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Ricorrenze/ONORI AI CADUTI DI MATAPAN

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

8
MAR
2018

Durante lo scontro navale di Matapan avvenuta il 28 marzo 1941 perirono 2.303 marinai fra cui molti tarantini. Questi valorosi saranno ricordati il 18 marzo a Massa Carrara in una cerimonia voluta dall'ANMI

Il combattimento di Gaudo e Matapan (avvenuto il mattino del 28 marzo1941) e l’agguato inglese a una intera divisione navale della Regia Marina che avvenne nella tarda sera dello stesso giorno. Furono affondati tre incrociatori pesanti, Fiume, Zara e Pola e due Cacciatorpediniere, Alfieri e Carducci, arrossando le acque di quel mare con 2.303 marinai italiani morti.
Moltissime sono state le pagine di storia, libri, trattati atti a ricercare le colpe e le verità a volte occultate e tanti furono i fattori determinati di questa sconfitta navale. Già dalla partenza svolta in segreto da Supermarina, nella serata del 26 marzo alle ore 21.30 dal porto di Napoli, tale operazione era già nota ai servizi segreti britannici e chiaramente la notevole formazione navale della Regia Marina non passò inosservata. Il Comando Inglese per precauzioni e al solo fine di preservare i grossi convogli mercantili carichi di materiale bellico e truppe, consapevoli delle segnalazioni ricevute, sospese il traffico mercantile verso la Grecia, allertando le forze navali inglesi. La tragedia italiana ebbe inizio subito dopo il siluramento della corazzata Vittorio Veneto subendo danni al timone, rallentando la velocità a soli 15 nodi. L’ammiraglio in Capo della Squadra Navale Angelo Iachino per proteggere la potente nave da battaglia dispose il resto delle unità in cinque file parallele ponendo al centro l’ammiraglia, creando un grosso quadrilatero con un elevato muro di fuoco per contrastare gli attacchi aerei britannici. Dopo diversi attacchi in serata mancava all’appello una unità di squadra, l’incrociatore Pola, il quale inviò all’Ammiraglio due messaggi nella quale riferiva di essere stato colpito a centro nave da un siluro lanciato da uno Swordfish, causando l’allagamento dell’intero compartimento delle sale macchina pertanto immobile al buio, e non poter usare le armi di bordo. Il Comandante della nave chiedeva assistenza e rimorchio e l’Ammiraglio Iachino dopo essersi consultato con il suo staff decise di inviare in soccorso l’intera prima divisione al comando dell’ammiraglio Cattaneo, immaginando che le sole forze inglesi erano le stesse ingaggiate nel corso della mattinata, inferiori di forze e numero ed  appartenenti all’ammiraglio Pridham Wippell di stanza al Pireo. Nessuno degli italiani, compreso il Supermarina, sospettava che su quel punto nave era in avvicinamento l’intera squadra navale inglese di base ad Alessandria e comandata dall’Ammiraglio Andrew Cunningham. La sagoma di una grossa nave ferma fu rilevata dall’unico radar installato sulla corazzata Valiant e l’ammiraglio Cunningham - certo che la nave in questione fosse la Vittorio Veneto -ordinò una rapida accostata a destra disponendo le sue corazzate con il tiro di fuoco parallelo all’unità italiana. Il fato volle che in quell’istante sopragiunsero gli Incrociatori pesanti Fiume e Zara in prossimità del Pola. All’improvviso i caccia inglesi con i loro potenti proiettori illuminarono le sagome degli incrociatori italiani, ignari della sorpresa. Le unità furono crivellate dalle potenti bordate dei grossi calibri delle corazzate Valiant, Warspite e Barham e trasformate in pochi minuti in torce incandescenti, affondando senza poter sparare in propria difesa un solo colpo. Gli equipaggi furono completamente uccisi, pochi furono i superstiti  e gli stessi naufraghi nel corso della notte furono maciullati dalle eliche dei caccia di scorta inglesi intenti a dare il colpo di grazia all’incrociatore Pola, rimasto miracolosamente a galla. Alle 03.45 il Caccia Jerwis silurò il Pola affondandolo, trascinando sul fondo parte dell’equipaggio rimasto ancora a bordo.
I soccorsi giunsero il 31 marzo nel pomeriggio inoltrato e la Regia Nave Ospedale Gradisca recuperò 147 marinai e 13 ufficiali. In questa brutta e terribile storia resta a oggi una profonda ferita e una grande umiliazione per essere partiti da vincitori in forze ma in realtà essere tornati a casa sconfitti e con un grosso fardello di vite umane. Storicamente il discorso delle responsabilità e sulle tecniche d’ingaggio /combattimento notturno resta ancora aperto, ma dopo 77 anni dall’accaduto oggi nel descrivere sinteticamente questa battaglia-agguato si vuole ricordare ed onorare la memoria dei valorosi equipaggi italiani che giacciono sul fondo del mar Egeo, insieme ai loro valorosi comandanti. Molti marinai tarantini e pugliesi erano imbarcati sulle unità di divisione e fra pochi giorni nella Città di Massa Carrara si terrà una solenne cerimonia per onorare la memoria dei caduti  di Matapan alla presenza delle rispettive famiglie.

 



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