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Lo Stato Maggiore della Difesa celebra i 20 anni delle donne nelle Forze Armate

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

21
OTT
2019

“Le cittadine italiane partecipano, su base volontaria, secondo le disposizioni di cui alla presente legge, ai concorsi per il reclutamento di ufficiali e sottufficiali in servizio permanente e di militari di truppa in servizio volontario, e categorie equiparate, nei ruoli delle Forze Armate e del Corpo della Guardia di Finanza” (Art.1 comma 1 della Legge 20 Ottobre 1999 n.380). Il 20 ottobre del 1999, con la legge 380/99, il nostro Paese, con una svolta storica per la Difesa, si è allineato ad altri Paesi della NATO aprendo le porte delle Forze Armate e della Guardia di Finanza all’arruolamento femminile con i primi militari donne reclutate, di fatto, l’anno successivo.

Le amazzoni rappresentano una delle prime testimonianze dell'impiego di donne in combattimento. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le donne di diversi Paesi furono impiegate in servizi ausiliari, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, e l'URSS anche in combattimento. Nella Repubblica Sociale Italiana fu creato il Servizio Ausiliario Femminile. Nel XX Secolo, a partire dagli anni Settanta, gli eserciti occidentali hanno cominciato ad ammettere le donne al servizio attivo. Solo  permettono alle donne di ricoprire ruoli di combattimento attivo tra cui Australia, Nuova Zelanda, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Germania, Norvegia, Israele, Serbia, Stati Uniti d'America, Svezia e Svizzera.

 L'impiego delle donne in guerra era previsto solo nel Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, nato nel 1908, e nel Corpo delle infermiere volontarie dell'ACISMOM nato nel 1940, corpi ausiliari delle forze armate. Nell'esercito italiano il 235º Reggimento fanteria "Piceno" è il centro addestramento femminile. Durante la seconda guerra mondiale la Repubblica Sociale Italiana istituì un "Corpo femminile volontario" per i servizi ausiliari delle forze armate (le cui appartenenti erano genericamente chiamate "ausiliarie"), comandato dal Generale di brigata Piera Gatteschi Fondelli. Nel decreto ministeriale d'istituzione, si metteva in chiaro che l'esistenza dello stesso era limitata unicamente al tempo di guerra. L'equivalente, nel Regno del Sud cobelligerante con gli Alleati, era il CAF, Corpo di Assistenza Femminile, anche questo sciolto alla fine delle ostilità. Le appartenenti al corpo erano equiparate al grado di sottotenente ed indossavano uniformi militari di produzione inglese.

Nel 1959 nacque poi il Corpo di Polizia femminile, civile, inserito in un ordinamento militare, allora vigente per la polizia. Diadora Bussani fu la prima donna italiana ad aver presentato la domanda di ammissione all'Accademia navale di Livorno nel 1981. Dopo essere stata esclusa dal bando di concorso per potervi accedere, il tribunale amministrativo regionale ne accolse il ricorso, e il Consiglio dello Stato ne annullò la decisione. La speranza di potersi arruolare nasceva dalle legge n. 66 del 1963 che permetteva l'impiego femminile nei pubblici uffici senza limiti alla carriera, evidentemente escludendo le mansioni militari in quanto si riteneva fosse necessario tener conto delle naturali diversità biologiche fra uomo e donna. Quando la vicenda divenne pubblicamente nota, la United States Navy le concesse simbolicamente l'arruolamento, che le venne conferito il 2 novembre 1982.

Da venti anni, dopo due generazioni di donne militari, la partecipazione femminile al sistema di sicurezza e difesa nazionale e internazionale si è gradualmente affermata, con la crescente esperienza tanto sul versante operativo che su quello organizzativo. Ad oggi sono oltre 16 mila le donne impiegate nelle Forze armate e nell’Arma dei Carabinieri. Il reclutamento delle donne ha coinciso con la fase attuativa del rinnovato modello di difesa, elaborato in base ai nuovi compiti previsti negli scenari operativi e con l’aumento delle missioni internazionali e le attività di peace keeping. L’Italia ha colmato una lacuna, rispetto agli altri Paesi europei e Nato che da tempo avevano impegnato il personale femminile. L’italia è stata tra le ultime nazioni ad aprire il reclutamento alle donne, ma ha guadagnato una posizione avanzata rispetto ad altri Paesi europei. La presenza femminile è da considerare la “normalità” in ogni attività militare, in ambito nazionale e nei teatri operativi internazionali. La componente femminile, impegnata nelle operazioni di peace keeping e peace building è una risorsa fondamentale nell’interazione con la popolazione civile locale e, nel perseguimento delle finalità delle missioni nei teatri operativi e degli scopi di cooperazione civile-militare. Le donne militari, in ambito nazionale e nelle operazioni internazionali, contribuiscono alla sicurezza, sono un moltiplicatore di forza e di efficacia nella ricostruzione, nei processi di stabilizzazione e nel mantenimento della pace.

Per celebrare la ricorrenza dei 20 anni dal reclutamento delle prime donne nelle Forze Armate, lo Stato Maggiore della Difesa ha deciso di “ricordare” questa componente fondamentale della Difesa dedicandole il calendario #20venti. Il Calendario #20venti contribuirà a sostenere la Fondazione Francesca Rava, da sempre in prima linea a favore dei bambini in condizioni di disagio.



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