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Scuola/Non toccatemi la speranza

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

7
DIC
2012

 

La lettera di una martinese porta ancora una volta alla ribalta, il dramma di migliaia di precari della scuola che vedono vanificati i loro sforzi grazie a un concorso indetto dal governo Monti
 
…sono lontani quei “momenti”…
…quando la vita era più facile
e si potevano mangiare anche le fragole”
Sally (Vasco Rossi)
 
Ciao Massimo,
mi permetto di darti del tu perché, insieme all'ultimo pensiero della serata con il sottofondo di Sally di Vasco, ultimamente sei amico delle mie notti. Ti racconto una storia, la mia. Mi chiamo Angela Muraglia, sono di Martina Franca, in Puglia e vivo da cinque anni a Cuneo. Mi sono laureata in filosofia nel 2005, con il massimo dei voti, discutendo una tesi sul Fedro di Platone, nello specifico il rapporto tra Eros e conoscenza. Ho cominciato a lavorare subito, come segretaria in una palestra e come cameriera nel fine settimana. Intanto studiavo per superare il test di ammissione alla SSIS. la scuola abilitante per l'insegnamento. Sono riuscita ad entrare e a completare il corso (alla modica cifra di 3.000 euro circa). Poiché la frequenza era obbligatoria, mi sono licenziata dalla palestra e ho cercato un lavoro compatibile. Dopo qualche mese sono stata assunta da una scuola privata e ne sono stata felicissima. Finalmente avrei potuto insegnare! In realtà le cose sono andate diversamente Si trattava di una di quelle scuole, per altro finanziate dallo Stato, che altro non sono che fabbriche di diplomi per figli di papà che hanno bisogno del pezzo di carta per andare a lavorare nelle fabbrichetta di famiglia. Ho lavorato in questo posto per un anno, non ho percepito nemmeno un euro di stipendio, solo per fare punteggio. Se mi stava bene era cosi, altrimenti sarei potuta andarmene in qualsiasi momento, lasciando posto a altri disperati come me che facevano a gara per entrare nelle grazie del preside corrotto e corruttibile. Nel frattempo avevo terminato il primo corso abilitante e mi sono iscritta al secondo corso, quello per ottenere l'abilitazione per fare l'insegnante di sostegno, lavoro che faccio ad oggi. Quell'anno ci siamo tutti iscritti in una Graduatoria provinciale definita "ad Esaurimento" perché nel giro di un paio di anni avrebbe dovuto esaurirsi, immettendo tutti gli iscritti in ruolo e non lasciando che nessun altro si iscrivesse. Tale graduatoria si è aperta ancora svariate volte e siamo ancora tutti lì. Facciamo corsi di Perfezionamento farsa presso Enti anch'essi finanziati dallo Stato, per racimolare punti, al costo di 600 euro l'uno. Non impariamo nulla, mettiamo crocette su moduli ottici che ci arrivano a casa e li rimandiamo indietro. Li facciamo tutti e avanziamo tutti degli stessi punti, per ritrovarci sempre nelle stesse posizioni. Sono passati quasi 7 anni e io non ho mai preso nessun incarico da questa Graduatoria. Cinque anni fa ho preso una decisione che avrebbe cambiato la mia vita. Ho deciso di trasferirmi a Cuneo e di iscrivermi nelle graduatorie d'istituto (per intenderci, quelle da cui chiamano per le supplenze) di venti scuole della provincia. Ho lavorato sempre, sin dal primo anno, mai nelle mie materie, ma sempre come insegnante di sostegno. Mi sono appassionata man mano, come spesso capita nella vita, e la mia forza sono stati gli alunni che ho seguito negli anni. Sono precaria, ogni anno cambio istituto e alunni, qualcun altro si gode i frutti della semina che io ho fatto, c'è stato un anno in cui ho lavorato in tre scuole diverse contemporaneamente. Spero sempre che le insegnanti di ruolo facciamo dei figli e si mettano in maternità, così posso subentrare io. Non ho mai la certezza di lavorare per  tutto l'anno. Firmo contratti che vanno di mese in mese, spesso (come quest'anno) vengo licenziata il 22 dicembre e riassunta il 7 gennaio perché la scuola non ha i soldi per pagarmi le vacanze di Natale. E questa prassi avviene anche per le vacanze di Pasqua, i ponti, le domeniche. Cerco di non ammalarmi, perché i giorni di mutua me li pagano per metà. Questo è l'anno del concorso, l'ennesima trovata di un Ministro cieco e incompetente. Ieri sera ho provato a risolvere qualche quiz per esercitarmi e mi sono persa nei meandri di quesiti di logica e di informatica che non so cosa dovrebbero misurare e perché. Dopo vagonate di storie sballate, ultimamente sto frequentando un collega siciliano bello come il Sole, messo peggio di me. Giusto ieri nella scuola in cui lavora gli hanno detto: "Professore non faccia il biglietto di ritorno perché dopo le vacanze la sua supplenza finirà" Ed è brutale. Non possiamo permetterci di affezionarci agli alunni, ai colleghi, alla città, al quartiere, al divano-letto blu della mia casa fatta di una sola stanza, non possiamo permetterci di innamorarci perché ci hanno tolto la progettualità, il futuro. Se questo significa essere conservatori e non essere disponibili al sacrificio come ha incoscientemente detto il nostro Presidente nel programma di Fazio, io non so più cosa altro posso sacrificare della mia vita, se non la speranza. Ma quella nessuno può toccarmela. Diventerò di ruolo, il siciliano chiederà di sposarmi quello stesso giorno e avremo bambini con i suoi occhi neri e i fiancotti meridionali della mamma.
 
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E’ la lettera di Angela Muraglia, una ragazza di Martina Franca con la “valigia in mano”. E’ la quella che Massimo Gramellini, vicedirettore de “La Stampa”, ha letto nel corso di “Che tempo che fa”, in onda su RAI 3 nella serata di lunedì scorso. La trasmissione di Fabio Fazio in generale e Massimo Gramellini in particolare, sono rimasti tra i pochi motivi che mi inducono ancora a utilizzare l’apparecchio televisivo per la funzione per la quale è stato ideato, e non esclusivamente come “imprecatoio” all’apparizione di Vespa e dei suoi plastici. Una lettera-sfogo scritta con gli stessi toni usati come se fosse indirizzata a un amico confidente, piuttosto che con giornalista; forse perché la speranze che venisse presa in considerazione, erano davvero poche.  Eppure ha colpito nel segno; e il segno è il cuore di chi l’ha letta, di chi l’ha ascoltata. Gramellini ha cambiato la sua “scaletta”, io, noi martinesi, abbiamo fatto un salto sulla sedia. Prima ascoltando: “mi chiamo Angela Muraglia sono di Martina Franca”; poi quando in quelle parole, abbiamo riconosciuto le tante, troppe “Angela” che vivono nella nostra città. C’è tutto in queste righe: una storia personale fatta di rabbia, sogni, passione, amore, sconforto, delusione, incertezza ma, per fortuna, tanta speranza e la voglia di non mollare mai. Mi è piaciuta tanto la lettera di Angela,  mi è piaciuta soprattutto perché: ha identificato la nostra città con il proprio nome: Martina Franca e non come capita anche con illustri “conosciuti” che preferiscono un più “figo”(?) Bari o un generico “dalla Puglia”; ha usato tatto e discrezione nel non citare la scuola privata che l’ha “privata” per un anno, di uno stipendio giusto in cambio di quei punti utili per “scalare la classifica”; la sua storia, come quella di molti altri, dimostra che i nostri ragazzi, fortunatamente, non sono tutti “choosy”; nonostante tutto, nonostante i tempi, si chiude con l’allegria e la leggerezza della speranza e la convinzione che “quella nessuna può toccarmela”. Non mi è piaciuta perché, ascoltando Angela, ho pensato a Grazia, Maria Rosaria, Paolo e a tutti quelli come loro che, dopo anni di valige e  sacrifici, con un concorso truffa stanno tentando di fottere anche la speranza. Del resto, il ministro dell’Istruzione è Francesco Profumo. Profumo sì, di fregatura.
 


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