Un settimana intensa quella che precede la domenica di Pasqua, ricca di riti e tradizioni popolari per fedeli e curiosi. Tra i culti più amati, i riti della Settimana santa tarantina, con 250 anni di storia che si rinnova con la stessa devozione. In tanto in Svezia “le streghette di Pasqua” fanno incetta di caramelle
La festività pasquale cade nello stesso periodo dell’anno per tanti paesi nel mondo, sia di religione ebraica (che con la Pasqua celebra la fuga degli Ebrei dall’Egitto verso la Terra promessa, guidati da Mosè), sia per i cristiani, che ricordano la passione e la resurrezione di Cristo.
Molte anche le tradizioni e credenze di alcuni paesi legate a folletti streghe e conigli pasquali che in questo periodo celebrano l’entrata della primavera: ad esempio nella nordica Svezia un’antica credenza popolare voleva che nel periodo immediatamente precedente alla Pasqua le streghe volassero verso la montagna di "Blakulla", per trovare il diavolo. Da quell’antica credenza ha avuto origine la tradizione delle "streghette di Pasqua", cioè gruppetti di bambine che nel periodo pasquale, travestite con scialli e lunghe sottane, vanno in giro per le vie della città con un bricco da caffè, dove la gente deve mettere un soldino o una caramella. Nella Svezia occidentale le notti pasquali sono illuminate da grandi falò e dallo scoppio di petardi, vecchi metodi garantiti per tenere lontano le streghe! Anche in Romania si sono sovrapposti antichi riti pagani alle celebrazioni religiose. Il Giovedì Santo ad esempio per i rumeni è il giorno dei morti (come il nostro 2 novembre) chiamato il "gioia mare" (in italiano "giovedì grande"): in questo giorno si portano in chiesa dolci fatti con farina o con grano bollito ricoperto di zucchero e noci, del vino e della frutta, che sono offerti agli anziani e ai poveri in memoria dei defunti.
Il Venerdì Santo si pone davanti alla Croce un tavolo molto alto, in modo che vi si possa passare sotto. Sul tavolo si mette l’epitaffio, un pezzo di stoffa che porta ricamato o dipinto il seppellimento di Cristo, e i fedeli, recandosi in chiesa, portano fiori al Cristo e ai loro morti, passando per tre volte sotto il tavolo sul quale è sistemato l’epitaffio. A sera si svolge il canto Prohod, una cerimonia affascinante alla quale partecipa tutto il villaggio, diviso in gruppi seguendo il cammino della Croce. In un percorso molto simile alla nostra Via Crucis.
Queste sono solo alcune dei riti e tradizioni popolari sparse in tutto il mondo, che evocano con usi e costumi diversi la celebrazione di un periodo dell’anno di passione, riflessione e rinascita.
Ma senza andare molto lontani la nostra Taranto, comunemente martirizzata dall’opinione pubblica, ogni anno con i Riti della Settimana Santa ci regala un momento unico e memorabile che dona speranza a tutta la città. Un appuntamento molto atteso attrae un gran numero di credenti e semplici curiosi, che affollano strade e piazze per vivere una delle tappe più importanti della ritualità cattolica, sebbene spesso essa si perda nella profanità popolare.
Il Pellegrinaggio dei fedeli e non comincia in maniera concitata, (dal giovedì Santo dopo che nelle Chiese si svolge il rito della Coena Domini, più volgarmente conosciuta come celebrazione della lavanda dei piedi) con Altari della Reposizione, conosciuti meglio come Sepolcri, che la tradizione vuole debbano essere visitati in numero dispari, per poi continuare con la Processione dell’Addolorata e il venerdì con quella Misteri .
La Processione dei Misteri viene celebrata a Taranto dal 1765. Comincia il pomeriggio del Venerdì Santo,viene aperta dal Troccolante (la troccola è uno strumento in legno intarsiato con sei maniglie di metallo che, battendo su delle borchie, provocano il caratteristico suono) che chiude anche
la processione. Il corteo si compone di numerose statue, quali la Croce dei Misteri, il Cristo all’Orto, la Colonna, Ecce Homo, la Cascata, il Crocifisso, la Sacra Sindone, il Gesù Morto e l’Addolorata. Le statue sono di cartapesta e molte col tempo sono state sostituite con delle copie. Tra una statua e l’altra si collocano poste di Perdùne incappucciati. Sia i portatori che le poste, procedono con un ritmo dondolante, che prende il nome di nazzecata. Ma aggiudicarsi l’onore di portare le statue non è per tutti, infatti dipende dall’asta che si tiene la Domenica delle Palme, (quest’anno per volontà del Vescovo Mons. Santoro spostata a sabato 16 marzo presso l’ex-caserma Rossarol, sede dell’università) alla quale possono prendere parte solo i confratelli delle Confraternite del Carmine e dell’Addolorata.
La Processione dell’Addolorata è quella del Giovedì Santo, organizzata dalla Confraternita che ne porta il nome, è composta anch’essa da numerosi elementi e cioè il Troccolante (che anche in questo caso apre il corteo), le pesare (anticamente in marmo ora in legno, vengono portate al collo dai confratelli giovanissimi. Ricordano le pietre scagliate contro Gesù sul Calvario), la Croce dei Misteri, ben quindici poste, che sono intervallate da tre Crociferi (che rappresentano le tre cadute del Signore sulla via della Croce) e il fulcro della processione, la statua dell’Addolorata.
Il percorso prende a snodarsi intorno alla mezzanotte per le strade della città a partire dalla Chiesa di San Domenico Maggiore per poi rientrare nella stessa alle ore 15 del pomeriggio del Venerdì Santo ed è probabile che durante il cammino s’incontri col corteo dei Misteri. In seguito all’incendio che ha devastato la Chiesa di San Domenico Maggiore nel giorno di Natale del 1967, la statua è stata trasferita prima nella vicina chiesa di Santa Caterina e poi presso l’Istituto Maria Immacolata.
La Sacralità di questi riti vivono in comunione con la profanità del vivere la quotidianità della città che si risveglia commercialmente, socialmente, tanti anche gli eventi collaterali che associazioni, comunità e privati propongo per offrire attività e progetti alternativi che possano vivere in comunione con la tradizione.
Da non perdere fino al 30 marzo, in via Duomo 262 nel centro storico di Taranto, la mostra fotografica “Domani è Pasqua”, in di Antonio Giove, uno degli obiettivi storici della città, che presenta di 99 scatti inediti che ripercorrono più di 20 anni di storici istanti della settimana Santa di Taranto Un patrimonio artistico e fotografico messo a disposizione gratuitamente, un percorso documentaristico che mette a confronto la processione dell'Addolorata del giovedì Santo, il venerdì dei Misteri e Perdùne, fino alla scoperta dei riti di Nocera Terinese (Catanzaro) con la processione dell'Addolorata e Vattienti. Inoltre il maestro Giove, per coloro che vorranno lasciare un commento sull'esposizione, regalerà tramite regolare estrazione, un quadro dedicato all’Addolorata.
I Riti in breve
- I Confratelli in abito di rito dell'Addolorata del giovedì Santo (San Domenico), eccetto i Crociferi, hanno le scarpe mentre quelli dei Misteri (Carmine) sono tutti scalzi.
-Oltre i "Sepolcri" del borgo cittadino, i Perdoni visitano anche la chiesa di S.Domenico per il saluto alla Vergine Addolorata prima dell'uscita della stessa nella processione notturna.
-L'Addolorata della Chiesa di S.Domenico la mattina del venerdì Santo, verso le ore nove, compie una sosta dalle Suore dell'Immacolata.
-Tradizione prevede che l'Addolorata del giovedì Santo sia salutata all'uscita dalla Chiesa di San Domenico Maggiore con l'esecuzione da parte della Banda della Marcia Funebre "A Gravame" composta agli inizi del Novencento dal Maestro Domenico Bastia e dedicata ad un giovane musicista della banda del Bastia scomparso in un tragico incidente sul lavoro.
- I capelli di entrambe le Madonne Addolorate sono veri e i vestiti sono ricamati a mano.
-I portatori delle forcelle di entrambe le Madonne Addolorate indossano guanti in pelle di colore nero diversamente dai portatori delle forcelle delle altre statue che indossano guanti bianchi.
-L'Addolorata di San Domenico esce anche a settembre per la festa a Lei dedicata sul calendario.
- Se l'Addolorata del giovedì Santo (San Domenico) non dovesse più uscire dalle Suore dell'Immacolata dopo la recita tradizionale del Santo Rosario l'organizzazione della Processione prevede il rientro della statua a San Domenico mediante un camioncino e la sospensione della Processione.
- Le Pesàre sono portate da coppie di bambini figli di Confratelli.
- L'uscita dell'Addolorata alla mezzanotte del giovedì Santo da San Domenico è preceduta dal discorso dell'Arcivescovo di Taranto dal sagrato della Chiesa.
-A causa della ripidità della scalinata di San Domenico Maggiore, l'Addolorata del giovedì Santo è scesa a braccia e non a spalla.
-Il Troccolante della Processione dei Misteri viene incappucciato solo dopo aver varcato il sagrato della Chiesa del Carmine, e subito dopo gli vien posto il cappello sul capo.
-Spesso i Perdoni, durante la visita ai "Sepolcri" nella prima mattinata del Venerdì Santo, incontrano la processione della Addolorata; in questo caso si fermano dinanzi alla statua in processione e compiono la tradizionale genuflessione.
LA RICETTA tipica
GNATUNE CU PEPE (Taralli con il Pepe)
• 1 Kg farina 00 -
• 2 tavolette lievito di birra
• 1 bicchiere di Bianco q.b.
• Pepe macinato al momento q.b.
• Sale q.b.
Nella fontanella di farina con la sua casetta del sale (per chi non lo sapesse, quando si fa una pasta lievitata sale e lievito non devono venire a contatto diretto per cui il sale si mette in un fossetto laterale, la casetta del sale, e viene incorporato nella farina che ha già incorporato il lievito) aggiungere il lievito, stemperato in un po' di acqua tiepida, cominciare a impastare aggiungendo tutto l'olio e quindi il vino, fino ad avere una consistenza piuttosto morbida, aggiungere pepe appena macinato senza lesinare. Formate i taralli, non i tarallini.
In vernacolo tarantino questi taralli si chiamano Gnatune cu pepe, probabile etimologia estrapolata dal sito www.tarantonostra.com:
«"Gnatune", credo possa derivare dal greco γνάθος = gnàthos = mandibola, mascella e per estensione guancia, bocca, quindi le gnatune hanno forma di tarallo simile a una bocca… essendo soffici danno l'idea del "paffuto" come guance morbide e "tirabaci"».
Questi taralli devono essere pronti per la sera del Giovedì Santo, sono infatti ciò che i Perdoni sgranocchiano insieme a qualche bicchiere di buon vino. Per chi non lo sapesse i Perdoni girano scalzi per ore ed ore. Spesso la Settimana Santa, specie il Giovedì e il Venerdì il tempo è brutto, di solito piove.