il triplo, non tanto per dinamiche locali quanto per i casi scoppiati in altre parti del Paese. Il partito di Berlusconi è un po’ sporco di fango, ora più che in altre situazioni…
«E’ una situazione che mi fa decisamente schifo. Perdona il termine ma fammelo passare, se vuoi, perché è ciò che sento.  Auspico che vengano prese le dovute misure per punire i responsabili, ovviamente previo accertamento, ma ci sono delle situazioni che lasciano molto poco spazio a dubbi e mi è capitato di vedere di persona spese di 500 euro nei negozi Gucci di Roma, caricati sul conto del gruppo regionale del PdL.
Mi auguro che il segretario Alfano e gli altri dirigenti individuino i responsabili e applichino sanzioni altissime ed esemplari; anche all’espulsione dal partito. Bisogna che il famoso Statuto Morale torni in auge, così che la candidatura di persone degne diventi la regola! E’ beninteso che io sia totalmente contrario a forme di cooptazione e favorevole a qualsiasi tipo di selezione dal basso: leggi primarie e preferenze!».
 
Tornando alla città: una tua analisi generale sulla sua situazione.
«La città ha enormi potenzialità inespresse perché viviamo una sorta di profondo coma culturale che ha colpito tutti, e una delle cause di questo coma è la presenza di questa grande industria, che, se da un lato ha dato la possibilità a molti di avere il pane, ha anche offuscato ogni slancio d’iniziativa e ogni brillantezza dei tarantini, annebbiandola con i suoi fumi, sia in senso figurato che letterale!
Taranto è piena di talentuosi che, una volta usciti fuori dal territorio, guarda caso, sfondano alla grande, ognuno nel proprio campo. Vedi, ad esempio, Michele Riondino, Gianluca Terranova o Cosima Coppola, solo per quanto riguarda la recitazione. Purtroppo, il circuito tarantino ora è chiuso e tocca noi riaprirlo, rimettendo la città su un binario di crescita e riagganciarlo al circuito nazionale. Anzitutto bisogna tornare nelle sale dei bottoni regionali: siamo totalmente isolati, nonostante i nostri tre ponti, e prove ne siano il fatto che un anche i tavoli sulla questione Ilva si facciano a Bari e che il sindaco di Brindisi già pensa di rimanere capoluogo nonostante Taranto abbia il triplo degli abitanti!
Dobbiamo recuperare la centralità, ma nei fatti e non solo con tutti i “pipponi”, e per piacere, fammi passare anche questo termine, [ride, NdR.] che si scrivono sui giornali! E poi abbiamo bisogno di un punto di riferimento nazionale. A livello regionale abbiamo Raffaele Fitto, ma vogliamo anche un esponente che porti alta la tarantinità a livello nazionale. Le radici e gli affetti fanno sì che quel qualcuno porti a casa sua i veri vantaggi. Se fino ad ora non è stato così significa è stato anche per questa grave mancanza…»
 
Qual è la vera vocazione per Taranto, secondo te?
«Potrà sembrare retorico, però, dico “turismo”. Abbiamo uno dei musei archeologici più grandi d’Europa;  abbiamo il Castello Aragonese e decine e decine di siti archeologici; abbiamo una splendida litoranea e un mare stupendo. Eppure zero strutture ricettive.
Quei 400 milioni di euro, utilissimi, per carità, che si stanno dando ad un’azienda privata per fare le bonifiche, potrebbero essere utilizzati per ideare, magari, dei bandi indirizzati a piccoli e onesti imprenditori, offrendo anche dei piccoli incentivi, per creare delle strutture ricettive nuove e, magari, dare il via a corsi di laurea specifici per Taranto, dando anche lavoro agli studenti di qui, così che non siano costretti ad emigrare. In breve: mettere in moto un’industria che esiste da anni ed è sempre stata sotto il naso di tutti, ma che viene deliberatamente ignorata, e questo perché, per cinquant’anni, ci si è detto “vabbè, male che va, vado a lavorare all’Ilva…”.
Basti pensare a quello che è diventato oggi il Salento: è ormai una meta di turismo di massa e di moda, famosa in tutta la nazione, ed è a soli cento chilometri da noi. Ogni volta che passo il confine tra la nostra provincia e quella di Lecce mi aspetto sempre che mi fermi qualcuno per chiedermi il passaporto, come se andassi da una nazione all’altra...». 


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