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Con il senno di poi /Facciamo germogliare i semi del "mai più"

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

1
FEB
2018

Oscene scritte antisemite hanno preso di mira Elisa Springer, proprio a Manduria, la città dove è vissuta per gran parte della sua vita di sopravvissuta all'orrore dei campi di sterminio nazisti

Il memoriale di Elisa Springer (Vienna 1918 - Matera 2004), "Il silenzio dei vivi", è stato pubblicato da Marsilio nel 1997, ed è giunto alla 31°esima edizione. Si tratta di un libro capace di togliere il sonno, così come il documentario di Walter Veltroni "Tutto davanti a questi occhi", dedicato alla storia di Sami Modiano, anche lui superstite dell'Olocausto. In particolare, nel leggere la storia della Springer diventa evidente quanto poco sappiamo dell'orrore che è avvenuto nei lager nazisti, presumiamo di sapere perché la scuola dell'obbligo ci ha insegnato a grandi linee cosa accadeva in quei luoghi di morte e di disumanizzazione di vittime e carnefici. Purtroppo, ciò che conosciamo attraverso i libri di storia non è che una parte della realtà. Ed ecco perché le testimonianze dei superstiti sono così preziose. Ad esempio, una verità incontrovertibile che emerge dai libri e dai documentari sui reduci dell'Olocausto è che in quei campi di sterminio non era possibile restare vivi. Non era previsto, non poteva né doveva accadere. Gli ebrei che finivano nei campi di sterminio non potevano sopravvivere, tutto era stato calcolato affinché la morte sopraggiungesse, lenta e torturante per chi affrontava il viaggio nei carri bestiame o era destinato ai lavori forzati all'arrivo nei campi, o relativamente rapida (dieci minuti circa) per chi era gasato in quanto non ritenuto idoneo al lavoro. La verità più sconvolgente, e spesso obliata, è che sono sopravvissuti ai lager nazisti solo gli ebrei rastrellati poco prima della Liberazione, quelli che vi sono rimasti per minor tempo, grazie all'arrivo dei russi e degli americani. È solo fra gli ultimi internati in ordine di tempo che possono contarsi i sopravvissuti. Perché era impossibile fisicamente resistere vivi in quei luoghi infernali. Chi entrava nei campi ne usciva morto. Tragicamente la storia ha accertato che non essendosi rivelata praticabile l'eliminazione rapida degli ebrei tramite esecuzioni massive, per quegli esseri umani era stata programmata una lenta agonia, una lunga consumazione per denutrizione, fatica, malattie comuni e gelo (anche 20 gradi sotto zero in inverno, nei campi dell'Europa centrale, vestiti solo con un pigiama a righe). Nell'arco di alcuni mesi, fra torture sadiche dei corpi e delle menti, infine sopraggiungeva inevitabile la morte naturale, laddove non inflitta dai sorveglianti sulla base di ignobili pretesti.
Dopo la comparsa delle ignobili scritte antisemite a Manduria, è impossibile non pensare con dolore a Elisa Springer, che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, come altri superstiti come lei, a incontrare quanti più ragazzi possibile, sperando di lasciar sedimentare in essi i semi del "mai più".
Gli autori di quelle immonde parole contro di lei e Anna Frank hanno una famiglia, hanno dei genitori, hanno degli amici. Magari si saranno sentiti orgogliosi di sé, dopo... Imperdonabili sono, invece. Per la loro incapacità di provare la minima  empatia e il rispetto dovuto a chi ha sofferto più di quanto noi tutti si possa immaginare.



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