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AGRICOLTURA, AMBIENTE, API/BIODIVERSITÀ ED ECOSISTEMI: BENI COMUNI DA PROTEGGERE

Pubblicato da: Categoria: Curiosità

27
SET
2018

La perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi condurranno a un marcato aumento di costi che graveranno sui cittadini. L’approccio scientifico e politico alla gestione e conservazione della biodiversità e degli ecosistemi ha portato a trascurare come questi aspetti incidano nell’economia della vita di tutti i giorni. Studi affermano che entro il 2050 i mancati interventi a favore della biodiversità si tradurranno in perdite equivalenti al 7% del PIL mondiale. La consapevolezza che la conservazione della biodiversità richiede l’assunzione di impegni a lungo termine demotiva investimenti e l’attuazione di politiche. La straordinaria varietà di ecosistemi non solo costituisce una risorsa in se stessa, ma fornisce alla società un’ampia gamma di servizi ecosistemici dai quali dipendiamo: dalla fornitura di cibo e acqua dolce all’impollinazione, alla
protezione dalle inondazioni e così via. La fase critica che sta attraversando la biodiversità conduce a una riflessione e all’attuazione di urgenti misure. In Europa quasi un quarto delle specie selvatiche è attualmente minacciato da estinzione e il degrado della maggior parte degli ecosistemi ha raggiunto un’entità tale per cui essi non sono più in grado di fornire i loro preziosi servizi. Tale degrado si traduce in enormi perdite socioeconomiche e le cause sono riconducibili in larga misura ai cambiamenti degli habitat, l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, l’introduzione e diffusione di specie esotiche invasive, i cambiamenti climatici, la pressione antropica. Le azioni intraprese negli ultimi anni a più livelli, rischiano di essere evanescenti, annullando gli effetti positivi messi in campo per arginare la perdita di biodiversità. Le strategie dovranno ridurre le cause diminuendo le principali pressioni esercitate sulla natura e sui servizi ecosistemici. Azioni e misure di accompagnamento dovranno cercare di evitare di rendere inutile ogni tentativo di mantenimento del patrimonio e degli equilibri naturali attraverso la partecipazione degli Stati membri dell’UE con le principali parti interessate e la società civile. In linea generale, i tentavi finora attuati sono deboli. Occorrono sistemi di monitoraggio più rappresentativi e armonici che possano rappresentare e sostenere i progressi sperati, abbattendo interessi e convenienze. “Molte potenze sono tremende,
ma nessuna lo è più dell’uomo” diceva Sofocle. Se gli avvisi che abbiamo dalla natura recitano gravi perdite e degradi ambientali, bisognerà invertire la rotta affinché sia l’uomo ad appartenere alla terra e non la terra ad appartenere alla ferocia dell’uomo. 



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