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Limite scivoloso / Nardi e Ballard, un sogno di libertà

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

12
MAR
2019

La morte di Daniele Nardi e Tom Ballard sul Nanga Parbat riapre una questione mai risolta: esiste un rischio calcolato? Il paradosso non mi convince e porta come corollario un altro tema che mi prende poco: esiste dunque un rischio giusto? L’alpinismo estremo, come quello legato a una scalata invernale su una delle montagne più difficili del pianeta, è un’attività in cui parlare di rischio calcolato è una specie di ossimoro. Moltissimi grandi alpinisti, forse quasi tutti, sono dei sopravvissuti. Leggendo le loro storie, o quelle dei compagni che non ce l’hanno fatta, ci si imbatte in tragedie, tempeste improvvise, salvataggi, cadute, ferite, congelamenti e ovviamente morti. Certo, a detta di moltissimi e tra questi di alcuni miti assoluti dell’alpinismo, tentare di scalare lo sperone Mummery, su cui Nardi e Ballard hanno trovato la fine, era un suicidio annunciato. Una parete tempestata da valanghe, con blocchi di ghiaccio in caduta verticale, inevitabili e grandi quanto grattacieli. Una via assolutamente insicura, mai portata a termine prima. Per qualcuno, un’impresa dissennata. Per altri, un rischio accettabile e accettato, tanto da tornare al punto di partenza: gli esploratori, i viaggiatori, gli uomini che si sono misurati con l’ignoto, sperimentando, con alterne fortune, gli effetti delle loro azioni, la gloria e la tragedia, hanno calcolato davvero tutto? Esiste un rischio eticamente accettabile? Istantaneamente penso che un rischio calcolato è pur sempre un rischio e che, come tale, mette in conto una possibilità dell’evento infausto.

Daniele Nardi aveva già tentato varie volte di percorrere la via che gli è stata fatale nella sua ultima ascensione e ne era uscito vivo. A suo dire ciò testimoniava che lo sperone era scalabile. Una pubblicità molto famosa, qualche tempo fa, recitava un mantra: “impossible is nothing” e un’altra, che ha dato fama a personaggi amanti dell’estremo, sentenziava: “no limits”. Nel corso dei millenni gli uomini hanno scalato, volato, si sono lanciati in caduta libera, hanno nuotato, attraversando oceani, da un capo all’altro del globo, sono scesi in profondità ed esplorato grotte, deserti, ghiacciai, hanno attraversato i poli e si sono avventurati nello spazio. Tutti costoro hanno “rischiato”, per tutti costoro la tragedia era possibile. Forse Daniele Nardi e Tom Ballard non possono essere considerati eroi, se a questo termine vogliamo dare una connotazione sociale, legata a un impegno civico riconoscibile, ma certo sono uomini che hanno inseguito un sogno di libertà, estremo, rischioso, tragico, ma non più folle di quelli portati avanti da tanti miti viventi, che pur essendo fortunosamente scampati a raccontarcela, non ritengono che quell’impresa andasse tentata. 



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