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Aspettando Natale/ "Te piace ‘u presepe?"

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

27
NOV
2015
Nel servizio di questa settimana cercheremo di tracciare una breve storia del presepe con particolare riferimento a quelli pugliesi e del tarantino, in attesa di presentare anche il decano dei presepisti di terra ionica, l’ultracentenario Antonio Mazzarano
 
Natale richiama alla mente di ogni cristiano (e, pertanto, anche della gente di terra ionica) l’immagine del presepe, simbolo della cristianità e costruzione artigianale nella quale si fa sfoggio della tradizione popolare e degli usi e costumi che, almeno al Sud, somigliano tra di loro. Per questo motivo è a tutti nota l’espressione di Edoardo De Filippo in “Natale in casa Cupiello” in cui chiede: “Te piace ‘u presepe?”.
Sono gli evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività. Nel loro racconto ci sono tutti gli elementi che a partire dal Medio Evo diventeranno la base su cui nascerà il presepe il cui etimo “praesepium” significa “mangiatoia”.  Nelle effigi parietali del terzo secolo nel cimitero di Santa Agnese e in alcune catacombe a Roma si possono vedere una Natività e l’Adorazione dei Magi. Il bue e l’asino aggiunti da Origène, sono il simbolo del popolo ebreo e dei pagani, invece i Magi rappresenterebbero le tre età dell’uomo e le razze umane, gli angeli sono l’espressione delle creature superiori e i pastori l’umanità da redimere. I doni dei Magi rappresentano la divinità attraverso l’incenso,l’umanità attraverso la mirra e la regalità attraverso l’oro.
Numerose sono le opere d’arte che testimoniano l’evoluzione del presepe, anche se il primo presepe con personaggi a tutto tondo risalirebbe al 1283 e fu opera di Arnolfo da Cambio. L’autore scolpì otto statuette in legno che rappresentavano i personaggi della Natività.
Tale presepe si può ammirare nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Da allora e fino alla metà dell’800 gli artisti modellarono statue di legno o di terracotta che sistemarono davanti ad un fondale pitturato. Nel ‘600 e nel ‘700 gli artisti napoletani inserirono la Natività nel paesaggio campano con personaggi della vita quotidiana fino a trasformare le statue in manichini di legno con gli arti in filo di ferro per dare l’impressione del movimento.
Nacquero varie scuole presepistiche come quella ligure, siciliana e napoletana.  Dal 1800 il presepe si diffuse in ogni famiglia e si affermò quello in cartapesta leccese. 
Il primo presepe vivente lo realizzò Francesco d’Assisi a Greccio nella notte di Natale del 1223. Da questa rappresentazione vivente e da quelle presepistiche di stampo tradizionale la popolarità di questa tipica costruzione natalizia si estese in tutto il mondo.
In Puglia è ampiamente documentata la popolarità del presepe, ma il primato per numero di presepi realizzati e per grandiosità spetta a Stefano da Putignano che ha lasciato ampie rappresentazioni nella Chiesa Madre di San Martino a Martina Franca, della Madonna del Carmine a Grottaglie, della Madonna di Gallana nella periferia di Oria e altre opere presenti a Bitonto, Casamassima, Castellaneta, Cisternino, Gravina, Matera (perché fino al 1663 faceva parte ancora della provincia di Otranto), Monopoli, Nardò, Noci, Polignano a Mare, Putignano e Turi.
L’opera più significativa di Stefano da Putignano resta comunque la “Madonna con Bambino in Trono incoronata dagli Angeli” del 1517 nella Chiesa Madre di San Nicola a Cisternino.
Altri autori famosi si distinsero fra il 1400 e il 1500 in Puglia come Nuzzo Barba di Galatina, Paolo da Cassano, Altobello Persio e il fratello Aurelio, Castellana e il leccese Gabriele Riccardi.
A questa grande produzione artistica si aggiunse successivamente quella della cartapesta leccese che ha finito per invadere ancora oggi il mercato tradizionale.
I tarantini che amano la tradizione iniziano la loro costruzione presepistica il 22 novembre e la concludono il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre.
Il presepe tarantino si caratterizza per i suoi pastori tipici che un tempo venivano preparati con cura e amore da coloro che lavoravano l’argilla nelle botteghe artigianali tarantine e grottagliesi.
Questi lavoratori dell’argilla a Taranto trovavano gratuitamente la materia prima al Rione Tamburi. Fra i tanti personaggi realizzati nel tempo ricordiamo i contadini a piedi e a cavallo sugli asinelli che portano doni a Gesù Bambino, buoi aggiogati che arano guidati dai massari, la vecchietta che fila con il fuso e l’altra che governa le galline, donne con le brocche presso la fontana, cacciatori con i fucili, il pescatore che pesca nel laghetto, il venditore di pesce fresco, il fornaio e il guarda stelle.
Ci sono anche tra i personaggi colui che prepara il formaggio, il locandiere, il macellaio, il fruttivendolo e gli zampognari.
Ma nel presepe tarantino non possono mancare due personaggi della tradizione, Benito il pastore che dorme e che resta insensibile al richiamo dell’annuncio della nascita di Gesù da parte degli angeli e Sant’Anastasia della quale parleremo in seguito.
Nel presepe grottagliese c’è un particolare che lega la nascita alla Morte e Passione di Cristo; infatti nella parte alta della costruzione presepistica viene riprodotto il Calvario, per indicare che la strada che deve percorrere il neonato Bambino è quella che lo porterà alla morte in croce.
 
 


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