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RAMPINI FACCI SOGNARE

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

20
LUG
2012

 

Con “Alla mia sinistra” Spiagge d’autore ha dato il via  alla terza edizione della rassegna culturale che tocca oltre a numerose località balneari anche le piazze di Martina Franca. A settembre sarà la volta di Erri De Luca 
Il sottile riferimento a Kafka, con il quale il neo assessore alla Cultura, prof. Tonino Scialpi, ha presentato a un pubblico numeroso e attento Federico Rampini e il suo recente  “Alla mia sinistra”  (Mondadori – Strade Blu), raccontando l’incontro fra lui e il noto inviato a New York per “Repubblica”, per la prima volta a Martina Franca, avvenuto dinanzi al Palazzo Ducale, ci offre il la per  spendere qualche parola sull’ultimo lavoro di Federico Rampini, che come sottotitolo reca: “Lettera aperta a tutti quelli che vogliono sognare  insieme a me”, permettendoci così di comprendere che il destinatario di questo accorato e documentato racconto di un mondo nel quale le democrazie vacillano a colpi di plutocrazia, tecnocrazia, populismo e autoritarismo, è proprio la sinistra,  dalla quale, come si legge all’inizio del primo dei sei capitoli nei quali è diviso il libro, “non vedo emergere con chiarezza una via d’uscita progressista, equa, rassicurante, al nostro declino. Da nessuna parte del mondo”  E più avanti: “Se stiamo naufragando per troppa disoccupazione…la sinistra ha qualcosa di nuovo da dire, in mezzo a questo dramma?...Dalla sinistra ti aspetti che indichi un percorso, al termine del quale non solo sarà finita questa lunga depressione economica, ma ne usciremo costruendo una società più giusta e più serena di quella in cui viviamo. Eppure, ascoltando il linguaggio dei governanti nei grandi vertici che seguo, il G8 o il G20, l’assemblea dell’ONU e il Forum di Davos, ho l’impressione di un chiacchiericcio indistinto, di una grande melassa che cosparge questa crisi di luoghi comuni.” Non ha peli sulla lingua Rampini: “Oggi mancano leader  al servizio di un grande progetto nazionale, e dietro i leader mancano i pensatori, le idee nuove.
E torniamo al nostro Kafka di partenza, non quello del “Castello”, al quale probabilmente l’assessore Scialpi alludeva, bensì al Kafka de “La Metamorfosi”. Già, proprio così. Il superamento della crisi attuale richiede proprio una metamorfosi che sostituisca al modello di uno sviluppo che accresce disuguaglianze e produce sottosviluppo, una politica di civiltà, una politica dell’umanità planetaria che abbia come missione più urgente quella di solidarizzare il pianeta, nella prospettiva di un nuovo umanesimo.  Il momento attuale richiede grossi sacrifici: “Il linguaggio dei sacrifici si applica a ogni sorta di bene collettivo: sappiamo che dovremo lavorare più a lungo, andare in pensione più tardi; sappiamo che bisogna investire oggi, subito, per costruire tra vent’anni una scuola migliore, tra cinquant’anni un sistema di produzione di energie pulite. Ma questo genere di sacrifici immediati con benefici a lunga scadenza richiede una grande fiducia reciproca, un patto sociale credibile, una democrazia che funziona, e un impegno etico senza il quale l’economia di mercato è inaccettabile.”  Si chiude con questo passaggio l’appello di Rampini  che, nonostante tutto,  coltiva la speranza  di salvezza. Una speranza non sinonimo di illusione. La speranza vera sa di non avere certezze ma sa anche che, citando un verso del poeta Antonio Machado,  “caminante no hay camino, se hace el camino al andar” (“Viandante, non c’è il cammino. Il cammino si fa con l’andar.” ). La speranza sa che la salvezza, attraverso la metamorfosi, sebbene sia improbabile, non è impossibile. Tutto comincia sempre con un’iniziativa, un’innovazione, un nuovo messaggio di carattere deviante, marginale, spesso invisibile. Tutto in effetti è già cominciato, ma senza che lo si sappia. C’è sempre una certa distanza tra l’evento e la coscienza del suo significato; la conoscenza è in ritardo sull’immediato: “L’uccello di Minerva (della ragione) prende il volo al crepuscolo” , scriveva Hegel. Il presente, percepibile solo in superficie, è attraversato in profondità da correnti che si muovono sotto un terreno apparentemente fermo e solido. In tutti i  continenti, in tutte le nazioni, nelle piccole città, come Martina Franca, esistono fermenti creativi, una moltitudine di iniziative locali propizie a una rigenerazione economica o sociale o politica o cognitiva o educativa o etica o esistenziale. La salvezza è già cominciata dalla base. Si tratta  di creare sinergie e legami virtuosi. Ed è proprio questo  che vogliamo sognare. 


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