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UNA DOMENICA PIOVOSA

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

26
MAG
2016
Ecco! Ci risiamo! Un’altra domenica di pioggia, anzi … di diluvio. Proprio oggi che avevo voglia di rilassarmi e andare al mare per prendere la prima tintarella. Speriamo di dover rinunciare solo alla prima parte del mio programma e attuare almeno il secondo. Infatti, nel pomeriggio avevo deciso di andare a trovare la mia amica Luisa. E’ un po' più grande di me e lavoriamo assieme, ma lei da più tempo e ha esperienza da vendere e i suoi consigli sono sempre utili. Ma non parliamo solo di lavoro. Lei, come me, è tornata single. Capita. E allora andare a trovarla diventa il modo per distrarsi, parlare di noi. I tempi sono cambiati, è vero, ma pur avendo superato i trent’annici sentiamo sempre delle ragazzine e ci lasciamo andare a raccontarci i nostri sogni, le nostre aspettative e qualche volta anche i fiaschi.
***
Io vivo ancora con i miei genitori, per i quali rimango sempre un'eterna bambina. E non sono ancora andata a vivere da sola per colpa della mia precaria stabilità economica. Ma per fortuna da poco ho vinto un concorso pubblico e ora esercito la professione di avvocato presso l’ufficio legale di un ente territoriale. Ma non solo per le mie scarse possibilità finanziarie, continuo a vivere con i miei, infatti c'è anche da aggiungere che dopo la fine della mia storia con Marcello che, senza mezzi termini mi ha precipitata in un'apatia generale, mi ha tolto anche la voglia di qualsiasi cambiamento.
Non ci sentiamo più, nemmeno per farci gli auguri per i nostri compleanni o onomastici, e se ci incontriamo per strada ci salutiamo appena.Una volta abbiamo anche pensato a un riavvicinamento, di rimetterci assieme, ma alla fine nessuno dei due se l'è sentita di rischiare.
***
Bene. Ho deciso. Fuori continua a piovere e allora rimango a casa ecerco di riordinare la mia stanza, e di ciò ne sarà felice mia madre che per un giorno non avrà da ripetermi che lascio tutto in disordine e che la nostra casa non è un albergo. Ma prima di dare inizio ai grandi lavori accendo la radio per ascoltare un po' di musica e trovo l’immancabile pubblicità. Ma subito dopo, fantastico! ecco le note di I’ll be missing you di Puff Daddy! Una delle canzoni della mia adolescenza e mi rammenta la prima volte che l’ho ascoltata.
Ero al mare, sdraiata sul telo a prendere il sole in compagnia della mia migliore amica di allora, Stefania, del suo fidanzatino e di un loro amico, Giuliano, per il quale presto mi sarei presa la prima cotta. Io e questo ragazzo eravamo sdraiati accanto e lui ascoltava musica con l'auricolare.
«La conosci questa?», mi chiese, passandomi un'estremità dell'auricolare. Che situazione romantica… mi dissi. Il cuore mi batteva all’impazzata ed ero quasi pietrificata. Non sapevo proprio cosa fare, cosa dire. Così, l’unica cosa intelligente che mi sembrò di dover fare in quel momento fu quella di tacere e di immergermi assieme a lui all'ascolto di quella stupenda canzone.
A dire la verità era proprio un bel ragazzo,alto, capelli lunghi e ricci, occhi azzurri; carattere allegro, esuberante e, ahimè, corteggiatissimo dalle ragazze. Aveva una moto che francamente qualificare da strada era un'esagerazione, anche se non so se si dica proprio così, date le mie scarse conoscenze in tema di motociclette, ma ricordo che era scomodissima e la prima volta che ci salii sopra mi sembravadi essermi appollaiata su un trespolo scomodissimo, che però mi permetteva, con la scusa della paura di cadere, di avvinghiarmi a lui.
Passammo l'estate praticamente assieme e continuai a frequentarlo fino all’inverno. Uscivamo insieme ad altri amici il sabato sera, anche se io non potevo rientrare a casa dopo le ventidue. I miei genitori sono sempre stati molto attenti alle regole, anche perché sono figlia unica e all'epoca ero davvero una ragazzina. Però questo non mi pesava più di tanto, perché sono stati davvero bravi nel costruire intorno a me un rapporto basato sulla fiducia. Infatti, mi dicevano che avrei potuto fare ciò che volevo, purché avessi rispettato certe regole e non avessi tradito la loro fiducia.
Il giorno in cui compii 15 anni decisi di dare una festa ed invitare a casa mia gli amici più cari, tra i quali chiaramente c’era anche Giuliano, che però non si era ancora accorto della cotta spropositata che mi ero presa per lui, o forse faceva finta di non essersene accorto.
All'ora stabilita venne a casa mia in compagnia di due suoi amici, e io, a dire la verità, percepii subito di non essere al centro della sua attenzione e poi capii anche il perché. Infatti, al momento del taglio della torta lui era assente, non era attorno al tavolo con noi, ma si stava attardando sul balcone con una mia amica e la stava baciando. E ancora oggi, anche se è passato tanto tempo, questa amica la qualifico con cattiveria. E questo perché lei sapeva cosa provavo per quel ragazzo e perché avevo insistito tanto per farlo venire alla festa.
Tragedia greca! Festa per me rovinata. Non vedevo l’ora che se ne andassero via tutti per poter affogare nel pianto la mia delusione e la rabbia incontenibile che provavo per quella mia amica, o meglio, ex amica.
E andò a finire proprio così. Appena rimasi sola andai in camera mia e mi buttai sul letto. Iniziai un pianto dirotto, e non ricordo di aver mai provato un dolore così forte, prima di allora.
Mio padre mi sentì piangere e venne in camera mia per consolarmi. Si sedette sul letto e mentre mi accarezzava i capelli mi fece un discorso che ricordo ancora con tenerezza. Mi disse: ”Sai Valeria, ti comporti così perché ancora non conosci tutte le sfaccettature della vita. Hai la convinzione che la cioccolata al latte sia la migliore, e solo perché ti ostini a voler mangiare solo quella e non vuoi sentire ragione. Ma probabilmente domani troverai qualcuno che ti offrirà della cioccolata fondente e allora scoprirai quale sia veramente la migliore, quella più buona, quella che ti piacerà di più. Quindi, cerca di calmarti. Non ha senso, credimi, disperarsiper un ragazzo che conosci appena e che non ti merita”.
Papà aveva proprio ragione. E per me, ancora adesso ha sempre ragione. E’ l’unica persona, fin da quando ero piccolissima, che ha sempre saputo capirmi e coprirmi di attenzioni. Ma soprattutto sapeva darmi consigli che ho sempre trovato giusti. Sapeva che le imposizioni le odiavo, perché le ritenevo una violenza alla mia libertà di scelta e decisione, ma lui sapeva prendermi e alla fine facevo sempre come diceva lui.
Passato qualche mese dal mio compleanno e arrivata la primavera, all’orizzonte intravedevo sempre più nitida la stagione estiva. E non vedevo l'ora che finisse la scuola, perché ero stanca di dover rimanere tutti i pomeriggi a casa a studiare. Alle ultime interrogazioni, poiché da sempre sono stata una vera e propria secchiona, volevo andarci preparata e fare bella figura.
E a quella percezione di vacanza contribuì anche una gita scolastica. Ero gasatissima. Non avevo mai viaggiato da sola, senza i miei genitori, intendo, e quella era l’occasione per dimostrare loro che ero davvero cresciuta e che sapevocavarmela da sola.
La destinazione fissata dagli insegnanti fu la Sicilia. Chiaro, gli studenti del Ginnasio di un Liceo Classico, dove potevano andare?
Eravamo davvero tanti in quella gita scolastica. Infatti, la stessa meta venne stabilita per tutte le classi, compresa la quinta B.
Siiiii. C’erano un sacco di ragazzi simpatici in quella classe, ma soprattutto c'era Marcello, di cui mi ero già accorta il primo giorno di scuola. Unico neo era un suo compagno di classe: Cicciotti, un ragazzo molto molto rompiscatole, incontentabile e fissato per il calcio. Nulla di peggio per una ragazza che per la testa ha altre cose.
Tempo splendido e la Sicilia era bellissima. Ricordo che rimasi estasiata durante la visita alla Valle dei Templi ad Agrigento. Finalmente potevo avere davanti agli occhi le tracce di ciò che ogni giorno la professoressa di Latino e Greco ci spiegava, cosicché potei constatare che quello che diceva in classe non erano mere leggende,raccontate per torturare gli studenti. Anzi, tutto corrispondeva a verità ed era affascinante.
Dopo la visita alla Valle dei Templi ero distrutta, ma decisi comunque di partecipare alla festa che i ragazzi della quinta B avevano organizzato su una terrazza dell'hotel.
Conoscevo praticamente tutti, ma la mia attenzione era costantemente rivolta a Marcello che, ahimè, non mi degnava di uno sguardo, o quasi. Invece ero assediata da Cicciotti, e non riuscivo a togliermelo di torno.
Comunque mi divertii molto per tutta la sera e ricordo di aver riso davvero tanto. D'un tratto mi trovai accanto Marcello e capii subito che era un ragazzo veramente speciale, dolce e simpatico e da allora cominciai a fantasticare ancora di più.
Ne ero sicura, mi stavo innamorando seriamente di lui. La sua allegria era contagiosa e in sua compagnia ogni momento era magico. E poi quel suo pizzetto nero sotto il labbro inferiore, mi faceva impazzire. Ma ebbi la leggerezza di confidare questa mia debolezza ad una amica comune, ma di un’altra sezione, la quale, anziché tenersi per se la confidenza, decise di correre da Marcello e di spifferargli tutto.
Conseguenza facilmente intuibile: la sera successiva, Marcello volle fare coppia fissa con me e durante un ballomi diede il primo bacio e io, anche se lo desideravo ardentemente, non me lo aspettavo. Ma fui comunque felicissima e venni subito invasa da una sensazione di inaspettata felicità. E ricordo ancora quella sensazione pungente che mi diede quel pizzetto sulle mie labbra. In seguito, però, quella sensazione divenne il suo marchio di fabbrica ed era bellissimo.
Il cuore mi batteva a mille e la prima cosa che mi venne in mente furono le parole di mio padre, a proposito della cioccolata. Aveva proprio ragione. La cioccolata fondente è più buona di quella al latte e non avrei mai potuto immaginare che da quel momento in poi io e quel ragazzo avremmo avuto una relazione lunghissima e, seppur tormentata, dolcissima e felicissima.
Sì. Dico tormentata perché non so per quante volte abbiamo litigato e ci siamo anche lasciati, ma poi tornavamo sempre insieme, più felici di prima. Una volta succedeva perché ero gelosa del suo migliore amico che era più appiccicoso di una fidanzata, un’altra volta perché mentre io ero a letto con la febbre lui voleva andare in discoteca senza di me, o, peggio, perché capitava che si era preso una mezza sbandata per qualche altra ragazza.
Ma … in fin dei conti, ciò che a me importava davvero era stare con lui e per questo, con il passare degli anni, ho attenuato la mia gelosia, ho iniziato ad accettare i suoi amici invadenti, che nel frattempo erano diventati anche i miei migliori amici e a concedergli più libertà, anche se ero consapevole che ciò avrebbe comportato il rischio che frequentasse altre ragazze. Però, in fin dei conti non avrebbe avuto senso comportarsi in maniera diversa, lui era fatto così: prendere o lasciare.
Però, non tutte le favole hanno un lieto fine e questa è stata proprio una di quelle, perché crescendo e con il passare degli anni le nostre strade si sono divise. Lui, in un dato momento si prese davvero una brutta cotta per un’altra ragazza, ucraina questa volta, e io non riuscii a perdonarglielo.
Ennesima burrascosa litigata. Musi lunghi, ancora una riappacificazione, ma alla fine ci lasciammo senza una vera ragione, senza una vera litigata. Successe tutto dalla sera alla mattina: lui disse basta e io lo mandai al diavolo. Allora, per cercare di dimenticarlo, iniziai a trascorre più tempo con le mie amiche, che prima avevo trascurato, e mi tuffai come una forsennata nello studio e subito dopo la laurea cercai di affermarmi nel mondo del lavoro.
***
Per fortuna, le soddisfazioni lavorative non mi sono mancate e mi hanno aiutato molto, ma la rottura tra me Marcello è stata davvero devastante, una brutta bastonata. Avevo perso sia la persona di cui ero profondamente innamorata e che avevo avuto accanto per dodici anni, ma anche i miei amici, perché volendo evitare di incontrare lui, non avevo più la possibilità di frequentare loro. E mi tormentava anche un profondo senso di colpa, perché ritenevo che lo studio, la laurea e la ricerca spasmodica di un lavoro, mi avessero allontanato definitivamente da lui. Se fossi stata meno secchiona, o se avessi ceduto a quello che mi suggeriva il cuore, forse non sarebbe finita così e, chissà, forse saremmo ancora insieme. Ma le cose sono andate diversamente e ormai…
Soltanto dopo qualche anno, quando il dolore si stava attenuando, ho capito che le cose dovevano semplicemente andare in quel modo. In fondo eravamo stati fortunati ad incontrarci e aver vissuto dei momenti così speciali che non dimenticherò mai e che non a tutti capita di poter vivere.
Chissà, forse con lui oggi la mia vita sarebbe diversa. Forse saremmo andati a vivere assieme, magari ci saremmo anche sposati. E forse ora non avrei bisogno di concentrarmi nello studio e nel lavoro, per non pensarci, per non pensarlo.
Ma forse non avrei nemmeno mai saputo che nella faretra di un arciere non c’è una sola freccia, ma tante, e chesi può sempre ritentare di colpire il bersaglio con un altro dardo. Ma ormai il bersaglio che mi interessava è stato colpito da una freccia non mia e lui è diventato preda di altra amazzone.
***
Finito il brano di I’ll be missing you, mi è passata la voglia di stare qui a rassettare la stanza e di farmi venire mal di testa con i ricordi. Mi scuoto e al bando le reminiscenze racchiuse nell’arco di questa canzone.
Ha quasi smesso di piovere e dalla finestra vedo che all’orizzonte si staformando un gigantesco arcobaleno. Faccio uno sforzo e cerco di farmi prendere dal buonumore. Lo voglio, devo farmi prendere dal buonumore e allora lascerò che mia madre continui a rammentarmi che non vivo in un albergo e vado a farmi una doccia e poi via dalla mia amica.
Pranzeremo assieme, da sole a casa sua, e chissà quante cose avremo da raccontarci.
 


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