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PANNOFINO & ROSSI/ Indovina chi viene a cena

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

4
DIC
2015

Coppia affiatatissima sia sul palco che fuori, i due attori con le voci più belle d’Italia, raccontano le dinamiche familiari e l’intesa sul lavoro, in occasione della commedia teatrale “I suoceri albanesi”

 

Due tra le voci più belle del doppiaggio italiano. Il loro timbro, caldo e sensuale, riesce a dare ancora maggior spessore ad attori del calibro di Michelle Pfeiffer, Cate Blanchett, Denzel Washington e George Clooney.

E in quanto a fascino, non hanno nulla da invidiare ai succitati.

Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi sono a Taranto per la commedia “I suoceri albanesi”, una sorta di rivisitazione in chiave moderna di “Indovina chi viene a cena”, dove le convinzioni che abbiamo sulla nostra tolleranza e sul nostro modo di agire vengono improvvisamente messe in discussione nel momento in cui ci si trova nella situazione ed è bene dar prova di quanto si è costantemente predicato. E invece…

Consigliere comunale lui, chef affermatissimo lei, non fanno che insegnare alla loro figlia sedicenne Camilla, i valori di fratellanza e di progressismo che in passato li hanno visti coinvolti in lotte politiche e valori generazionali. Tutto ruota attorno al politically correct: non una parola fuori posto, valori costantemente esibiti e telegiornale perennemente in onda. 

Ma quando Camilla si innamora di un giovane albanese, arrivato in Italia a bordo di un barcone, il mondo di Lucio e Ginevra si sgretola e razzolare nel modo in cui hanno sempre predicato sarà più dura di quanto immaginavano.

Simpatia prorompente ed eleganza senza tempo, i due strepitosi attoriraccontano con sincero trasporto la loro esperienza teatrale senza sottrarsi alle domande della stampa.

 

Gianni Clemente è un grande autore, uno dei più affermati in Italia. È il terzo spettacolo che faccio con lui, ormai siamo collaudati. È bravo perché racconta con semplicità delle situazioni in cui tutti si possono immedesimare, ma lo fa costruendo una macchina teatrale perfetta. Ci sono temi importanti, come l’integrazione, la cultura etc. Ne “I suoceri albanesi” nostra figlia e il giovane albanese si innamorano e dal predicare l’accoglienza noi genitori ne restiamo spiazzati.

 

Dal momento che siete una coppia anche nella vita, vi siete mai trovati in una situazione del genere? Oppure, come reagireste se vi trovaste a combattere contro le scelte di un figlio?

Francesco: «Nella vita abbiamo un figlio maschio di quasi diciotto anni e la lotta la facciamo tutti i giorni. Non è mai facile e soprattutto in questo periodo, con tutto ciò che stiamo vivendo, non ci fa star tranquilli il fatto che lui stia solo a Roma. In ogni caso, come in tutte le famiglie, lo scontro generazionale non manca e anzi è ancora più accentuato dal continuo progresso tecnologico a cui a volte, almeno per me, è difficile star dietro. Va tutto così velocemente che il gap fra le due generazioni è molto visibile. Per la situazione in questione, probabilmente reagiremmo esattamente come fanno i due protagonisti».

 

Il tema è attualissimo, tra l’altro.

F: «Racconta la situazione attuale e incide sulle coscienze e sulla capacità di riflettere. Dietro l’umorismo si nascondono tematiche estremamente importanti». 

 

Alla luce degli ultimi eventi, quanto la tournée sta facendo cultura per affrontare la situazione?

F: «Noi facciamo il possibile. La commedia fa vedere come due culture diverse, con tradizioni e lingue diverse, si integrano tra loro. Ma nonostante queste differenze ci può essere l’incontro. Basta non avere paura l’uno dell'altro, la cosa peggiore è il pregiudizio del diverso».

Emanuela: «Il messaggio che viene dato è che questo pregiudizio viene superato grazie all’amore, che vince sempre. Volerci bene, ci fa integrare». 

F: «I nostri personaggi predicano benissimo, ma quando si ritrovano in casa la situazione ne vengono un attimo destabilizzati. Si fa presto a parlare di volersi bene, ma quando ci si trova a vivere qualcosa del genere non è mai facile e si deve fare il possibile affinché l’amore butti giù tutti i muri».

 

Ruspante e sanguigno politico lui e chef sofisticata lei. Nella vita quanto vi rivedete nei personaggi che state interpretando e quanto è difficile – o facile – lavorare con il coniuge?

E: «Nello chic cerco di ritrovarmi, nello chef un po’ meno perché non sono una grande cuoca e quindi, in quel caso, devo mettere davvero in azione tutte le mie doti artistiche e attoriali. Ho avuto una certa difficolta a imparare queste ricette a memoria, che tra l’altro sono ricette vere, di cucina molecolare. In pratica quel tipo di cucina in cui non si mangia nulla! Per quanto riguarda il fatto di lavorare con Francesco noi partiamo avvantaggiati perché, anche se si interpretano di volta in volta personaggi sempre differenti, si cerca sempre di pescare nel nostro vissuto. E questo dona genuinità all’interpretazione, contribuendo a renderci convincenti al pubblico. Tra noi, inoltre, c’è un grande feeling; spesso basta un’occhiata per capirci. Siamo una coppia molto affiatata».

F: «Diciamo che il teatro lo facciamo ogni giorno noi a casa. Poi questo è il terzo spettacolo che facciamo insieme, abbiamo fatto anche doppiaggio molto spesso. C’è una certa complicità, ci siamo sintonizzati». 

 

La critica è fortemente entusiasta di questo spettacolo.

F: «Lo spettacolo è stato accolto con molto piacere, questa di Taranto è la quinta o sesta replica. E questo è significativo, perché vedere la gente che esce e va a teatro senza farsi bloccare dalla paura che sta dilagando dopo gli ultimi attentati è qualcosa di grande. E noi siamo ben contenti di fornire una serata di svago e di divertimento, di cui c’è davvero molto bisogno. Affrontiamo temi importanti, ma con  un tocco di leggerezza».

 

Televisione, teatro, cinema, doppiaggio. In quali ambiti vi sentite più a vostro agio?

F: «Il lavoro è bello tutto; certo, esprimersi anche con il corpo e con la faccia è una gran cosa. Sono tutti ambiti molto diversi, anche con tempi e dinamiche differenti. Il teatro è stato il mio primo amore ed è meraviglioso perché ti dà subito riscontro. Lo vedi dagli sguardi della gente, riesci subito a capire se si sta andando bene oppure no».

E: «Se iniziano a tossire è la fine!».

 

Nelle dinamiche, quanto il vostro lavoro da doppiatori incide su quello attoriale e viceversa?

F: «Sono due ambiti completamente diversi: si può essere ottimi attori e pessimi doppiatori, o il contrario, o bravi in entrambi. Il doppiaggio ti dà dei paletti, ha una componente tecnica che va tenuta in conto. Molti doppiatori non ci pensano a fare gli attori, non vogliono apparire. Altri attori invece sono negati nel doppiaggio. Noi siam bravi a far tutto!».

E: «Modestamente parlando (ridono, ndr)».

F: «Almeno non si rischia di restare disoccupati, no?».

 

Dei vari attori doppiati, a quali vi sentite più legati?

F: «Mi piacciono tutti, ma con Clooney e Washington ho superato i venti film quindi sono maggiormente legato a loro. Poi George Clooney mi ha persino telefonato una volta per ringraziarmi!».

E: «Angelina Jolie, Madonna, ultimamente anche Cate Blanchett. Io poi sono molto legata a Pippi Calzelunghe, un personaggio senza tempo che hanno amato tutti, indistintamente. L’attrice che ho doppiato più spesso, comunque, resta Michelle Pfeiffer». 

 

Avete già idea di cosa fare dopo?

F: «No, questa tournée continua per altri tre mesi e io sono convinto che quando qualcosa va bene si debba portare avanti, perché no, anche fino al prossimo anno».

E: «Questo posso già svelarlo: l’autore ha detto che, visto il successo riscontrato, si può pensare a un sequel. Magari i suoceri italiani in Albania, chissà?».

 


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