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SAMIA/IL SOGNO DI UNA MIGRANTE IN CORSA

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

7
MAR
2014
Le librerie sono una risorsa straordinaria per il territorio. E’ una vera sconfitta quand’esse chiudono. E sono in tante in Italia: centocinquanta le librerie indipendenti che hanno chiuso nel 2013, com’è riportato dall’Associazione Italiana Librai. Per fortuna in questo scenario apocalittico non mancano raggi di speranza e la nostra Regione, il nostro territorio, la Valle d’Itria, sa come coltivare e far crescere la speranza intorno ai libri e alla promozione della lettura come pratica umana, civile e sociale. Un raggio, appunto, è la libreria “L’Approdo” di Locorotondo che, come abbiamo in altre occasioni evidenziato, da anni resiste alla crisi del settore e con competenza e passione porta avanti iniziative ben strutturate e pensate per avvicinare ai libri e alle storie anche  gli adolescenti (fascia di lettori non facile da coinvolgere). E’ stato questo in estrema sintesi lo spirito che ha animato la libraia Angela Cardone nell’organizzare nei giorni scorsi l’incontro con Giuseppe Catozzella e il suo “Non dirmi che hai paura” (Feltrinelli) che, grazie allo spirito collaborativo del dirigente scolastico e dei docenti dell’Istituto Agrario di Locorotondo, “Basile-Caramia”, ha visto il coinvolgimento attivo di tantissime studentesse e studenti che hanno posto a Catozzella una serie di domande sul suo romanzo che narra la vicenda di Samia Yusuf Omar, nata il 30 aprile del 1991 a Mogadiscio, la sua passione per la corsa e il suo sogno di correre in Occidente. Un sogno infranto il 2 aprile al largo di Lampedusa, nel tentativo di raggiungere le coste italiane. Ma quella raccontata da Giuseppe Catozzella non è la storia di un grande sogno sconfitto: l’autore, infatti, che ha scelto di narrare la vicenda calandosi in prima persona nella voce di Samia raccogliendo numerose testimonianze, tra cui quelle di Hodan (sorella di Samia), ha voluto immaginare un lieto fine per lanciare un messaggio di speranza. Il titolo del libro, “Non dirmi che hai paura”,  riprende le esortazioni del padre di Samia, ucciso   da un colpo di pistola al mercato di Bakara, il più grande di Mogadiscio, dove lavorava. Il mese dopo Samia, che aveva otto anni, lasciò la scuola per occuparsi dei fratelli al posto della madre che dovette iniziare a lavorare. Fu in quel periodo che iniziò ad allenarsi nella corsa, sostenuta e allenata dall’amico Alì che l’accompagnava a vincere gare locali e nazionali. Ma per Samia non fu semplice, in un paese dominato dalla guerra e dai fondamentalisti islamici, tra difficoltà economiche e sociali, spesso durante gli allenamenti era costretta a correre “con il burqa calcato in testa e sotto la fascia elastica di spugna che si impregnava di sudore”, inciampando di continuo in quella “impalcatura nera” e quando non poteva allenarsi allo stadio correva per le strade, ma una donna-atleta non era ben vista. Catozzella ha voluto quindi raccontare anche la follia dell’integralismo, fotografando una nazione che sa tuttavia coltivare l’amicizia salda tra famiglie che decidono di condividere il ristretto spazio delle proprie abitazioni a dispetto dell’odio tra i rispettivi clan di appartenenza. E’ anche il racconto che esalta il valore della libertà delle scelte anche a costo di rischiare la vita. 
La storia di Samia diventerà anche un film prodotto dal Leone Film Group, casa di produzione degli eredi di Sergio Leone. A Roma, intanto, domani 8 marzo, per la festa delle donne, la Fondazione Nilde Iotti ha organizzato un evento per ricordare l’immensa forza e il grande coraggio di una giovane donna che nella corsa vedeva anche l’aspirazione del riscatto delle donne dell’Africa e della  Somalia dei clan, e per questo martoriata dagli integralisti di Al Shabaab, per i quali nulla invece si deve muovere.
 
 


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