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Imperativo/Cambiare rotta

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

22
FEB
2013

 

L’urlo civile dei precari in un tempo senza attese e senza promesse. “Anatomie degli invisibili” di Tiziana Grassi, originaria di Taranto e residente a Roma,  è un libro che infiamma, che si ribella alla mattanza di esistenze il cui silenzio è la spia di una società che implode
 
C’è una parola che ritorna molto spesso in “Anatomie degli invisibili- Precari nel lavoro, precari nella vita” (Edizioni NemaPress) di Tiziana Grassi. Questa parola è: silenzio. E c’è un dettaglio che le fa da sfondo: gli occhi, gli sguardi di donne e uomini, giovani e meno giovani, che “ripiegati e stanchi”, non brillano più. L’opacità dello sguardo, l’invisibilità di quegli acrobati senza rete di protezione, sul filo di una vita che non ha certezze e speranze, sono il correlativo oggettivo del dramma contemporaneo: la precarietà nel lavoro e nella vita. “Mattanza” la definisce senza indulgenza alcuna l’autrice nelle sue note introduttive. 
E’ un genocidio esistenziale quello che Tiziana Grassi descrive nella sua raccolta di prose poetiche di straordinaria carica civile. Una raccolta alla quale è bene accostarsi corazzati, fortemente motivati a capire, a vedere, senza filtri e retoriche ipocrisie, il declino di una società dolorosamente segnata dal senso di vuoto, dalla paura, dalla solitudine. Quel silenzio non è tacito assenso all’ingiusto meccanismo delle asimmetrie sociali che separano gli “sfigati” dalla schiera dei potenti in auto blu, ma è il silenzio tragico di chi riconosce la vita e le da del tu. Se fosse un farmaco questo libro lo faremmo assumere sotto stretto controllo medico, rispettando le indicazioni d’uso,  ma non è un farmaco, o meglio, non rientra in un programma terapeutico. Potremmo parlare di vaccino, in quanto contiene gli agenti patogeni della malattia da cui ci si vuole immunizzare,  cercando di rendere resistente l’animo umano  all’aggressione delle moderne infezioni che lo assediano. L’autrice, infatti, ha vissuto e vive sulla propria pelle il dramma del precariato. “Occorre un nuovo genoma – afferma Tiziana Grassi, originaria di Taranto, che ha presentato il volume nei giorni scorsi alla Biblioteca Nazionale di Roma – un genoma sociale improntato ad un nuovo ethos, ad una humanitas, che metta al centro l'Uomo e le dinamiche di attenzione/inclusione sociale finora inesistenti nelle agende politiche. Non si può continuare ad assistere ad una  divaricazione così progressivamente lacerante tra chi ha e chi non ha, tra chi partecipa al banchetto della vita e che ne è escluso... Questa mancanza totale di equità sta creando asimmetrie troppo marcate, dolorose, uno sfilacciamento del tessuto connettivo sociale, un senso di impotenza e vulnerabilità diffuse, di depressione collettiva di fronte all'assenza di orizzonti di crescita individuale e collettiva. Una mattanza che colpisce indistintamente uomini e donne, a livello intergenerazionale, un intero Paese ha smesso da tempo di sognare, di aspirare, di desiderare, di progettare, ed è un paesaggio molto grave”.
Questo libro-denuncia, corredato dalla lucida prefazione del sociologo del lavoro Domenico De Masi e dalla postfazione di Dante Maffia, una delle più alte voci poetiche che l’Italia possa vantare, in una efficace commistione di registri comunicativi che intrecciano i nudi elementi denotativi del  lessico della cronaca a quelli connotativi del linguaggio poetico,  apre un varco, traccia un solco profondo, seminando parole e immagini. “Anatomie degli invisibili”, infatti, alterna ai testi gli intensi scatti fotografici di Luciano Manna, fotoreporter del disagio, della sofferenza e della strada, la cui sensibilità sociale si è nutrita dell’insegnamento d’un grande maestro come Anthony Boccaccio, con il quale egli si è formato durante l’esperienza romana del grande fotografo americano. Insomma una raccolta a più voci e sguardi, parole e immagini che, ascoltate e viste una volta,  non si possono dimenticare.
 


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