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IL PROFESSIONISTA ALGORITMICO

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

10
APR
2018

Algoritmi in grado di formulare diagnosi mediche. Algoritmi che individuano le criticità di un contratto legale. Potrà la cosiddetta intelligenza artificiale rimpiazzare il lavoro dei professionisti?

Quando le macchine erano adibite solo allo svolgimento di compiti assai semplici, si pensava che la meccanizzazione del lavoro non avrebbe mai potuto intaccare significativamente le professioni intellettuali. A quel tempo era concepibile che le macchine potessero svolgere soltanto le mansioni di un operaio semplice, di un manovale, come ci suggerisce l’etimo stesso della parola “robot”, che in lingua ceca significa appunto “lavoratore”. Fu, infatti, in un romanzo di fantascienza dello scrittore Karel Capek che fecero comparsa i primi robot: automi meccanici adibiti, in un ipotetico futuro, al lavoro operaio. Ma questa è storia passata in quanto riguarda le prime rivoluzioni industriali.

Oggigiorno l’ultima grande rivoluzione, quella informatica, ha cambiato ulteriormente il lavoro. Come ben sappiamo il termine informatica deriva dalla fusione di due termini: informazione e automatica. Questo significa che l’automazione non riguarda più solo la dimensione materiale del lavoro, ma anche l’aspetto immateriale: il trattamento dei dati e delle informazioni. Un tempo le macchine eseguivano solo operazioni fisiche; oggi eseguono anche operazioni logiche: calcoli. Un tempo si sostituivano solo al lavoro muscolare; oggi si sostituiscono man mano anche al lavoro di concetto. E coll’aumentare della potenza computazionale, i calcolatori elettronici divengono capaci di gestire operazioni logiche sempre più complesse. A tal proposito la ricerca già annuncia per il futuro prossimo una parziale meccanizzazione di alcune diagnosi mediche. D’altro canto questa rivoluzione potrà anche coinvolgere l’ambito forense, poiché sono già in fase di sperimentazione dei programmi informatici che, con una velocità e un’accuratezza superiore a quella di un avvocato esperto, riuscirebbero a rilevare molte criticità presenti in determinate tipologie di contratto. In entrambi i casi (sia medico che forense) si tratta di diagnosi, ossia di un procedimento logico attraverso cui certe caratteristiche vengono ricondotte, per esperienza, a determinate categorie (es. sano o malato etc.) Detto in altri termini, l’algoritmo non fa altro che constatare una data condizione in presenza di certi elementi caratterizzanti: se riscontro a e b, allora ci troviamo di fronte a un caso x. Semplice, se non fosse che oggigiorno alcuni algoritmi sono programmati in maniera tale da poter operare delle modifiche su loro stessi, effettuate sulla base dei dati trattati. Semplifico: se nel caso x, a e b si presentano assai spesso con c, anche c rientrerà d’ora in poi nei criteri del caso x. L’applicazione di questi strumenti riguarda per il momento ambiti molto settoriali. Di certo le macchine, per quanto sofisticate, eseguono tutt’oggi operazioni logiche relativamente semplici e ripetitive. E se queste tecnologie dovessero affermarsi su larga scala, al professionista spetterebbe sempre e comunque l’onere di far fronte a una serie di particolarità e imprevisti, che, si sa, caratterizzano giocoforza il caso specifico, in tutti gli ambiti. Sì, la gestione del caso specifico: quello che oggi differenzia un professionista valido da uno meno, differenzierà in futuro anche il professionista dalla macchina. Nell’ambito delle conoscenze note e consolidate, le macchine andranno pure bene. Ma quando si tratterà di individuare nuovi problemi o di escogitare nuove soluzioni, anche nel quotidiano, allora ci sarà sempre bisogno dell’intelligenza professionale, intesa appunto come capacità di adattamento a situazioni sempre nuove.

Quindi corre il rischio d’estinzione quel professionista che si muove meccanicamente nel solo ambito delle procedure note e consolidate. Per questi la macchina sarà un concorrente, forse più accurato e di certo più celere. Invece non corre alcun rischio, anzi ne trarrà solo vantaggio, il professionista che vive il proprio lavoro come ricerca di nuovi problemi e nuove soluzioni. La macchina sarà per questi un valido aiuto perché, opportunamente programmata e supervisionata, lo sgraverà da compiti meccanici e ripetitivi, lasciandogli più tempo per la cura di quei dettagli che fanno la differenza. La meccanizzazione, se ben gestita, ridurrebbe ulteriormente l’alienante ripetitività di alcune mansioni intellettuali, per far emergere nel professionista tratti spiccatamente umani come la propensione per la ricerca e la creatività.



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