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Giuseppe Aprile/Una pop star del XVII secolo

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2013
Adorato dalle folle, conteso dai teatri, pagò un prezzo alto per la sua celebrità. A due secoli dalla morte, un libro di Angelo Marinò riporta luce la vita di uno dei più grandi cantanti castrati di sempre
 
Da dove è nata l'idea di una pubblicazione su un martinese così poco conosciuto?
«La figura di Giuseppe Aprile, uno dei più grandi sopranisti del Settecento napoletano, ha destato in me un particolare interesse sin da quando, lette le pagine che gli dedicò nel 1927 Giuseppe Chiarelli nella sua opera giovanile ‘Notabilità martinesi’, mi incuriosì soprattutto la ‘stranezza’ per cui una città colta come Martina, che ‘coltiva le sue glorie come vasi di fiori alla finestra’ (scriveva Cesare Brandi), continuasse a ignorarlo. Così, per trovare risposte alle domande che mi ponevo, cominciai a documentarmi prima attraverso la lettura di lessici musicali e lavori di carattere generale sul mondo di questi straordinari fenomeni del belcanto, come gli scritti di Patrick Barbier, Rodolfo Celletti e Sandro Cappelletto, per citarne alcuni; quindi, con indagini più ‘mirate’, attraverso la ricerca archivistica e bibliografica su una delle figure senza dubbio tra le più interessanti della storia martinese». 
Un lavoro notevole il Suo.
«Sì, soprattutto dal momento che era obiettivamente molto difficile, se non addirittura impossibile, far emergere dal buio del passato un cantante che, vittima dell’aberrazione paterna, percorse interamente la parabola che dall’apogeo e dall’esaltazione lo portò al dileggio e a una vita di tristezza e solitudine, fino a scomparire nella ‘fossa comune’ dell’indifferenza, dove le città seppelliscono i figli da dimenticare. Mi rendevo conto, inoltre, che la strada da percorrere era piena di ‘insidie’ soprattutto per chi, come me, non conosceva e non conosce la musica e tutto ciò che orbita intorno al mondo del teatro e degli spettacoli musicali. Quanto bastava per scoraggiare chiunque a proseguire! Ma la quantità di notizie che, intanto, si accumulavano e la necessità di correggere gli errori, integrare e completare quel poco che era stato fin allora scritto mi spinsero  a continuare il lavoro iniziato e a progettare la pubblicazione».
Uno sguardo alla pubblicazione dimostra un impegno enorme e una ricerca approfondita. Come è andato avanti il suo lavoro? Da quali archivi ha tratto notizie, documenti, spartiti per questo lavoro su Giuseppe Aprile? Quale metodo ha seguito nella organizzazione di una mole così imponente di materiali?
«Per giungere ai risultati che hanno dato vita al mio libro ho dovuto consultare una gran mole di scritti e documenti (molti dei quali inediti), faticosamente reperiti nelle biblioteche, pubbliche e private, e negli archivi di Stato e teatrali, sia direttamente che online, seguendo un percorso tracciato innanzitutto dalla ricostruzione cronologica della lunga carriera artistica del cantante, per la quale mi è stata insostituibile guida su tutte le fonti consultate la monumentale opera di Claudio Sartori. E’ stato, per questo, necessario mettermi in contatto con istituzioni culturali di città italiane e paesi europei dove Giuseppe Aprile lasciò profonda traccia della sua presenza. Grazie, perciò, alla collaborazione di tanti ‘addetti ai lavori’ da me contattati, tutti generosi di notizie (molte sconosciute), è stato possibile recuperare alla memoria una storia che si temeva perduta per sempre. Ho potuto, così, raccogliere copie di libretti di opere, manoscritti e spartiti musicali, microfilm, documenti, lettere (appena nove, purtroppo, le sole salvate dalla distruzione!), provenienti dagli archivi di Stoccarda, Varsavia, Bruxelles, Weimar, Berlino, Parigi, Berkley (California), oltre che delle molte città italiane (Napoli, Roma, Parma, Bologna, Venezia, Torino, Milano, Mantova. Firenze, Perugia, Pisa, Livorno,  etc.), tutti di eccezionale utilità ai fini di un lavoro che cominciava ormai a prendere corpo. Ho cercato, quindi, di sottoporre sempre a verifica la grande mole delle informazioni reperite, scoprendo spesso nuovi elementi e vedendomi costretto a rinnovare e protrarre l’indagine per un tempo molto maggiore di quello previsto».
Ripercorrendone a grandi linee la vicenda umana e professionale, chi fu Giuseppe Aprile? Quale incidenza egli ha avuto nell'ambito della cultura italiana ed europea?
«Dalle lunghe e non facili ricerche è emerso, insieme alla figura di Giuseppe Aprile, un aspetto, poco o per niente conosciuto, di quell’eccezionale periodo di storia locale che fu il secolo XVIII. Parliamo della vita musicale di Martina e di una famiglia che nella città ebbe un ruolo di protagonista; parliamo di don Vito Aprile, maestro di cappella e insegnante di musica, di suo fratello Fortunato, il più famoso falsettista della schola cantorum padre del sopranista Giuseppe e del violinista Raffaele; e, infine, di Fortunato jr, accademico di Bologna e tenore di mezzo carattere assoluto negli anni in cui il teatro lirico italiano ed europeo viveva una storica evoluzione. E con loro in quegli stessi anni un altro martinese ‘emigrato’ pure lui nella capitale del Regno, il maestro di cappella Michele Perla, insegnante e compositore di musiche sacre e duetti notturni, proiettava Martina nell’olimpo della grande scuola musicale di Napoli. Un importante capitolo della storia locale, insomma, che rischiava di restare sconosciuto ancora per molto tempo. Ripercorrere oggi, a distanza di due secoli, la vicenda umana e artistica di Sciroletto, il più grande musico di Martina è stato, perciò, per me un impegno gravoso, ma ricco dei risultati. Egli è stato idolo di Napoli, orgoglio e vanto del teatro del Baden-Wurttemberg, stretto collaboratore del grande Jommelli, il più famoso insegnante di canto e compositore di duetti notturni che tanto piacquero e influenzarono il giovane Mozart, autore dei celeberrimi XXXVI Solfeggi ancora oggi usati nei Conservatori di musica. Tutto questo ha finalmente consentito di restituire visibilità ad uno dei maggiori astri del firmamento musicale della Napoli del Settecento, che indubbiamente ha rappresentato più e meglio di chiunque altro la sua città ai massimi livelli nazionali ed europei». 
 
 
 
 


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