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A VOLTE RITORNANO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

26
OTT
2012

 

Con “Il libro dei ricordi” della scrittrice argentina Ana Marìa Shua ha preso avvio la XVII edizione dei “Seminari d’autunno dei seminari di marzo”, dedicati quest’anno alla Dea-Letteratura.
 
Chissà quali ricordi conserveranno gli studenti e le studentesse del Liceo Classico “Tito Livio” di Martina Franca  dell’incontro svoltosi il 22 ottobre con Ana Maria Shua,  arguta scrittrice argentina, per metà polacca e per metà siro-libanese, autrice de “Il libro dei ricordi” (ed. Poiesis),  un gustosissimo e ironico, tanto quanto intelligentemente dissacrante, diario di famiglia, contraddistinto dall’impareggiabile umorismo ebraico,  la cui matrice è quella capacità di pensiero laterale propria solo di chi, messo davanti a due  situazioni o eventi incompatibili, di necessità, per legittima difesa,  deve immaginare una terza sorprendente possibilità. Sarà stato questo il motivo per il quale  di incontri,  con Ana Maria Shua, nello stesso giorno e con gli stessi destinatari, a distanza di poche ore,  ce ne sono stati due?  Per dovere di cronaca occorre precisare: “Vi passò accanto le dea- L’Italia fra il Mediterraneo e l’America Latina la poesia il romanzo” è il tema della XVII edizione dei Seminari di autunno dei seminari di marzo  che ha preso avvio, appunto, lunedì 22 ottobre alle ore 15.00 nell’Aula Magna del Liceo Classico “Tito Livio”. Nella stessa giornata, a distanza di poche ore,  il secondo incontro, svoltosi questa volta presso la sala degli Uccelli del Palazzo Ducale,  era rivolto alla cittadinanza, come ha spiegato nel suo intervento introduttivo, l’assessore alla Cultura Antonio Scialpi,  “con questo incontro  i Seminari d’autunno e di marzo   tornano nel territorio dopo essersi  rifugiati nella scuola, al Liceo Tito Livio”. Peccato che, proprio la cittadinanza, questo ente metafisico, fosse assente, peccato che anche il Presidio del Libro non fosse presente (a tal proposito la presidente-factotum Anna Maria Montinaro, ci spiega che al momento il Presidio è in stand by), peccato che del libro sia stato messo a fuoco ben poco, ma peccato anche veder trasformata la Sala degli Uccelli nel clone di un’aula scolastica, con i registri per raccogliere le presenze degli studenti intervenuti  e il sospetto di un uso strumentale dei  giovani, utili a “far numero”, a riempire la sala.  Ma lo sappiamo benissimo, per esser stati ragazzi e ragazze anche noi:  quando la scuola chiama non si può esser sordi!  Ricordare quel pomeriggio del 22 ottobre 2012, in compagnia dell’amica del cuore a cui, sottovoce, leggere l’sms o raccontare dell’ultima fiamma, confortati dall’idea di avere come prof. un assessore alla cultura che ama i giovani   sarà sicuramente bello. E  pure divertente. E chissà se anche noi non daremo corpo al nostro libro dei ricordi che, come scrive  Ana Maria Shua “…è la nostra fonte del tutto attendibile. Per questo è così facile prendersela con lui. Perché ciò che dice è vero, ma non dice mai tutto e nemmeno lo dice in modo sufficiente.”  L’avremmo voluta per una terza volta Ana Maria Shua, meglio se dopo aver letto il suo libro, al momento non presente in nessuna delle quattro librerie martinesi. L’avremmo voluta per abbracciarla e per chiederle l’autorizzazione a “seminare”  in questo triste paese un po’ della sua gustosa arguzia, raccogliendola dalle pagine del suo lungo racconto. Una narrazione  giocata sul filo doppio dell’apparente verità e della bugia nascosta, dell’ambiguità e impotenza  della lingua, dei controversi  legami familiari e coniugali per mantenere i quali la lingua da sola non basta, come questo  passaggio rende molto chiaramente: “Fuori dalla camera da letto, il nonno Gedalia si compiaceva di non capirsi in spagnolo con la moglie nella maniera più assoluta e allo stesso tempo più sottile di quella che entrambi usavano per non capirsi nella loro lingua madre.”  Bravo Goffredo!  Con IL LIBRO DEI RICORDI ci hai portato il sorriso. L’intelligente sorriso, quello che nasce anche dal dolore, ma, soprattutto dall’autoironia, dal non prendersi troppo sul serio e, dunque, non prendere nemmeno troppo sul serio il dolore. Sorridi anche tu, Goffredo. Dismetti quell’espressione cupamente assorta,  quello sguardo crucciato. La storia dell’umanità, lo scrivevi nel 1996 nell’editoriale della rivista “DA QUI”,  è “storia di incontri, ritorni, migrazioni. Così da segnare con coraggio un nuovo orizzonte, dove i diversi pezzi del mosaico siano raccolti e compresi in unico assieme. Il mondo, siamo convinti, ha vissuto e vive a cielo aperto, da nord a sud, da est a ovest. I confini sono luoghi di continuità e non di conflitti. Non ci sono salti nell’umanità degli uomini, non c’è interruzione fra le culture. Qualcosa accade dove c’è qualcuno che la fa accadere.”  Con il sorriso, aggiungiamo noi. I tuoi Seminari, fattisi negli anni sempre più ristretti, “rifugiatisi” (l’espressione poco felice non è nostra, ma del tuo amico-compagno-assessore Scialpi) nella scuola martinese (liceo) con il tasso più alto di scrittori di fama nazionale e internazionale,  sono stati, quindi, fruttuosi. Motivo in più per sorridere e, con Pessoa,  “fingere che è dolore il dolore che davvero sente.”  Noi  “da qui” ti aspettiamo. Aspettiamo di leggere il tuo ultimo libro “Verso il mare che tace – Quello che le donne non dicono”, con il quale , il 7 novembre, alle ore 18.00, sempre nella Sala degli Uccelli, ci sarà il secondo degli appuntamenti dei Seminari  d’autunno. E speriamo che, questa volta, le persone, sì  preferiamo questa parola concreta all’astratta “cittadinanza”, accolgano i semi della tua voce. Magari con il vento che si plachi perchè la semina sia efficace. 


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