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Antonio Dikele Distefano/ Fazio, quando mi chiami?

Pubblicato da: Categoria: COVER

30
APR
2015
Il suo libro "Fuori piove" è il racconto di una relazione tra un ragazzo nero e una ragazza bianca. Una storia che finisce male, ve lo diciamo subito. Per lui invece le cose vanno decisamente bene: 10mila lettori soltanto grazie al passaparola. Ora non gli rimane che aspettare i soldi («devo comprare la macchina a metano») e la chiamata a Che tempo che fa
 
 
Scusami se hai conosciuto il peggio di me, se sono noioso, se ti ho fatta piangere davanti alle tue amiche mentre ero dall'altra parte della città, se attraversi la strada da sola, se rispondo “Anche io” quando mi scrivi “ti amo”, quando sarebbe più giusto “oggi di più”, se non sono l'uomo giusto per tua madre, se ogni mio regalo risulta scontato, se quando facciamo l'amore ti bacio un po’ di meno e me ne accorgo solo quando mi chiedi di baciarti un po’ di più, se ho sempre la batteria scarica. Scusami se mi fai arrabbiare.  Sembrano delle parole tratte da “Scusa ma ti chiamo amore”  di Federico Moccia  ma non lasciatevi trarre in inganno,  appartengono a “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?”  da oltre due mesi nella classifica dei primi 15 libri più venduti in Italia e scritto di getto - passando da un’immagine all’altra - dal ventiduenne   Antonio Dikele Distefano.  La trama è semplice:  c’è  una storia d'amore importante, durata dodici mesi  e osteggiata da tutti,  il primo grande amore e la sua fine. Perché Antonio è nero e per i genitori di lei  il ragazzo sbagliato… Un racconto fatto di momenti singoli, come singole canzoni, che insieme fanno la playlist di un’intera esistenza.  Antonio Dikele Distefano,  classe 1992, figlio di immigrati angolani  è cresciuto a Ravenna e nato a Busto Arsizio. Molto amato in rete, ormai è una star sui social network,  ha venduto 10 mila copie in self publishing grazie al passaparola tra i ragazzi. Iam Nashy è il suo nome d’arte. Lo abbiamo incontrato nei giorni scorsi al Dock’s 101 di Locorotondo,  pochi minuti prima della presentazione del suo libro edito da Mondadori,  per un’intervista piena di colore e sprazzi di vita. 
Antonio “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?”  è un libro di 100 pagine scritto con il linguaggio di Facebook,  con frasi brevi e a effetto. Raccontaci di questo concentrato di emozioni.
«Bella domanda... Il libro racconta una storia anche se poi ce ne sono tante all’interno.  La storia  è quella  di Antonio che ha una  vita fatta di vissuti,  di tante storie d’amore!  Quando ho iniziato  a scriverlo ho provato  a raccontare quello che ho passato veramente  da  ragazzino e quindi parto dalla mia famiglia,  le mie amicizie,  i miei amori e i miei ultimi amori».
Questo racconto è nato un po’ per sfida, per dimostrare chi sei alla madre della tua ex. Pensi che oggi la sua opinione sulla vostra “diversità” sia cambiata? 
«Il libro ho iniziato a scriverlo per quello ma poi l’ho finito non per quello.  Mi  sono accorto che da grande volevo veramente fare lo scrittore  e non scrivere qualcosa per qualcuno se non per me.  Io non so cosa possa pensare o abbia pensato,  è l’ultima cosa che mi passa per la testa adesso perché comunque  sono a Locorotondo  e provo  a godermela, però penso abbia capito di aver sbagliato. E’ anche vero che ci sono persone che non capiscono mai di aver sbagliato».
O non lo ammettono.                                                                                                                              «E non lo ammetteranno mai…  La cosa importante  è che io sia riuscito a realizzare quello che avevo in testa,   che poi credo sia venuto anche meglio di quello che immaginavo quando ho iniziato a scriverlo! Questa è una cosa molto bella!».  
Tanto bella da averti trasformato nel  caso letterario del momento.
«Non so se sono il caso letterario del momento!  Ci sono altri scrittori che hanno scritto  libri più belli  e vendono forse più del mio ma sono il caso strano del momento,  questo è più vero!  Sono uno scrittore sconosciuto che  si è auto pubblicato,  poi Mondadori  l’ha contattato e anche con Mondadori ha venduto. Ecco perché sono il caso strano». 
 Come si fa a diventare un caso strano, allora?
«Si fa con la perseveranza,  con il credere nei propri progetti.  Non entrare in quel circolo vizioso del “E se non ce la faccio?”.   Perché quando entri  in quel circolo lì è finita davvero,  non ce la fai! Io ho sempre ragionato pensando che ce l’avrei fatta,  che avrei venduto tanto in poco tempo.  Pensavo di più,  però ho venduto tanto!».
Ancora di più?  Ma c’è tempo…
«Sì, infatti sono trascorsi solo due mesi … Bisogna  avere un piano di marketing e di strategia da attuare perché,  se tu non hai una strategia e credi nel fato,  può capitare che un personaggio famoso ti editi il libro e ti invitino da Fazio però se questo non accade devi avere il piano B! Ed io sono partito dal piano B».
Per poi arrivare a “Che tempo che fa”.
«Magari sarebbe una gran cosa, non si sa mai…».
Sei amatissimo dai giovani, pensi in futuro di scrivere storie per un pubblico più adulto?
«Quando ho scritto questo libro non ho pensato  che sarebbe stato per un pubblico  under 20. Ho  scritto quello che provavo, quindi nel  prossimo libro racconterò quello che ho  provato,  provo o proverò. Sai, è più difficile far leggere un libro a un ragazzo di 15 anni  e a me piacciono le cose difficili,  però  a me interessa vendere,  non interessa  a chi».
Ma vendere per notorietà, per guadagnare o cosa?
«Vendere anche per  guadagnare perché,  se tu lo fai,  vuoi guadagnarci dei soldi. Vorrei vendere perché voglio che diventi  il mio lavoro e  che il mio messaggio e quello che scrivo arrivi».
Cosa deve arrivare dritto al cuore dei tuoi lettori?
«Le parole che scrivo,  quello che penso anche se chi legge può non essere d’accordo  aiuta me per  riuscire a  confrontarmi con il mondo e capire dove sbaglio.  Ci vuole coraggio,  tanto coraggio a correggersi però la correzione può avvenire solo attraverso il confronto.  Se  il libro ha molta espansione,  e raggiunge più angoli possibili del mondo,  posso avere la possibilità di confrontarmi con un numero maggiore di persone e quindi di correggermi». 
Questo romanzo trasuda amore. Ma cos’è  per Antonio l’amore?
«L’Amore è come dice Tiziano Ferro  “una cosa semplice”,  bisogna innamorarsi delle persone semplici ed è una cosa verissima!  Noi molto volte  cerchiamo gli amori complicati ma sbagliamo!  Posso dirti che anche se il nostro era un amore contrastato,  era un amore semplice,  fatto di cose semplici e sono queste le cose che  poi si ricordano e si coltivano.  Le cose complicate,  che non ti fanno dormire la notte, te le  ricordi perché non ti hanno fatto dormire la notte non perché ti hanno fatto stare bene.  Io credo che l’amore sia questo, una cosa semplice ma molte volte non riusciamo a  decifrarle.  Quando Tiziano Ferro ha cantato quella frase lì,  ho pensato subito:  ecco, questo potrebbe definire cos’è l’amore per me».
L’amore è una cosa semplice e la vita? La tua lo è stata?
«No,  non lo è stata  semplice però sono riconoscente per questo.  Se lo fosse stata io non sarei riuscito a scrivere  un libro,  non ce l’avrei mai fatta quindi dico che è stata una fortuna.  Mia mamma ci ha cresciuto insegnandoci  che bisogna vedere il lato positivo di ogni cosa,  solo così  non starai mai male. Io,  nelle difficoltà della vita,   ci ho trovato la forza che ho tramutato in questo libro».
Ti definisci un afro - italiano ma tu in  Africa non ci sei mai stato. Un giorno la raggiungerai? 
«Nei miei progetti  futuri c’è quello  di visitare il mondo,  non ho un debito nei confronti dell’Africa ma ho un debito nei confronti del mondo.  Voglio mettermi in pari con il mondo, questo sì.  Credo che solo viaggiando noi cresciamo,  bisogna viaggiare tanto e crescere  perché questa è una cosa importante». 
Intanto viaggi in Italia e dal 2013 stai portando avanti nelle scuole  il progetto "Primavera Araba", che  non è solo di diffusione musicale ma anche letterario e dialogistico.  Cosa vuoi insegnare agli studenti?
«Non voglio insegnare niente a nessuno, sarebbe il male più grande!  Noi dobbiamo lasciare,  dare che è molto diverso dall’insegnare.  Noi, io e Nizar Gallala,   quello che vogliamo è dare,  dare un consiglio,  un’emozione magari  se ci riesce dare qualsiasi cosa.  Quando vado lì e vedo un ragazzo sorridere è dare,  quando un ragazzo mi dice “Cavolo  hai ragione!”   è dare,  insegnare è più difficile!».
In un tuo post su facebook  hai scritto che stasera vedrai per la prima e ultima volta nella tua vita “Amici”  ma solo per tifare Briga, perché? 
«Perché “Amici”,  “Uomini e donne”,   tutte queste cose  non mi garbano.   A dirti la verità io preferisco che i ragazzi  si leggano un libro,  che vadano in giro a farsi  una passeggiata piuttosto che  vedere questi programmi perché per me non sono istruttivi per niente,  anzi sono distruttivi.  Uno sogna di andare ad “Amici”   e se non  ce la fa è finita … Ho molti amici che hanno partecipato, non ce l’hanno  fatta ed hanno mollato. Questa cosa non la  concepisco.  Briga mi sta simpatico da prima che andasse  ad “Amici”  e mi piace perché  è vero e spero che vinca. Uno bravo che vince mi piacerebbe davvero tanto!».  
E Maria ti invitasse come ospite? 
«Non ci andrei».
Ma Saviano ci è andato.
«Roberto ha fatto benissimo,  lui è un grande!  Lui va lì e fa una cosa bellissima che è spiegata da questa frase che non so di chi sia:  “Non diventare prodotto di quello che è il tuo ambiente,  ma fai in modo che il tuo ambiente sia il tuo  prodotto”.  Lui va ad  “Amici”  e rende “Amici”  un prodotto del suo ambiente e racconta quello che vuole lui,  però è difficile e non tutti sanno farlo,  io no!».  
Giocavi  a calcio  e sei tifoso di Mario Balotelli! Potresti diventare un Super Antonio?
«Super Mario è un King,  un re! Molti pensano sia stupido ma per me non lo è.  C’è stato  un periodo in cui l’Italia era ai suoi piedi, a livello mediatico poteva solo uscire di casa e tutti avrebbero parlato di lui. Io non sarò mai così  e  voglio essere sincero con te,  non voglio diventare famoso,  voglio solo fare soldi perché se hai  i soldi puoi fare tutto quello che vuoi  nella vita».
Domanda scontata ma d’obbligo: la prima cosa che farai quando avrai i soldi?
«Comprare la macchina a metano  a mio padre!».
Nel tuo libro ci sono dei brani che fanno da colonna sonora ai tuoi momenti memorabili! Prima di lasciarci, mi dici  qual è quello che ti ricorderà  il nostro incontro al Dock’s 101?
«“Se stasera sono qui”  di Luigi Tenco».
Grazie,  è una delle più belle canzoni della musica italiana!
«La più bella…».
 
 


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